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Ilaria Del Monte

di Joanna Irena Wrobel

Numero 239 - Aprile 2023

Fiabe, magia, un’atmosfera di sospensione, un sapiente uso di luce e del colore, volti femminili e fanciulleschi, che sembrano di sognare ad occhi aperti, pervadono i dipinti di Ilaria Del Monte


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Fiabe, magia, un’atmosfera di sospensione, un sapiente uso di luce e del colore, volti femminili e fanciulleschi, che sembrano di sognare ad occhi aperti, pervadono i dipinti di Ilaria Del Monte. Pugliese di nascita (Taranto, 1985), milanese d’adozione, si è formata frequentando il Liceo Artistico di Matera e poi, ha conseguito il diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Fine disegnatrice, -taglio- ma soprattutto una pittrice colta e curiosa, attinge a piene mani nella ricca letteratura nordeuropea, nella storia dell’arte italiana, nel cinema internazionale, ma anche nella vita reale. L’ispirazione, che nasce ripetutamente dalle pellicole cinematografiche, prediligendo le immagini degli interni. Molti dei suoi dipinti sono tratti dalle trame di film, diventando una sorta di “ready made” in cui vengono ubicati idealmente i nuovi personaggi. Alcuni quadri sono frutto di elaborazione delle foto scattate dalla pittrice nelle case di amici e si trasformano in una sorta di scenografie inedite. L’idea dell’interno, come spazio delimitato dal punto di vista fisico e psichico, è una costante, un punto cardinale di ogni creazione. Le opere pittoriche di Ilaria Del Monte sono delle narrazioni create da una mano sapiente e un’intelligenza concettuale, matura e trasversale. Le immagini sembrano mondi costruiti con un’apparente classicità mutuata dalla tradizione pittorica del Novecento italiano e tedesco, che rivelano una forte volontà di dare spunto alla profonda riflessione, cercando di far aprire una sorta di finestra mentale rivolta alla fantasia e alla speranza. La poetica dei lavori della Del Monte assume il valore di liberazione dell’essere umano dall’oppressione della razionalità, permettendo all’individuo di esprimere la propria creatività e nello stesso momento, l’innata irrazionalità, in un mondo che tende, continuamente, a distruggerla. Continua evoluzione della ricerca artistica, che riesce a raccontare, grazie a grande padronanza nell’uso di mezzi espressivi, sia l’ordinario, sia il fantastico, ambientati in spaesanti spazi domestici, condivisi spesso con presenze selvatiche, animali, vegetali. Gli uni e gli altri ammagliati, impigliati in una sorta di gioco inquietante. -taglio2- Ilaria Del Monte attinge alla tradizione del Surrealismo narrando una realtà in cui il quotidiano e il soprannaturale si fondono senza soluzione di continuità. Il mondo del sogno, dell’inconscio, dell’irrazionale rappresenta una forma del sapere ancestrale. L’Artista tesse con la stessa bravura colorati racconti comici e raccapriccianti, popolati da esseri viventi fantastici, ibridi, spesso mostruosi. Esseri magici, dalle sembianze innocue, ma anche spettrali, che svelano allo spettatore una loro esistenza a tratti divertente, a tratti poco corroborante. Queste narrazioni oniriche rivelano simbologie di altri mondi e di altre culture, giocano sull’imprevisto e sull’imprevedibile, trasformandosi in una sorta di sogno lucido, in bilico tra il credibile e l’incredibile. Nei dipinti di Ilaria Del Monte sovente appaiono figure di donne o di bambine rinchiuse nelle stanze di una prigione domestica. Luoghi scarni, monacali, spazi gelidi, dove avvengono innesti di piante contorte o appaiono improbabili bestie immaginarie, trasformando le tele in dipinti al limite tra paesaggio con figure fantastiche e l’interno borghese con composizioni vegetali. È una pittura, che fortemente risente gli echi del Realismo magico e porta a galla le atmosfere tanto care al romano Antonio Donghi (1897-1963). Le composizioni della Del Monte appaiono talvolta come una sorta di “metapittura”. All’interno dei dipinti ci sono delle aperture, squarci, finestre da cui irrompe l’esterno con tutta la sua luce e la vita, che scorre. Spesso, le tele, sono contornate da cornici dipinte, che danno verso scenari ulteriori rispetto agli ambienti rappresentati. L’atmosfera di decadenza, in bilico tra realtà e sogno, tanto vicina ad un bestiario medievale abilmente “addomesticato” e addolcito. La casa stessa, diventa un posto da cui non si può fuggire, dove le protagoniste vivono in un ambiente apparentemente fiabesco, un sogno tradito dell’umanità, schiacciate da un senso di angoscia e di precarietà.





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