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Inclusione a colori

di Pasquale Di Palma

Numero 265 - Novembre - 2025

Una community che guarda alle nuove generazioni di italiani, al di là di pregiudizi e prevaricazioni: tutto questo e tanto altro è ColorY*, e ne parliamo con Marianna Kalonda Okassaka


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A tu per tu con Marianna Kalonda Okassaka, principale voce e volto di ColorY* community da migliaia di followers che ispira e promuove l'inclusione etnico - razziale e la diversity con l'obiettivo di migliorare la rappresentazione delle nuove generazioni di Italiani, i cosiddetti NEXT Gen i cui bisogni non possono più essere ignorati o trattati come un trend, come successo in passato in quanto viviamo in un'Italia che è cambiata ed è diventata a colori. In questo senso siamo tutti attori e promotori di un cambiamento culturale e dialogo costante.-taglio- Come nasce Colory* e quali sono i valori e la missione di questo bellissimo progetto? “ColorY nasce nel 2020 da un’idea dell’influencer statunitense di origini nigeriane e giamaicane Tia Taylor che desiderava creare uno spazio, all’epoca digitale, in cui poter raccontare l’Italia dal punto di vista degli italiani e delle italiane con background migratorio, che finalmente diventavano protagonisti delle narrazioni che li riguardavano. ColorY è anche una community in cui trovare risposte a quelle sensazioni, non sempre positive, che si provano crescendo come italiani di seconda generazione e per trovare finalmente dei modelli e delle fonti di ispirazione che somigliano, cosa che non è stata scontata crescendo. Da qualche anno abbiamo deciso di bussare anche alle porte delle realtà lavorative per aiutare a comprenderli quanto la diversità etnico-razziale sia una risorsa e non un fenomeno di cui aver paura.” Da quello che vedete e che i vostri followers vi comunicano quotidianamente quali sono le difficoltà quotidiane che la NEXT GEN di seconda generazione incontra in Italia? “Sebbene le esperienze di chi ci segue sono uniche e influenzate da diverse variabili come dove si vive e da quanto tempo si è in Italia, ci sono delle difficoltà che tendono ad essere sperimentate da molte GEN 2, così chiamiamo le seconde generazioni. La prima fra tutti è il senso di non appartenenza all'Italia. Qualsiasi sia lo sforzo fatto e anche nel caso in cui si è in possesso dei documenti, i tuoi tratti fisiosomatici parleranno sempre prima di e per te.Un'altra difficoltà che chi ci segue riscontra è il non poter esprimere liberamente tutti gli aspetti della propria identità culturale senza che quelli legati ad altre origini vengano derisi o giudicati.Le nuove generazioni desiderano avere la possibilità di essere un giorno italiane e un giorno pakistane per esempio senza che questo venga visto con sospetto o come un difetto.Un altro campo spinato è il mondo del lavoro in cui le GEN 2 ci hanno rivelato di essere vittime di pregiudizi e stereotipi fin dai colloqui di selezione e di patire, quando riescono ad entrare in azienda, l'assenza di ambienti di lavoro attenti alla diversità culturale.” Anche se siamo nel 2025 le discriminazioni e i pregiudizi purtroppo continuano a verificarsi nel quotidiano. A suo avviso cosa ancora bisogna fare per cercare di arginare questo gap?* “A mio avviso credo che ci sia bisogno di rivedere le narrazioni che ci riguardano. Qualche cosa si sta muovendo, lo riconosco, ma le storie e i volti scelti rappresentano ancora troppo spesso vecchie chimere come quella del sensazionalismo o del dolore. Il sogno di ColorY è di vedere delle conversazioni sulla diversità etnico - razziale che non puntino soltanto alla strumentalizzazione, ma che identificano anche i problemi sociali di convivenza che noi persone GEN 2 sperimentiamo a causa del rifiuto di volerci vedere come cittadine italiane. Ma mi piacerebbe anche vederci in ruoli e al centro di narrazioni in cui il nostro background migratorio non ha alcuna importanza e non viene nemmeno preso in considerazione.”-taglio2- Quali sono le attività e i principali format che state portando in giro per L’Italia per diffondere i valori in cui il progetto di Colory* crede fortemente? “La nostra attività digitale è composta principalmente di contenuti editoriali e social che educano utilizzando l'intrattenimento come parlare di storie dimenticate di personaggi italiani con background migratorio… Ma i nostri punti fermi rimangono i format storici come “We Made in Italy” con cui raccontiamo storie di imprenditoria a ColorY, In Arte attraverso cui facciamo conoscere alla nostra community artisti e artiste che stanno cercando di affermarsi nella scena artistica italiana, anche con dei nuovi approcci che fondono le loro culture e infine GEN2 in cui raccontiamo le storie di quotidianità dei nuovi figli e figlie dell'Italia. La nostra attività offline è principalmente dedicata a fornire gli strumenti necessari alle persone per farsi sentire quando subiscono o notano ingiustizie o vogliono realizzarsi. Non a caso il nostro format di iniziative itineranti si chiama “Fatti Sentire”.” Marianna ci racconti in breve la sua storia. Oggi è una voce autorevole di e insieme ad un super team portate avanti un bellissimo progetto. Nel suo passato quali sono gli episodi di razzismo che l’hanno fatta riflettere e che immagino l’abbiano spinta a lottare per la ricchezza e la diversità etnico culturale? “Ho capito di essere altro rispetto a quella che viene considerata la norma a sedici anni quando ho ricevuto il primo insulto razzista gratuito mentre camminavo. Io sono una classe 1994, millennial sfegatata, e questo ha voluto dire non avere accesso agli strumenti, che banalmente abbiamo creato tramite ColorY negli anni, per capire cosa sei senza passare per una esperienza traumatica. Dopo quell'esperienza ho covato da sola per molti anni quel senso di inadeguatezza senza sapergli dare un nome. Soltanto da adulta sono riuscita grazie ai social e ai miei studi a trovare i nomi e cognomi per descrivere ciò che provavo. E per me è stata una liberazione visto che sono una persona che ha bisogno di dare un nome alle cose per capire da dove iniziare per affrontarle. Da quando ho capito chi era Marianna per la società, mi sono ripromessa di lavorare affinché nessuna persona passi quello che ho passato io. Per questo trovo che avere la possibilità di creare un cambiamento con ColorY sia un segno del destino.” Progetti futuri e obiettivi? “Nel prossimo futuro lavoreremo per ampliare e rendere ancora più strutturale tutto il lato editoriale di ColorY, ci piacerebbe infatti che ColorY diventasse un vero e proprio magazine di approfondimento. Inoltre stiamo già lavorando a nuovi servizi che facciano sentire accolte e sicure le persone GEN 2 nel mondo del lavoro.” Ci sono dei consigli o si sente di lanciare un messaggio alla next gen di italiani di seconda generazione?* “Ci sentiamo di dire a chi ci legge di non sentirsi in colpa se ci si sente sbagliati/e, ma di una società che purtroppo non per ora dispone degli strumenti per apprezzare al massimo la diversità etnico-razziale. Strumenti che però nel nostro piccolo stiamo sviluppando e mettendo a disposizione della collettività. Noi ci siamo, vi vediamo e faremo il possibile per raggiungere quante più persone di voi e per continuare ad offrirvi uno spazio sicuro come quello di ColorY.”





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