logo-musica

In ricordo di Franco

di Antonino Ianniello

Numero 226 - Dicembre-Gennaio 2021-2022

Il jazz italiano ed internazionale, l’Italia intera, musicale e non, ancora piange la scomparsa del grande artista Franco Cerri


albatros-in-ricordo-di-franco

La dipartita di Franco Cerri, padre del jazz, ha sconvolto un po’ tutti. Una perdita, quella del chitarrista milanese, che ha fatto un enorme fragore. Un boato, forte e lunghissimo, è scoppiato nell’animo degli amanti della musica jazz ed in quello dei musicisti e dei tanti personaggi del mondo dello spettacolo. -taglio- Il grande maestro del jazz, Franco Cerri, icona del jazz italiano, ha dunque abbandonato questa terra. Il grande ‘Guru’, già di per sè un mito, ha suonato con i grandi Billy Holiday, Django Reinhardt, Dizzy Gillespie e molti altri. Oscar Peterson lo sentì in una jam session casuale e quando salì lui sul palco pretese che Cerri gli rimanesse accanto. Il grande George Benson, poi, si è sempre dichiarato ‘discepolo’ del nobile chitarrista milanese. La musica, dunque, perde un grande personaggio, ma la morte - in fin dei conti - non è altro che un simbolico step obbligato dell’uomo. Esiste, ora, la sua anima che verrà ricordata. Franco Cerri è stato persona umile, gentile e signorile. In tutte le occasioni. Del resto gli artisti più umili sono quelli che alla fine sono diventati indimenticabili. Cerri suonava la sua musica con estrema eleganza … toccava le corde della sua Gibson in maniera delicatamente efficace, quasi a sfiorarle, facendo innamorare tutti. Per le casalinghe, indossò, disinvoltamente i panni dell’uomo in ammollo. Segno di semplicità anche questo. Franco ‘il grande’ ha rappresentato, per quasi un secolo, il concetto della vera democrazia! Occorre dire che il jazz è già di per sé ‘la forma democratica’ ma la musica di Franco, il jazz di Cerri, apparteneva senza dubbio al senso più puro del termine. Era diventato era un modello d’identificazione sia come musicista che come persona… ad oltre novant’anni riusciva ad incantare tutti. Di lui, qualcuno ha detto che ‘già stargli vicino, ascoltando quello che ti dice ... si impara; nonostante l’età, Franco è stato sempre in una fase di work in progress: non si è mai fermato èd è sempre stato in una condizione di continua evoluzione…’ Cerri ha ‘coniato’ un modo tutto suo di suonare la chitarra, interpretando il jazz all’italiana. Aveva una grande conoscenza di questa musica … da poterlo definire ‘enciclopedico’. Ho chiesto a due personaggi della musica un tratto sull’indimenticabile chitarrista meneghino. Vittorio Formeris che si occupa di booking e management a Milano, ci ha detto: «Ebbi l’opportunità di conoscere il grande Franco Cerri grazie ad Antonio Onorato. Ero ad Udine con moglie e le mie due figlie ed insieme ad Antonio. Lo accompagnammo in albergo… di lì a poco ci sarebbe stato il concerto ‘Cerri-Onorato’, con Luca Colussi alla batteria e Stefano Serafini al contrabbasso. Fu standing ovation ed in quell’occasione Franco disse al pubblico che Antonio era pronto per diventare una leggenda del jazz. Tra le cose che fanno capire quanto il maestro sia stato disponibile, altruista ed umile fu questa: Cerri aveva riposto la chitarra al chiodo, ritirandosi dalle scene musicali. Ma in quell’occasione dimostrò di essere un signore. Infatti, quando lo salutammo per andare via, volle aiutarmi ad indossare la giacca:-taglio2- ‘Dà a me, disse, ti aiuto ad infilarla’. Io restai davvero stupito da tanta gentilezza … per me questo è stato Cerri: un grande. Purtroppo … quella fu l’ultima volta che ebbi l’occasione di vederlo.» Il re del jazz italiano ed anche oltre confine è andato via e di lui restano solo amabili ricordi fatti di dischi e filmati. La musica, dinanzi alla morte di Cerri, avrebbe dovuto fermarsi… Franco, orgoglio di una Nazione, l’avrebbe meritato! Antonio Onorato, famosissimo musicista e compositore napoletano, suo discepolo prediletto, si vedeva spesso con Cerri. Il treno lo accompagnava nella tratta Napoli - Milano. «Abbiamo suonato spesso insieme ed ho avuto la chiara impressione che Franco mi avesse un po’ ‘adottato’ come un figlio. Spesso diceva che gli ricordavo suo figlio Stefano, chitarrista e bassista, morto di cancro a quarantotto anni. Ho sempre considerato Franco come un secondo padre… e per me lui diventò un esempio da seguire non solo in musica ma anche nella vita. Sono davvero molto entusiasta del lavoro realizzato con lui e ritengo che sia stata, per quanto mi riguarda, una delle cose più importanti della mia carriera artistica. Con Franco ho avuto un rapporto molto bello perché, nonostante vi fosse una notevole differenza d’età, grazie alla musica questa annullava il divario anagrafico. Quando suonavamo insieme, eravamo come due ragazzini che si divertivano a suonare... ridendo e facendo battute. Quando Franco e io suonavamo insieme, infondevamo molta ironia anche nelle cose serie, come, ad esempio, quando eravamo a discutere di strutture dei brani.» Cerri, a dire il vero, era solito complimentarsi con Onorato per la sua velocità sul manico. «Spesso mi diceva, facendomi arrossire, che ero capace di suonare velocemente tutte quelle note e sei bravissimo.» Il napoletano gli faceva notare che in lui vi erano sono più di settant’anni di jazz! «Ogni tocco di Franco sulla chitarra, aveva un peso enorme e quando oggi ascolti le sue note, senti davvero tutta la storia del jazz ... condite dal sound decisamente ‘Made in Italy’.» Antonio, poi, gli diceva: «Capisci, caro Franco, che in ogni tua nota c'è tutta la storia del jazz? Ogni tua nota vale almeno cento note mie! Dal punto di vista dello strumento, il chitarrista jazz che prediligo è assolutamente Franco Cerri. È stato suo il primo disco jazz che ho ascoltato. Franco aveva una delicatezza sopraffina ed era molto “italiano” nel suo suono jazz. Lui è stato un jazzista puro ed ha sempre suonato con la finezza di un italiano. Franco aveva questa classe perché lui era una persona speciale, di classe, un uomo elegante… Quando ascolto Franco, esce fuori il suo charme innato, la sua raffinatezza. Non ha mai fatto il verso ai jazzisti americani. È rimasto italiano, internazionale da un tocco decisamente garbato.»





Booking.com

Booking.com