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Il Real Monte Manso di Scala

di Yvonne Carbonaro

Numero 199 - Maggio 2019

I luoghi e le attività ancora in funzione della nobiltà napoletana


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La storia dell’aristocrazia napoletana, lunga e controversa, ha attraversato i secoli e la storia delle varie dominazioni: nobili degli antichi seggi, nobili angioini che con ripetute congiure si sono opposti ai re e ai nobili aragonesi, nuovi nobili del periodo spagnolo, e poi borbonico e ancora francese e di nuovo borbonico. Tutti hanno lasciato tracce nel tessuto e nelle vicende della città. Ancora oggi, che la Repubblica italiana non riconosce più i titoli nobiliari, ci sono attività e istituzioni che si perpetuano come quella della Deputazione dei Nobili dell’Ordine di San Gennaro o la gestione della Chiesa di San Ferdinando ancora oggi a cura della nobiltà. Il Centro Antico di Napoli è un inesauribile contenitore di tesori nascosti, lasciati alla città nel corso della storia dalle grandi famiglie aristocratiche, che i pur tantissimi turisti che lo percorrono non conoscono, come anche tanti napoletani. Camminando per gli stretti vicoli, quelli che furono i decumani e i cardini tracciati dai Romani sull’impianto greco, l’attenzione è spesso ahimè distratta, oltre che dalla calca, dagli orrendi disegni dei “writers” che imbattano le pareti in basso, i cosiddetti “graffiti metropolitani” che in questi luoghi invece di rappresentare delle forme di protesta e tantomeno forme d’arte, hanno la sola funzione di sporcare i monumenti del centro. -taglio- Chi riesce ad alzare lo sguardo al di sopra di tali obbrobri resta stupito dalla bellezza delle facciate di meravigliosi palazzi storici a partire dal grandioso Palazzo Maddaloni, e in Piazza del Gesù la facciata della omonima chiesa, in origine Palazzo Sanseverino, e più avanti Palazzo Filomarino, Palazzo Venezia e così via. Senza soluzione di continuità, le antiche dimore gentilizie come quelle dei Carafa, dei De Sangro, si susseguono, una più prestigiosa e splendida dell’altra. Risalendo da piazzetta Nilo per via Nilo, al numero 34 si giunge alla sede del Real Monte Manso di Scala. Giovan Battista Manso, (1569-1645), nobile mecenate e studioso, marchese di Villa, uomo d’armi, era il proprietario di una splendida villa (ora n.4 di via Crispi, lato Piazza Amedeo), in cui era solito ospitare artisti e poeti. Il Manso coltivò infatti la poesia e l'amicizia di uomini illustri per arte e dottrina, specialmente il Tasso, che si pregiava di avere tra i suoi più graditi ospiti, e l’amico poeta, grato, gli dedicò un dialogo: Il Manso o dell’Amicizia. Questo nobil signore, che fu anche il fondatore dell’Accademia degli Oziosi e del Pio Monte della Misericordia, creò nel 1608 il “Real Monte di Manso”, con cui veniva finanziato il “Seminario de’ Nobili”, istituzione a beneficio dei giovani nobili indigenti sostenuta dall’aristocrazia cittadina. Il collegio fu istituito nel 1679. Fu restaurato da Mario Gioffredo, che nel 1748 aveva anche progettato la cappella dell'Immacolata Concezione, costruendola sull’area sovrastante la Cappella Sansevero, area che la Fondazione aveva acquistato nel 1747 da Raimondo de Sangro Principe di Sansevero. Una moderna scultura: il “Cristo svelato” è stata collocata in -taglio2- corrispondenza appunto con il sottostante celeberrimo “Cristo velato”. Il Monte Manso fiorì a lungo anche con il beneplacito reale. Durante la seconda guerra mondiale il palazzo fu bombardato e nel 1980 fu danneggiato dal terremoto. Il 26 maggio 2009, dopo il restauro la cappella è stata reinaugurata, in occasione del 400° anniversario della Fondazione e, oltre che per le funzioni religiose, viene adibita ad eventi culturali. Presenta un'elegante decorazione a stucco, l'interno è rettangolare con angoli smussati. Sul bell’altare di legno domina una tela di Francesco De Mura, con la Madonna in alto sulle nuvole tra gli angioletti, in basso i Santi in adorazione, tra questi San Francesco de Geronimo, e a terra rappresentanti della nobiltà in preghiera. Il pavimento in cotto maiolicato di Giuseppe Massa è stato distrutto dal terremoto dell’80 ma ne restano delle tracce. All'interno dell’edificio sono conservate altre opere d'arte come il ritratto del fondatore Giovan Battista Manso, sculture lignee, reliquie di santi, arredi sacri preziosamente ricamati, presepi e argenti. La Fondazione custodisce un Archivio di documenti di grande interesse storico, consultato da insigni studiosi, che è stato riordinato nel 2003 con il supporto della Soprintendenza Archivistica per la Campania e dotato di un titolario utile per individuare le serie archiviste delle carte. La Fondazione continua, come nel passato, ad essere gestita da cinque Governatori designati ogni cinque anni dai rappresentanti delle famiglie gentilizie ascritte al Monte e che se ne fanno carico. Le visite sono consentite in occasione di speciali manifestazioni o con visite guidate di piccoli gruppi previa prenotazione.


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