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I nostri vent’anni

di Teresa Pugliese

Numero 226 - Dicembre-Gennaio 2021-2022

Acclamato il debutto dei Te Quiero Euridice con il loro album “Sempre qui”


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“Sempre qui” è il loro album d’esordio. I “Te Quiero Euridice si presentano con la delicatezza e la dolcezza della loro musica e l’ottimismo dei loro vent’anni. Elena e Pietro raccontano le loro anime con un pizzico di nostalgia parlando dei loro amori, delle prime delusioni, delle feste, dell’università, dei viaggi con il vento in faccia. -taglio- Hanno iniziato nel 2016 quando erano solo due ragazzini, hanno macinato tanta strada racimolando tantissime soddisfazioni. Nell’ottobre del 2018 pubblicano il loro primo singolo subito finito in Viral 50 su Spotify, poi si sono esibiti in importanti contesti live, tra gli altri in apertura a MOX, rovere, I Segreti. La loro musica fonde il pop e l’indie, e racconta con leggerezza ed allo stesso tempo con grande senso di responsabilità i loro 20 anni. A noi di Albatros Magazine Elena e Pietro hanno aperto il loro studio regalandoci uno spaccato di vita e parlandoci dei loro sogni futuri e di quelli che si stanno realizzando. La vostra è una musica che si può definire fresca e colorata, pensate sia davvero così? Elena: “Fresca e colorata sono due bellissimi aggettivi, quindi grazie. Sicuramente c’è un lato nella nostra musica che spinge in questa direzione più ariosa e caleidoscopica, come dici tu. E poi c’è l’altra faccia di questa medaglia che l’anima più intima della nostra melodia, quel lato un pochino più nascosto che si vede in qualche testo e un pochino meno in altri.” Raccontante un mondo giovane, ma fate anche una sorta di riflessione su quello che la vostra generazione o no? Pietro: “A me piace più chiamarla introspezione. La contrapposizione alla freschezza esce fuori in quei brani che sono un po' più intimi carichi di un’atmosfera di solitudine nei quali viene fuori una riflessione sulle tematiche inerenti alla nostra età e alla nostra vita.” Questo è quello che piace a chi vi ascolta secondo voi? Un doppio lato della vostra arte, essere leggeri ma al tempo stesso riflessivi? Elena: “Probabilmente sì. Piace questa lettura che noi abbiamo del mondo, perché si tratta proprio di cercare tramite la musica e le parole che scriviamo di comprendere un po' quello che proviamo e quello che ci circonda.-taglio2- È una cosa che pensiamo di avere noi due ma è una cosa che ci accomuna con tantissimi altri giovani della nostra età. Lo scopo è quello di cercare di fare arrivare la nostra musica a più persone possibili e questo avviene quando riesci a toccare quelle cose che fanno bene e che fanno male a tutti.” Il vostro è stato un percorso lungo. Prima di arrivare a “Sempre qui” siete partiti da tanti brani che avete presentato nel corso di questi mesi. Prima di questo debutto c’è stato molto lavoro dietro? Pietro: “Con questo nuovo progetto, che poi è culminato nell’album, l’idea era quella di partire, essendo degli artisti emergenti, con una sorta di descrizione fatta piano piano di quello che noi siamo. Questa cosa si poteva fare solamente facendo uscire tante canzoni. Diciamo che poi, essendo anche un periodo particolare, nel quale, a causa del Covid, non si potevano fare live, lanciare brani in maniera un po' più scandita ci è servito a far uscire il disco in un periodo un pochino migliore.” Il vostro è stato definito un Indie Pop leggero vi ritrovate in questa definizione? Pietro: “Non ci piace molto il concetto della musica divisa per generi musicali. Il temine indie è stato un po' abusato in questi ultimi anni e la nostra idea era quella di fare un disco pop. Poi ovvio che le categorie non le mettiamo solo noi ma chi ci ascolta. “Pop leggero” ci piace come termine.
L’ultima curiosità è legata a questo vostro nome un po' particolare. Come nasce questo Te Quiero Euridice”? Elena: “Ultimamente avevamo anche pensato di cambiare nome. In realtà ce lo portiamo dietro da tanti anni ed è nato dai banchi di scuola. Noi cerchiamo di suonare e di cantare come faceva Orfeo alla sua Euridice. Il Te Quiero è stato aggiunto ad una festa quasi per gioco, ed erano i tempi del liceo. La verità è che ci si è incollato addosso e non siamo stati più in grado di cambiarlo.





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