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Icone, marketing o arte?

di Lucia de Cristofaro

Numero 207 - Febbraio 2020

La società ricca, moltiplicando a dismisura le scelte, le cose, l’abitudine alle soddisfazioni individuali vede nelle “Icone”, l’obiettivo da raggiungere, il punto più elevato del successo


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Infatti sono proprio queste persone, degli ambiti più diversi della società: cultura, spettacolo, moda, politica, economia, sport, che individuiamo come modello da seguire. Personaggi molto seguiti dai media e in voga, che fondano uno stile, un look o un modo di vita che può essere invidiato, seguito e solo raramente criticato dal pubblico e dalla gente comune. Alcune tra loro sono ancora sulla cresta dell’onda. Sul blog Purewow la lista delle celebrities, che si contraddistinguono per il gusto singolare. -taglio- Personaggi anche molto diversi tra loro, come Marilyn Monroe, John Lennon, Che Guevara, Elvis Presley, Audrey Hepburn o Madonna sono considerati come delle icone, restando nell’immaginario comune. Spesso lo stile di vita di queste personaggi condiziona di molto i costumi collettivi, condizionamento che in una contemporaneità digitale è fortemente definito dagli “Influencer”, che possono essere considerati le “Icone” del terzo millennio, visto che le loro opinioni sono in grado di influenzare, in modo rilevante, le opinioni e gli atteggiamenti degli altri in ragione della propria reputazione e autorevolezza, rispetto a determinate tematiche o aree di interesse. Comunità e gruppi sono di fatto condizionati da un singolo e da un sostenuto processo di individualizzazione di tutto ciò che può offrire il mercato delle relazioni e degli interessi. La modificazione della modalità comunicativa, provoca, di fatto, delle perturbazioni relazionali, psicologiche e sociali, anche se è più ricco di opportunità, compreso il tempo libero per se stessi. La maggioranza di noi viene attratta, come nella celebra fiaba, dal suono irresistibile del pifferaio magico, “Icona” o “Influencer” che sia, che con astuzia fatale ci conduce come quei topi ad annegare nel fiume del “trend”. Si cerca di scegliere il lavoro che tira, acquistare il vestito di moda, esigendo ammirazione e riconoscimento e pretendendo che tutto ci sia dato e concesso dall’ambiente circostante. -taglio2- Siamo sottoposti alle dinamiche di un sistema di emulazione, in cui abbiamo appiccicato tutte le tensioni psicologiche della nostra esistenza, animandolo, allontanandolo da noi quasi come fosse un essere vitale, dotato di volontà, determinato a perseguire i suoi scopi. Cadere in questa rete emulativa significa farsi risucchiare da un vortice tentacolare che si agita attorno a noi e tutto risucchia. Il sistema sociale diventa, quindi, una grande icona, una vetrina, una rutilante immagine dinanzi ai nostri occhi che, riverberando i propri desideri ed i propri valori nelle nostre timide coscienze, si dilegua, evanescente, sempre più lontana dal nostro controllo. La sua dinamica è un meccanismo dove tutto accade e procede automaticamente. Nonostante le volontà di contrastarla o le resistenze efficaci, tale situazione, che concede all’immagine un potere inspiegabile, alimenta un sentimento di lucida impotenza, che fiacca ancora di più la nostra già debole resistenza. La domanda da porci a questo punto è: “Questa visione del mondo ci rende felici?” Ai posteri l’ardua sentenza… perché “se sono diventati tutti maestri, professori, esperti, opinionisti, webstar, influencer, sono davvero in pochi ad essere rimasti orgogliosamente alunni”, come afferma Fabrizio Caramagna.





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