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Il vero filosofo

di Alfredo Salucci

Numero 202 - Settembre 2019

È noto che Platone considerava la sua città (polis) malata, soprattutto di lusso; e questa cosa derivava principalmente dai cattivi governanti...


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È noto che Platone considerava la sua città (polis) malata, soprattutto di lusso; e questa cosa derivava principalmente dai cattivi governanti. Per i mali della sua polis Platone elaborò un rimedio che espose nella Repubblica, uno dei dialoghi platonici più importanti. Protagonista di questo dialogo è Socrate impegnato in una discussione con alcuni amici tra cui Glaucone e Adimanto, fratelli di Platone. Risolvere i mali della città per Platone significava togliere il governo della città a quelli che avevano interessi personali nell’amministrarla e affidarlo a persone di indiscusse capacità morali ed esperti della vera conoscenza. Chi erano queste persone? Per Platone erano i filosofi. Gli unici in grado di governare la città con giustizia e nell’interesse di tutti i cittadini. Su questo tema si avvia la discussione tra Socrate e i suoi interlocutori che, dopo aver stabilito che la città era malata e mal governata, passano ad individuare le persone che possono garantire un sano governo della polis. La discussione porta a individuare queste persone nei filosofi. Ma a questo punto sorge la necessità di sapere chi è il vero filosofo. -taglio- In pratica come facciamo a individuarlo? Fare ciò significa definire chi è il filosofo, uno degli aspetti essenziali di tutto il dialogo, se vogliamo una città ben governata dobbiamo necessariamente conoscere le persone a cui l’affidiamo. Platone chiama queste persone custodi o guardiani. Chi è custode per Platone, oltre che essere un filosofo, non potrà mai avere un patrimonio personale. Questo per evitare che chi governa possa avere degli interessi privati, anziché essere sempre a disposizione degli altri. Ma chi è il vero filosofo? Dare la definizione di filosofo non è semplice e quelle che troviamo nei dizionari non sempre riescono a rendere il reale significato del termine. Ma un serio tentativo per definire chi è da considerarsi un filosofo lo troviamo proprio nella Repubblica e precisamente nel VI libro. Socrate, come sua abitudine, si intrattiene a dialogare con alcuni amici tra cui Glaucone e Adimanto. Il tema è di estrema importanza e verte sulla opportunità o meglio sulla necessità di affidare il governo della città ai filosofi, quelli che devono esserne i guardiani, allo scopo di avere una polis governata con rettitudine e nell’interesse di tutta la comunità. Affidare il comando ai filosofi significava però giustificare questa risoluzione, spiegare il perché questa decisione è migliore rispetto alle altre. Inoltre era necessario conoscere che cosa loro intendevano per filosofo. In pratica bisognava definire chi fosse il filosofo. Dalla discussione emerge -taglio2- subito che il vero filosofo è colui che conosce l’essenza di tutte cose, in pratica conosce il che cos’è delle cose. Il filosofo, poi, è chi ama la verità e rifiuta la menzogna. Il vero filosofo, inoltre, si distingue da chi non lo è anche per non avere un’anima meschina, che gli impedirebbe di capire sia le cose umane sia quelle divine. Per precisare ulteriormente questo concetto Socrate chiarisce che: “… una natura vile e meschina non ha nulla a che vedere con la vera filosofia”. Il vero filosofo ama lo studio per migliorare il suo sapere, quindi coloro che non prediligono lo studio o non ricordano quello che hanno appreso non possono essere annoverati tra i veri filosofi. A questo punto del discorso, i dialoganti si rendono conto che persone con le caratteristiche ritenute necessarie per essere definite filosofi, e quindi accedere al governo della polis, sono veramente poche. In realtà il percorso per diventare un vero filosofo non è semplice, questa cosa è peraltro dimostrata dagli anni di studi che trascorrevano prima di essere considerati filosofi. La scuola di Platone, l’Accademia, lo testimonia ampiamente. Solo alla fine di un lungo percorso di studi si diventava filosofo amante della verità e non dell’opinione che appartiene al mondo sensibile e muta continuamente in base ai punti di vista. Quello che non muta per Platone è la nozione di idea che significa verità immutabile; e il filosofo è chi conosce la verità contemplando le idee.





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