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John Carpenter

di Maresa Galli

Numero 200 - Giugno 2019

Di recente insignito del Golden Coach Award (Carrosse d’Or) al Festival di Cannes, John Howard Carpenter si riconferma maestro indiscusso dei film di terrore


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Di recente insignito del Golden Coach Award (Carrosse d’Or) al Festival di Cannes, John Howard Carpenter si riconferma maestro indiscusso dei film di terrore. Nato a Carthage, nello stato di New York, classe ’48, è uomo dai mille talenti: regista, sceneggiatore, montatore, attore, produttore cinematografico, compositore, musicista. Considerate ormai cult, le sue storie sono capisaldi della storia del cinema horror e della fantascienza metropolitana: “Halloween”, considerato “padre del genere slasher”, “Fog”, “Christine – La macchina infernale”, “Il seme della follia”, “Distretto 13 – le brigate della morte”, “Grosso guaio a Chinatown”, “Essi vivono” e “1997: Fuga da New York”, premiato per sezione del Festival di Cannes “Quinzaine des Réalisateurs”. La Société française des réalisateurs de film ha definito il regista “un genio creativo, fabbricatore di emozioni spettacolari e fantastiche. In ogni film, sia il lavoro sullo spazio, che ciò che accade fuori dallo schermo, sia il visibile che l’invisibile, è costantemente rinnovato e rigenerato con lo scopo di ridefinire la paura – una paura che è sempre incline a scatenare emozioni in personaggi e attori che adesso sono diventati iconici”, spiegano i critici, attori del calibro di Kurt Russell (che dirige anche in “Elvis, il re del rock”), -taglio-Jamie Lee Curtis, Adrienne Barbeau, moglie del regista. Nel ’70 il corto “The Resurrection of Broncho Billy”, del quale cura la sceneggiatura, il montaggio e le musiche, è insignito dell’Oscar nel ’71 come “Miglior cortometraggio”. Da questo momento Carpenter diviene una star del cinema indipendente. I suoi film, girati spesso in pochi giorni, inventano antieroi quali Napoleon Wilson, cinico protagonista di “Distretto 13 – le brigate della morte”, e Jena Plissken del mitico “Fuga da New York”, ambientato in una New York violenta e fuori controllo. Ha triturato la letteratura di Lovecraft e Allan Poe, Stephen King e i generi western e i B-movie anni ’50, la serie tv “Ai confini della realtà”, i vecchi film di Howard Hawks, il suo regista preferito, Alfred Hitchcock, Jack Arnold e Fred McLeod Wilcox, i colleghi Argento, Romero e Hooper. Come non ricordare il film cult “La cosa” (The Thing), dell’‘82, liberamente tratto dal racconto horror-fantascientifico “La cosa da un altro mondo” (“Who Goes There?”, 1938) di John W.Campbell, che ispirò anche il film “La cosa da un altro mondo”, prodotto da Howard Hawks nel ’51? Primo episodio della “Trilogia dell’Apocalisse”, “La cosa”, che si avvale della colonna sonora di Ennio Morricone e degli effetti speciali di Rob Bottin, diventata videogame, fumetto, narrazione infinita, caposcuola, è il film preferito di Carpenter. All’epoca distrutto al botteghino per la visione troppo dura degli alieni:“sono l’anti-Spielberg – afferma Carpenter - E.T. e La Cosa sono usciti lo stesso anno. Lui voleva che il mondo si -taglio2-commuovesse e io che si spaventasse” ... I suoi film rappresentano anche una spietata critica della società capitalistica americana spesso velata di feroce ironia (“Essi vivono”, “1997: Fuga da New York”, “Fuga da Los Angeles”). Anche compositore di talento, con la passione per la musica ereditata dal padre musicista, fan di Dimitri Tiomkin e dei Tangerine Dream, il regista ha spesso scritto le colonne sonore dei suoi film, di ispirazione per la scena musicale elettronica francese. Artista dai mille progetti, Carpenter, pur non lavorando a nuovi film di recente, nel frattempo ha pubblicato tre album seguiti da tour mondiali, e ha scritto la colonna sonora del film “Halloweeen”, di cui è anche produttore esecutivo. Tra i progetti, un piccolo film horror o di avventura e non esclude di poter dirigere una serie tv. Dal 2013 si dedica anche alla creazione di serie a fumetti. Alcuni suoi lavori sono stati stroncati dalla critica ma i vecchi film rimangono dei classici. Molti registi di fantahorror lo apprezzano: Quentin Tarantino, Guillermo Del Toro, Paul Thomas Anderson e Robert Rodriguez. “Amavo i film di mostri e amavo costruire mostri. Oggi non si fanno più film di mostri, solo film di supereroi. Un peccato”, svela il regista soddisfatto della propria vita e di aver agito sempre di testa propria, anche a costo di rompere con le major. Il suo cinema quasi artigianale, straordinariamente ricco di idee e di immagini, oggi è in difficoltà a causa del digitale ma parla ai cinefili cresciuti con storie distopiche, raffinate pellicole, magie del surreale.





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