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Il mare di Napoli

di Yvonne Carbonaro

Numero 261 - Giugno - 2025

Protagonista nella storia, nelle canzoni, nelle abitudini, nel cibo dei napoletani. Elemento di attrazione per i visitatori di ieri e di oggi.


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Vire ‘o mare quant’è bello…In tutti i tempi i poeti hanno cantato ed esaltato il mare di Napoli. Più vicini a noi anche Eduardo e Pino Daniele. Va ricordato però la fase negativa dalla seconda guerra mondiale fino a pochi anni fa anni. Nel 1953 infatti Anna Maria Ortese scriveva “Il mare non bagna Napoli” intitolando così la sua raccolta di racconti. -taglio- Con questa metafora faceva riferimento alle terribili condizioni della Napoli del dopoguerra. La stessa frase nei decenni successivi è stata utilizzata ironicamente per indicare la non balneabilità del mare cittadino a causa di inquinamenti industriali e scarichi fecali abusivi che lo avevano ridotto una cloaca. Per un lungo periodo Napoli ha dunque perso quel suo mare tanto decantato dagli scrittori del Grand Tour, in cui gli scugnizzi facevano tuffi e capriole e nella cui acqua era possibile spugnare i taralli, come recitava una celebre canzone. Da qualche anno finalmente la città se ne è riappropriata. Oggi “il mare è tornato a bagnare Napoli”. Ridotto l’inquinamento, le scogliere e le piccole spiagge pubbliche e private sono tornate a disposizione dei bagnanti che vi giungono da terra. Andando con una barca piccola e poco inquinante, oltre al tuffo in acque cristalline, si ha l’emozione di ammirare il susseguirsi di ville storiche lungo la costa dal largo Sermoneta al Capo di Posillipo. Già in epoca romana patrizi e ricchi liberti vi edificarono splendide “villae maritimae” per i loro “otia” con l’aggiunta di peschiere per allevamenti di pesci, crostacei e molluschi. Molti resti, sopravvissuti al bradisismo, sono visibili. Tra i più imponenti quelli della grandiosa Villa di Vedio Pollione, poi proprietà imperiale. In epoca spagnola sorsero molte ville di delizia che viceré e nobili raggiungevano con ricche feluche che erano soliti ancorare nello specchio di mare antistante la propria abitazione, vista la quasi impossibilità di andarvi per terra. Solo il Palazzo Donn’Anna, della ricchissima Anna Carafa, moglie del Viceré Ramiro Diaz de Guzman, godeva di un tratto di strada appositamente costruita, che partiva da Mergellina. Con la realizzazione della via di Posillipo nell’800, nobili e ricchi stranieri vi crearono delle fantastiche dimore tra il verde della rigogliosa vegetazione e il blu del golfo (vedi “Le Ville di Napoli” di Yvonne Carbonaro, Ed. Newton Compton). Per citarne alcune: Villa Bracale , Villa Carunchio o Luisa, Villa Chierchia, Villa Cottrau, Villa Craven (Rae), Villa d’Abro, Villa D’Avalos, Villa Grottamarina, -taglio2- Villa Guercia, Villa Mazziotti, Villa Pavoncelli, Villa Peirce o Lauro, Villa Rivalta, Villa Roccaromana, Villa Volpicelli (attuale sede della soap -Un posto al sole-) Villa Rosebery (proprietà della Presidenza della Repubblica). Quasi tutte hanno accesso privato al mare. Villa Fattorusso è stata invece trasformata nel lido Le Rocce Verdi, così come Villa Imperiale, già Villa Beck, situata sugli scogli di tufo di una parte della villa romana di Pollione. Ci sono poi i circoli privati come il Sea Garden e nautici come il Posillipo dai quali i soci possono scendere in acqua, e le piccole spiagge attrezzate con antichi stabilimenti balneari in concessione, abbastanza cari, come: Bagno Elena, Bagno La Sirena, Marechiaro. Le poche spiagge libere, per le quali è il Comune a doversi occupare di pulizia e manutenzione, sono: il cosiddetto Lido Mappatella alla Rotonda Diaz e quelle che a seguito del covid prevedevano un contingentamento con limite di 50 presenze a Donn’Anna e di 450 alle Monache. Quest’ultima in questo caldissimo primo Maggio è stata invasa da una immensa folla che ha lasciato un tappeto di spazzatura. Numero chiuso alla Gaiola, con 400 persone divise in due turni e obbligo di prenotazione sul sito dell’area marina protetta. Gli attivisti del comitato Mare Libero protestano contro il numero chiuso nelle spiagge pubbliche e chiedono la riduzione degli spazi in concessione e la rimozione di cancelli come quello che a Riva Fiorita impedisce l’accesso alla spiaggia libera. Napoli e il suo mare sono sempre stati un binomio imprescindibile che ha segnato la storia della navigazione, dei commerci, delle invasioni, delle conquiste, delle emigrazioni, della cultura, della canzone, delle abitudini e della gastronomia. L’intero Golfo che, visto da Napoli appare come un grande lago chiuso dalla penisola sorrentina, Capri, Ischia, Procida, Vivara e il litorale flegreo, ha abbagliato per la bellezza dei paesaggi e del suo mare i viaggiatori di tutti i tempi. Ancora più oggi, che il turismo nel territorio è in crescita esponenziale, chi viene a Napoli non può fare a meno di godersi una passeggiata sul lungomare Caracciolo per vedere il mare da vicino e un tour panoramico per vederlo dall’alto e per assistere alle tante regate.





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