Il capitano della squadra campione d’Italia si racconta ai lettori di Albatros dopo aver vissuto una delle stagioni sportive più belle del suo percorso sportivo
Campione d’Italia per la seconda volta in tre anni con la maglia del Napoli, campione d’Europa nel 2021 con la maglia della Nazionale, Giovanni Di Lorenza negli ultimi anni ha finalmente raccolto i semi che ha piantato anni fa, quando ha fatto il suo esordio nella lucchese. L’anno di svolta, però, -taglio- è stato certamente il 2019 quando viene acquistato dal Napoli a titolo definitivo, società con la quale inizia quella che lui stesso definisce una vera e propria storia d’amore. In appena due anni, infatti, raggiunge quota 100 presenze con la maglia azzurra e nella stagione 2022-2023, Giovanni Di Lorenzo, diventa il nuovo capitano del Napoli. Il resto è storia, sì perché di record e di storia si tratta, erano ben trentatre anni che il club partenopeo non vinceva uno Scudetto e lui, insieme ad una squadra memorabile ha raggiunto l’obiettivo bissandolo in questa ultima stagione. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato dopo i numerosi giorni di festeggiamenti e ci siamo fatti raccontare qualche retroscena vissuto in maglia azzurra. Quella di quest’anno è stata un’impresa sportiva che nessuno si aspettava, come stai e in che modo hai vissuto le ultime settimane? “Sono felice in una maniera indescrivibile! Anche se ammetto di non capire perché la stampa più di una volta ci ha tenuto a sottolineare che questa vittoria da parte del Napoli è stata inaspettata. Il Napoli è una grande squadra, abbiamo conquistato lo scudetto appena due anni fa, possono capitare annate storte come quella dello scorso anno, ma penso che il valore della squadra e della società ormai restano fuori discussione. Inoltre, con l’arrivo di Conte sapevamo che saremmo riusciti a migliorarci, è un grande allenatore, un vincente, uno che mette scompiglio e ordine allo stesso tempo, noi ce l’abbiamo messa tutta e questa vittoria quindi è stata tanto attesa e meritata.” Il testa a testa con l’Inter ha reso tutto ancora più avvincente, cosa pensi abbia fatto la differenza tra voi e loro? “Molti dicono che la fortuna ci ha assistito, ma non amo molto che l’esito del nostro campionato venga definito in questo modo. È vero, è stata questione di un solo punto, ma il calcio così come altri sport è fatto di episodi, di conseguenza così come il Napoli ha commesso qualche passo falso, anche l’Inter ne ha fatti altrettanti. Non c’è da dimenticare che loro erano impegnati su più competizioni mentre noi avevamo come obiettivo solo lo scudetto, però di contro possiamo dire che sulla carta la loro rosa era più ‘fornita’ rispetto la nostra che ha visto degli scambi di mercato importanti durante il mercato invernale. Detto questo, ciò che penso abbia fatto la differenza è stato il fattore mentale ed emotivo, noi nonostante le brutte partite non abbiamo mai smesso di crederci, sapevamo che potevamo vincere, che l’obiettivo era alla nostra portata e così è stato.” A proposito del fattore emotivo, come si gestisce una partita importante e cosa vi siete detti nello spogliatoio la sera dell’ultima partita contro il Cagliari? “L’aspetto psicologico ed emotivo è fondamentale poiché riesce ad influenzare la prestazione anche del miglior giocatore sulla faccia della terra. Personalmente vivo la pressione con molta adrenalina, non mi spaventa giocare gare importanti, anzi, -taglio2- mi motiva a metterci ancora più concentrazione ed impegno. Ovviamente non posso dirti cosa ci siamo detti, ma eravamo molto concentrati, il mister così come tutto lo staff è entrato in una bolla; sì c’erano migliaia di persone che tifavano per noi, che ci aspettavano per le strade, ma noi eravamo completamente ovattati e focalizzati su quello che stavamo andando a fare. Quando sono sceso in campo ho avvertito una sensazione strana, vedevo tutti i tifosi urlare, applaudire, sbandierare, ma nella mia testa erano solo immagini… come se avessi messo il silenzioso.” Spesso hai dichiarato che il gruppo squadra è stato fondamentale per questa stagione, ed i nuovi arrivati si sono integrati alla perfezione. Ti è mai capitato di avere problemi con qualche collega? “A chi non è capitato? Ma siamo dei professionisti quindi si cerca di gestire la cosa nel migliore dei modi, magari non andremo a cena insieme però se siamo parte di un team è necessario convivere. Quest’anno i ragazzi che sono arrivati sono stati molto bravi ad inserirsi nel gruppo squadra, anche perché sappiamo bene che Napoli è una piazza ‘complicata’, qui il calcio è una religione, le persone vivono di questo e per questo. E poi avere in squadra uno come Lukaku per me è stato un onore, è un grande campione, ma di quelli che si danno da fare nonostante le tante vittorie già conquistate.” Questa è stata la tua terza stagione da capitano del Napoli, come ci si sente ad indossare questa fascia? “Ne sono onorato, non mi sarei mai aspettato di poter diventare il capitano del Napoli, soprattutto di questo Napoli. Quando sono arrivato in città per la prima volta, se mi avessero detto che ci sarei rimasto un bel po', avrei fatto fatica a crederci anche perché era un periodo particolare della mia carriera sportiva. Invece, è stato amore a priva vista, i tifosi mi hanno accolto in un modo che dire caloroso è dire poco, aver ricevuto questa fascia è stata un’emozione incredibile.” Adesso sarai impegnato con la Nazionale, altra maglia azzurra con la quale hai vinto il Campionato europeo nel 2021, questo colore ti porta bene… “Speriamo mi possa portare ancora più bene! – ride ndr. – sono contento che Mister Spalletti mi abbia dato questa opportunità, giocare in Nazionale è il sogno di qualsiasi giocatore di calcio e non. Essere riuscito a vincere l’europeo è stato un buon traguardo, ma spero di riuscire ad ottenere anche qualche altro riconoscimento… sono scaramantico e non aggiungo altro!”