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Ippocrate ai tempi del Covid

di Alfredo Salucci

Numero 219 - Aprile 2021

Ippocrate è il più famoso medico dell’antichità, ricordato anche per il suo giuramento che ancora oggi i medici prestano prima di iniziare la professione


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Ippocrate nasce a Coo nel 460 a.C. e muore a Larissa nel 377 a.C., della sua vita si conosce poco. Quello che sappiamo ci è giunto anche grazie alle testimonianze di Platone e di Aristotele, che ci hanno informato su questo medico dalle indubbie capacità e fondatore della scuola medica di Coo. Le sue opere, -taglio-circa settanta libri che formano il Corpus Hippocraticum, furono raccolte e conservate nella biblioteca di Alessandria d’Egitto. Ippocrate è stato il primo medico a stabilire l’importanza dell’anamnesi e dell’osservazione del malato, inoltre durante la visita non tralasciava mai di annotare anche il luogo e l’ambiente, dove viveva il malato. Con Ippocrate la medicina diventa una scienza a tutti gli effetti, infatti inizia lo studio metodico dei segni della malattia: la semeiotica medica, che ancora oggi è uno degli esami da superare del corso di laurea in medicina. Questa disciplina comprende lo studio dell’anamnesi fisiologica, ossia la raccolta di notizie relative alla storia clinica del paziente a partire dalla nascita, e l’anamnesi patologica remota e recente, con particolare riguardo alla sintomatologia. Della semeiotica medica, inoltre, fa parte l’esame obiettivo che comprende l’ispezione, la palpazione, la percussione e l’ascoltazione, per evidenziare i segni che possono indirizzare verso la diagnosi. Altro importante insegnamento di Ippocrate è il rapporto che il medico deve avere con il malato. Per Ippocrate bisogna conquistare la fiducia del paziente. Solo in questo modo sarà possibile avere la piena collaborazione del malato. Cooperazione che per la diagnosi di alcune malattie è indispensabile. Il medico, poi, deve sempre considerare il paziente nella sua interezza: il malato non è un organo o un apparato ma una persona bisognosa di cure. Ebbene in questo periodo tanto difficile a causa del Covid-19 che continua da oltre un anno a mietere vittime, la lezione di Ippocrate è risultata quanto mai efficace. Quello stabilito da Ippocrate circa 2500 anni fa è stato utile ai medici soprattutto all’inizio della pandemia. -taglio2- Infatti, fino a quando non si è riusciti a capire che cosa comportasse questo contagio e come trattarlo, le uniche risorse per il medico di famiglia, in particolare, sono state proprio l’anamnesi e la semeiotica. E questo è stato l’approccio messo in atto, con le dovute precauzioni, dai sanitari quando un paziente era sospettato di essere affetto dal Covid-19 fino a quando non si è riusciti a saperne di più e a fornire ai medici di base sia delle chiare linee guida per la diagnosi e per il trattamento del malato Covid-19, sia la collaborazione di altri sanitari: le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziali).
Un ultimo insegnamento che ci ha lasciato Ippocrate è quello di tenere sempre presente che la medicina non è una scienza esatta, quindi presenta e presenterà sempre un margine di errore. È questo un chiaro invito ai medici a essere ancora più attenti sia nella fase diagnostica sia nella fase terapeutica, e a informare sempre i loro pazienti dei limiti che ancora oggi presenta la medicina. Ippocrate, infine, ha esortato i medici al rispetto del segreto professionale e a tenere sempre un comportamento rivolto al benessere del paziente indipendentemente dal sesso, dalla religione, dallo stato economico o dal colore della pelle. E proprio in questo difficile momento causato dalla pandemia abbiamo avuto modo ancora una volta di osservare tanti medici e tanti operatori sanitari sacrificarsi oltre ogni limite per il bene del malato e dell’intera comunità nel rispetto del giuramento di Ippocrate. A tutti loro va il nostro sincero ringraziamento.





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