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Jazzismi

di Antonino Ianniello

Numero 226 - Dicembre-Gennaio 2021-2022

Michele Di Toro, un grande artista, versatile pianista musicalmente ‘traversale’, dalla provincia di Chieti alla conquista del mondo


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Ama spaziare dalla musica classica al jazz senza alcun tipo di problema. Michele Di Toro, classe settantaquattro, ha un background di grande rilievo, il tutto partito dal piccolo centro di Sant’Eusanio del Sangro, un paesino con poco più di duemilaseicento anime. Sin dai primi anni lancia chiari segnali che indicano il suo futuro da eccelso musicista. -taglio-Appare molto indirizzato alla musica e tutto questo grazie alla grande innata predisposizione verso il pianoforte. La sua indole lo porta verso la musica classica, genere impegnativo di per sé… ma che riuscirà addirittura a stravolgere e personalizzare in chiave jazz. Molto ricercato e conteso negli ambienti che gravitano intorno alla musica. Di Toro, quindi, comincia con lo studiare musica come si deve fino a diplomarsi, con il massimo dei voti, lode e menzione speciale… presso il Conservatorio ‘Luisa D’Annunzio’ di Pescara. Frequenta, poi, studi di perfezionamento a Parigi, all’ ‘Ecole Normale de Musique’ ‘A. Cortot’ (uno dei Conservatori più importanti della capitale francese), ottenendo il diploma di ‘esecuzione’ rilasciatogli all’unanimità dei docenti. Di lui qualcuno ha detto che ‘… non ha programma e non ha genere’. In realtà Di Toro dimostra esattamente il contrario. Bisogna entrare nell’ordine di idee che ascoltare un concerto del musicista è sicuramente una bella storia: un coinvolgente viaggio senza ‘rotta’ precisa. Tutto questo perché Michele Di Toro riesce a spaziare agevolmente dalla musica classica al jazz, dal blues al ragtime (genere musicale nato come musica da ballo nei quartieri a luci rosse di alcune città statunitensi), dalla musica etnica a quella pop, con una forte componente improvvisativa … grazie anche alle sue abilità tecniche e ritmiche straordinarie. Viaggia, dunque, nei vari generi musicali … intrecciandoli, mixandoli e creando funambolici percorsi sulla tastiera. L’artista viene molto apprezzato sia dalla critica che dal pubblico ed oramai viene considerato tra i più grandi pianisti italiani. In verità … Michele raramente inizia un concerto con una scaletta definita; l’energia del pubblico, la location, il pianoforte gli indicano la strada da percorrere. Ed è sempre una strada piena di sorprese, imprevedibile e straordinaria! La sua performance è essenzialmente una semplice addizione: istinto (cuore) più preparazione (mente) ed a ciò vanno sommate la capacità stupefacente di far innamorare il pubblico e un ritmo che convince e piace. Il sound è un suo pregio naturale, certamente tra le doti migliori. Sa essere penetrante, intenso, morbido, con grandi aperture … è un suono che cerca di ammaliare, di incantare, come un qualcosa che si avvicina lentamente alla completa seduzione. Altro da dire? Certo! Tra le sue doti - tra le altre - vi è un preciso e calibrato equilibrio fra le due mani … una forma di bilanciamento così preciso da far ricordare i migliori pianisti dell’attuale jazz. Il musicista viene presto influenzato sia dai linguaggi musicali afroamericani, che lo portano a frequentare i ‘Civici Corsi di Jazz’ di Milano (diretti da Enrico Intra e Franco Cerri) e sia dai grandi pianisti dello ‘stride’ (stile di pianismo jazz sviluppatosi nelle grandi città dell’East Coast degli Stati Uniti). Quello che ispira, in maniera evidente, Michele Di Toro è soprattutto la musica progressiva e fusion di Keith Jarrett nonchè e la grandiosa improvvisazione del magico musicista di Allentown, capoluogo della Contea di Lehigh (Pennsylvania).-taglio2- La tecnica di Michele Di Toro, superba, le conoscenze acquisite, insieme ad una notevolissima dote d’improvvisazione, gli consentono di interpretare autori classici con un linguaggio contemporaneo e prevalentemente jazzistico. Qual è stato il tuo esordio artistico? « In verità il mio primo concerto pubblico avvenne nel 1989 al Teatro Comunale di Atessa (Chieti). Avevo 15 anni. Ricordo il programma che comprendeva tre valzer di F. Chopin e alcuni ragtime del pianista Scott Joplin, autore che conobbi un paio di anni prima. Si trattò di un’esperienza molto emozionante specialmente per l’impatto col pubblico … ma andò tutto per il verso giusto.» Quale musica ascolti quando sei da solo o in viaggio? «Con i tempi veloci e stretti, ai quali sono sottoposto dalla professione, ascolto musica solo in automobile. Quelli che preferisco sono il jazz, la musica degli Earth Wind and Fire, quella del grandioso Al Jarreau e degli Incognito. Mi piace, poi, molto il funky e la fusion.» Si aggiudica numerosi concorsi nazionali ed internazionali, tra cui il Premio per pianisti jazz ‘Friedrich Gulda’, ottenendo una nota di merito al prestigioso Concorso internazionale ‘Martial Solal’ a Parigi. Oltre che in piano solo, si esibisce ed incide in duo, trio, quartetto ed orchestra, registrando ampio consenso di pubblico e critica; nel 2005 forma un trio, che porta il suo nome, con Yuri Golubev al contrabbasso e Marco Zanoli alla batteria, con composizioni originali e rivisitazioni di standards jazzistici. Si è esibito con vari artisti tra cui Frank Gambale, Tim Garland, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Franco Cerri, Barbara Casini, Joice Youille, Yuri Golubev, Alain Caron, Greg Howe, Daniele Di Bonaventura, Alessandro Quarta, Ensemble di Archi e fiati della ‘Berliner Philarmonica Orchestra’ ed Andrea Bacchetti. È ospite ad Umbria Jazz, a Santiago del Cile. Iseo Jazz, Festival di Danzica. Nei suoi concerti riesce ad esprimersi al meglio, trovando ispirazione nella musica afroamericana che gli consente di suonare modo naturale ed originale. Predilige, in particolare, le formazioni in trio oppure da solo. Michele Di Toro, a distanza di 5 anni dal piano solo ‘Flying’, lancia il suo nuovo: ‘Hex’… ancora un lavoro per solo pianoforte. In esso esiste una matrice classica che lo ha reso unico e perfettamente distinguibile, mostrando un tratto melodico e allo stesso tempo una tecnica eccellente con pochi eguali in circolazione. Nel nuovo album “Hex”, il suono della tastiera scorre morbida e veloce. È un bellissimo lavoro musicale: ti fa sentire è vivo e quasi brucia nota dopo nota. Michele fa roteare lo sgabello, si siede ed inizia il suo ‘Hex’. La sua mission è cercare di improvvisare con cognizione. Il pianista continua, segue la sua strada anche perché dal pubblico arrivano stupendi segnali: «Dai Michele! Dai che è un’altra bella storia!» L’espressione jazzistica è sempre presente anche senza il suo Trio (con il contrabbassista Yuri Goloubev ed il batterista Marco Zanoli.) Michele Di Toro mostra le sue capacità creative e stilistiche, soprattutto di un pianista emergente. Un artista che sta ottenendo incredibili riconoscimenti a livello internazionale.





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