logo-coverstory

Jessica Chastain

Essere donne, ieri e oggi

di Sacha Lunatici

Numero 230 - Maggio 2022

albatros-jessica-chastain

Una delle attrici più osannate di Hollywood, fresca del Premio Oscar ricevuto come “Migliore attrice protagonista”, ci racconta di come è entrata in un personaggio difficile, ma incredibilmente forte


Attrice dall’indiscusso talento recitativo, Jessica Chastain da anni porta sul grande schermo le tante diverse sfumature del mondo femminile. Ed è proprio grazie alla sua interpretazione potente e intensa ne “Gli occhi di Tammy Faye” disponibile su Disney+ - film presentato all’ultima Festa del cinema di Roma --taglio- che l’attrice hollywoodiana ha vinto un Oscar 2022 come “Migliore attrice protagonista”, riconoscimento che arriva dopo le due nomination nel 2012 e nel 2013, rispettivamente per “The Help” e “Zero Dark Thirty”. Il film - che vede Jessica anche nelle vesti di produttrice - racconta l’ascesa e la caduta tra gli anni ‘70/‘80 della telepredicatrice evangelista Tammy Faye e di suo marito, Jim Bakker. Una carriera brillante quella di Jessica Chastain, grande ammiratrice del nostro Belpaese tanto da aver sposato anche un italiano, l’imprenditore Gian Luca Passi de Preposulo, con cui ha due figli nati da maternità surrogata. Jessica, che emozioni hai provato nel ricevere l’Oscar? “In quel momento ho pensato a Tammy e mi sono lasciata ispirare dal suo amore. La considero una guida e mi ricorda che dobbiamo essere accettati per chi siamo, per chi amiamo e che dobbiamo vivere la vita senza la paura della violenza. Vorrei che chi si sente solo e senza speranza sappia che è amato incondizionatamente per la sua unicità”. Come nasce il tuo coinvolgimento nel film “Gli occhi di Tammy Faye”? “Io sono cresciuta con Tammy e Jim, li ho sempre visti in tv e sulle copertine delle riviste. Nel 2019, mentre preparavo un film, mi sono documentata molto su di loro e ho deciso di farne un film. Mi aveva colpita in particolar modo la storia di questa donna, diversa da quella raccontata attraverso i media. Mi piace essere provocatrice nelle scelte ma con questo progetto volevo rovesciare tutto. Desideravo portare sul grande schermo una storia vera basata sull’amore e produrla mi ha consentito di farlo”. Cosa ti ha colpito di Tammy? “In realtà nei suoi confronti ho provato sentimenti contrastanti, anche se non l’ho mai giudicata. Ho apprezzato la sua capacità di connettersi emotivamente al prossimo attraverso la sola parola di Dio ma questa sua apertura all’altro mi ha lasciata dal punto di vista emotivo costantemente esposta, con il rischio a volte di non riuscire a comprenderla a fondo. Penso che Tammy credesse in qualcosa di più grande di lei per cui provava amore puro e incondizionato. Era ossessionata dalla fede e desiderava che credessero tutti. Voleva che tutti provassero amore perché lei conosceva la solitudine, sapeva cosa significava non essere amati.” Tammy Faye combatteva contro la misoginia in una società maschilista che condannava il femminismo e i gay… “Lei diceva sempre che “siamo fatti tutti della stessa polvere. Dio non ha creato rifiuti”. Voleva che tutte le persone fossero trattate in egual modo, si batteva per la giustizia e la parità nella società.” Come ti sei preparata per calarti nella parte? “È stato difficile interpretarla perché è un personaggio che non ha limiti. Ho conosciuto i figli di Tammy e Jim: ammetto che ero molto nervosa ma era un’opportunità troppo grande per me. Sono dei ragazzi innocenti venuti su in un ambiente in cui qualsiasi cosa facessero era sotto gli occhi di tutti. Il loro cognome è tatuato sulla loro pelle come una cicatrice indelebile.” Jim Bakker, invece, lo hai mai incontrato? “No, non l’ho mai incontrato ma ho letto il libro che ha scritto mentre era recluso in carcere. Ho reputato giusto fermarmi lì perché la cosa più importante per me non era raccontarlo dal suo punto di vista ma proprio attraverso gli occhi di Tammy. E, di conseguenza, far conoscere anche lei per quello che è stata realmente.” Lo scorso settembre, a Venezia 78, hai presentato la miniserie “Scene da un matrimonio”. In cosa si differenzia il personaggio della protagonista Mira da quello di Tammy? “L’approccio a questi due personaggi è stato completamente differente. In “Scene da un matrimonio” sono partita dall’interno verso l’esterno: dalla prima volta che ho letto la sceneggiatura ho intrinsecamente percepito che bisognava concentrarsi sul modo in cui mostrare come Mira, dopo il suo viaggio interiore, si mostrava all’esterno. Con Tammy, invece, sono partita dalla parte esteriore: ho lavorato molto sulla voce, sulla sua risata e i gesti che mi facevano capire come si sentiva in determinati momenti, per arrivare poi al suo interno e trovare un punto di connessione.” In “Scene da un matrimonio” ti ha affiancato un caro amico, Oscar Isaacs, con cui avevi girato anche “1981: Indagine a New York”… “Con Oscar c’è una sintonia totale. Lavorare in modo così intimo con qualcuno con cui riesci a leggerti nel pensiero da una parte ti aiuta; dall’altra, come nel caso di questa storia che racconta un rapporto molto profondo tra i personaggi, rende estremamente difficile quando, seguendo il copione, bisogna entrare in contrasto. Penso che per un po’ non lavoreremo insieme (ride, ndr).” Quale sarà il tuo prossimo progetto? “Uscirà una miniserie composta da sei episodi di Michael Shannon sulla famosa cantante country Tammy Wynette. Sono entusiasta di esplorare il mondo della musica. Cantare non mi mette a mio agio ma la sfida è proprio questa: scegliere le situazioni in cui non lo sono.”

ads-publicità


Booking.com

Booking.com