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Insieme tra nuvole e terra

di Pasquale Matrone

Numero 201 - Luglio-agosto 2019

Tre sono le domande che Kant si pone nella Critica della Ragion Pura: “Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare?”.


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Tre sono le domande che Kant si pone nella Critica della Ragion Pura: “Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare?”. Le rivolge a sé stesso col proposito di comprendere senso e ruolo della propria presenza nel mondo. Interrogativi che, a prescindere dal loro autore, sono strumenti esemplari per tutti gli uomini che, proiettati nell’esistenza senza essere stati ‘consultati’, hanno bisogno di muoversi per le strade della terra non come marionette bensì come persone dotate di un navigatore adatto a indicargli la direzione da prendere per non perdersi. Il singolo percepisce subito la distanza che lo separa dal tutto. La realtà che lo circonda è enorme, soverchiante, incalcolabile. -taglio- Non si perde d’animo, tuttavia. Comincia a esplorare luoghi, oggetti, esseri viventi, fatti; avverte subito l’esigenza di dare un nome alle cose, di sapere… Più sa e più riesce a fare l’uso giusto delle proprie energie. Ma fino a che punto le risorse di cui è dotato gli consentiranno di procedere? Partendo dal presupposto che nessun essere vivente è in grado di realizzare una comprensione completa dell’universo che lo circonda, ciascuno riuscirà a conquistare un ‘patrimonio’ proporzionato alle naturali e individuali risorse di cui dispone… A questo punto, bisogna dare una risposta adeguata al secondo quesito, facendo un uso mirato di quanto scoperto rispondendo alla prima domanda; occorre, cioè, capire che cosa fare per mettere a frutto i propri talenti. Il sapere, infatti, utilizzato al meglio, deve diventare azione nel vissuto quotidiano, responsabilità, impegno, volontà, missione. -taglio2- Facile, ora, la soluzione relativa al terzo quesito. “Che cosa” e fino a che punto “posso sperare”, tenendo conto delle risposte precedenti. La speranza deve avere lo sguardo proteso verso l’orizzonte, verso la linea sottile che, sia pure in lontananza, unisce cielo e terra, nuvole e strade. Speranze sì, ma moderate, proporzionate ai mezzi e alle risorse di cui si è dotati; non velleitarie, astratte, fumose e folli. Speranze ‘possibili’, dunque, sorrette: da volontà tenace; da un ‘mezzo’ alimentato solo dalla ‘miscela’ composta dalla personale forza muscolare e dalla propria intelligenza; da un costante allenamento alla fatica; dalla disponibilità a condividere il viaggio con gli altri; dalla voglia di colorare la realtà con acquerelli rasserenanti; dal desiderio, infine, di muoversi fiduciosi, insieme, tra nuvole e terra.





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