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Il viaggio

di Alfredo Salucci

Numero 198 - Aprile 2019

Il viaggio è una metafora. Siamo tutti in viaggio verso una meta, un traguardo che è solo un momento, un attimo di riposo, per ricominciare il percorso


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Il viaggio è una metafora. Siamo tutti in viaggio verso una meta, un traguardo che è solo un momento, un attimo di riposo, per ricominciare il percorso. Raggiungere un porto sicuro significa, infatti, solo fermarsi per riprendere nuovamente il viaggio. Ma che cosa rappresenta il viaggio? E come possiamo viaggiare? E per andare dove? Sono domande che oggi ci poniamo, le stesse domande che si sono poste i nostri avi. Il viaggio rappresenta soprattutto conoscenza, esplorazione di nuovi luoghi, contatto con altre realtà, altri uomini, altri modi di vivere e di pensare. Questo aspetto del viaggio come conoscenza è evidenziato da Dante quando incontra nell’Inferno, Canto XXVI, tra i fraudolenti, Ulisse. Un viaggiatore o il viaggiatore per antonomasia che vagò per anni nel mediterraneo prima di raggiungere la sua Itaca, secondo l’Odissea di Omero. Dante però enfatizza ancora più la voglia di Ulisse di conoscere. Infatti, per continuare a viaggiare Ulisse si rivolge ai suoi compagni in questo modo: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza.” Questa voglia di sapere lo porta a superare le colonne d’Ercole e a infrangersi contro la montagna del Purgatorio. -taglio- Anche nella filosofia di Platone si può riconoscere il viaggio verso una conoscenza sempre più elevata, tanto che metaforicamente il viaggio inizia con le vele spiegate, poi, continua con la navigazione a remi. La cosiddetta seconda navigazione molto più impegnativa, perché è fatta con le proprie forze. Con questa seconda navigazione Platone abbandona la conoscenza sensibile per avviarsi verso la conoscenza di ciò che sta al di là del mondo fenomenico: il mondo delle idee. Il mondo dove l’anima immortale, dopo la caduta, tende a ritornare giacché è la sua patria divina. Nel periodo medievale il viaggio acquista un nuovo aspetto oltre la conoscenza: quello della salvezza. Il viaggio in questo caso è un percorso salvifico. Il viandante deve abbandonare i vizi, attraversare il male e indirizzarsi verso il bene, verso Dio. Come possiamo viaggiare? Il viaggio può essere fatto in tanti modi e con tanti mezzi. Possiamo viaggiare a piedi, o spostarci su un animale, possiamo prendere il largo su una nave o altro, ma possiamo anche restare dove siamo e viaggiare solo con la fantasia. Anche questo è un viaggio non meno importante di quello che prevede uno spostamento fisico. Viaggiare stando fermi significa viaggiare in se stessi, guardarsi dentro, conoscersi. Siamo veramente convinti di conoscerci? Di sapere perfettamente chi siamo? Quali sono i nostri interessi? E come sapere certe cose se non attraverso un viaggio, una riflessione, uno sguardo attento e puntuale su noi stessi? -taglio2-Per conoscerci dobbiamo guardarci dentro con onestà, senza filtri o barriere. Sapere chi siamo ci obbliga a un’analisi introspettiva attenta e leale. Certo anche questo viaggio da fermi e un viaggio faticoso e doloroso come quello che si affronta per raggiungere un’altra località. E dove andiamo con il nostro viaggio? Il primo aspetto del viaggio, come ci informano, scrittori e filosofi, è la conoscenza. Solo viaggiando possiamo sapere di più, e questo sapere è diretto non acquisito da altri. Siamo noi che abbiamo fatto esperienza, siamo noi che abbiamo visto, valutato, osservato. Anche il viaggio in noi stessi è un viaggio di conoscenza. In questo caso non acquisiamo informazioni sul mondo che ci circonda, sugli uomini che incontriamo, sulle loro abitudini e il loro modo di fare, ma le informazioni che conseguiamo sono quelle che stanno dentro di noi, che aspettano di essere tirate fuori attraverso un viaggio introspettivo. È questo un viaggio importante che ognuno di noi prima o poi deve necessariamente fare. Conoscere se stessi, come invitava a fare l’oracolo di Delfi, significa disporsi nel modo migliore per conoscere altro e altri. Come possiamo avere la pretesa di conoscere l’altro se non conosciamo prima noi stessi? Allora bisogna viaggiare in tutti i modi, anche se il viaggio è altresì sofferenza per la conoscenza di tante cose che non vorremmo sapere. Il viaggio è dolore anche per la consapevolezza che in fondo non c’è una meta da raggiungere, il viaggio non termina mai, siamo sempre in cammino.





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