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Giustizia e felicità

di Pasquale Matrone

Numero 185 - Febbraio 2018

La giustizia e la certezza del diritto hanno un ruolo prioritario e inderogabile nella realizzazione di uno Stato efficiente e di una società ‘felice’ e ‘armonica’


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La giustizia e la certezza del diritto hanno un ruolo prioritario e inderogabile nella realizzazione di uno Stato efficiente e di una società ‘felice’ e ‘armonica’. Chi ha l’onore di rappresentare le istituzioni, perciò, ha il dovere di: fare buone leggi; sfrondare i codici, eliminando ciò che, in essi, ormai risulta obsoleto o inutile; fornire direttive chiare, dai contorni ben definiti e, soprattutto, mirate a garantire il bene di tutti; consentire alla magistratura e alle forze dell’ordine di operare in libertà e con strumenti idonei. Dal momento che hanno il privilegio di sedere in un luogo ‘sacro’, i parlamentari, dunque, hanno l’obbligo di rendersene degni e all’altezza. -taglio- Non possono, di conseguenza, perseguire interessi di parte o personali, consapevoli che il loro non è un ruolo di potere né un impiego a vita, bensì un servizio da svolgere in modo competente e con lealtà. Retorica? Populismo? È, forse, questo il sentimento che anima queste parole? Certamente no. È solo amarezza derivante da una presa d’atto della situazione attuale. Ci sono, infatti, ‘mostri’ minacciosi a insidiare il singolo e la società: malaffare; delinquenza impunita e lodata; onestà penalizzata e derisa; povertà vera, ignorata ed emarginata e povertà fasulla, ostentata e premiata; connivenze; collusioni; soprusi; offese ingigantite dall’indifferenza e dannate all’oblio; paura paralizzante in crescita esponenziale; furti e rapine di recidivanti spavaldi; nuove e astutamente mimetizzate forme di schiavitù; industriali al nero, a vivere da nababbi e industriali onesti, costretti a suicidarsi... E lo -taglio2- Stato? E coloro che lo rappresentano? E il numero ormai soverchiante di cialtroni e di incapaci travestiti da politici? E noi? Noi! Che non vediamo; o che, per vigliaccheria, scegliamo di essere ciechi; che demandiamo ad altri il compito di fare anche la nostra parte; che, ormai, ‘ci abbiamo fatto l’abitudine’; che riteniamo conveniente limitarci a curare il nostro orticello; che quasi non c’indigniamo più; che fatalisticamente ci lasciamo sedurre dalla rinuncia. Del presente e del futuro della giustizia e della sua imparzialità, quale premessa imprescindibile per costruire una società equilibrata prospera e serena, siamo, invece, corresponsabili. E, in quanto tali, tutti abbiamo il dovere di operare affinché vengano garantiti e difesi i diritti naturali e inalienabili di ogni essere umano. Se non lo facciamo, recuperando con fermezza orgoglio e dignità, siamo complici e colpevoli.





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