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Giornalismo civile

di Maresa Galli

Numero 203 - ottobre 2019

Le guerre innocenti, questo il tema centrale dell’ultima edizione del Festival “Imbavagliati”


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Si è appena conclusa la V edizione di “Imbavagliati”, il primo Festival Internazionale di Giornalismo Civile che dal 2015 dà voce ai giornalisti censurati e perseguitati che hanno rischiato la vita semplicemente per fare il proprio lavoro. Il Festival, ideato e diretto da Désirée Klain, è prodotto dall’Associazione Culturale “Periferie del Mondo – Periferia Immaginaria” e promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e dalla Fondazione Polis della Regione Campania per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati. È realizzato in collaborazione con: la Federazione Nazionale della Stampa, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, l’UsigRai, il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania e Articolo 21, con l’alto patrocinio di Amnesty International e Unicef Italia. Ha avuto quale sede il PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, dove è custodita la Mehari di Giancarlo Siani, il giornalista napoletano assassinato dalla camorra nel 1985, simbolo della libertà di stampa. “Chi dimentica diventa colpevole”, è lo slogan del Festival che rilancia l’appello per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni e Ilaria Alpi. E quest’anno il tema degli incontri è dedicato alle “Guerre Innocenti”, per richiamare l’attenzione sulle drammatiche condizioni di vita di 34 milioni nel mondo di minori che vivono in condizioni di miseria e di guerra, secondo i dati del rapporto Unicef Italia. -taglio-E il tema del valore della parola, la tutela dei più deboli, della vita, dell’ambiente, contro l’arroganza del potere, sono i valori costitutivi della nostra società sui quali puntare, come spiega l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nino Daniele, che sottolinea come l’indirizzo di politiche culturali dell’assessorato siano finalizzate al Nuovo Umanesimo, memori delle Città rifugio di derridiana memoria. Nell’ambito del Festival si è svolta la V edizione del “Premio Pimentel Fonseca”; la cerimonia ha avuto madrina d’eccezione l’attrice Marisa Laurito. Durante la premiazione si è tenuta una performance teatrale a cura dell’Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema di Gianni Sallustro con Roberta D’Agostino, con gli abiti storici di Costantino Lombardo. Il Premio Pimentel Fonseca “Honoris Causa” è stato conferito alla comandante e attivista tedesca Carola Rackete e ad Helena Maleno, giornalista e attivista spagnola. Agli incontri sono intervenuti il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Claudio Silvestri, Segretario del Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, Fatima Mafhud, responsabile per l’Italia del Fronte Polisario, Alessandro Sansoni, membro del Comitato esecutivo del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Vittorio Di Trapani, segretario UsigRai, Paolo Siani, pediatra e parlamentare, Margherita Dini Ciacci, past president e fondatrice dell’Unicef Campania, che ha sottolineato come “gli imbavagliati del mondo siano anche fra noi. Pensiamo ai tanti giornalisti uccisi dalle mafie in Italia. In un mondo dominato da violenza e guerre milioni di bambini sono le vittime eccellenti degli adulti. Gli uomini devono unirsi ricordando l’umanità comune ed impegnandosi per la giustizia e la pace”. Durante l’inaugurazione è stata introdotta da Roberta De Maddi (SUGC) la “Carta di Napoli, diritti e doveri del giornalista per immagini”, decalogo nato dal lavoro della Commissione per il giornalismo per immagini del Sindacato Unitario Giornalisti della Campania e promosso dalla Federazione Stampa Italiana. Presenti i giornalisti/testimoni Helena Aleno (Spagna), Abdelaziz Yackub (Sudan), Jok Madut Jok (Sudan del Sud), Maha Assan (Siria), Naziha Arebi (Libia) e Olga Rodriguez (Spagna). Due le mostre che hanno accolto il pubblico internazionale: in esclusiva, l’antologica “Uliano Lucas per Imbavagliati”, a cura di Tatiana Agliani, che ha ripercorso l’attività del fotografo milanese. L’altra esposizione, ideata da Désirée Klain, è stata “5×5=Una risata vi libererà”: la grande satira contro la censura, per celebrare i primi cinque anni del Festival attraverso i disegni creati “in diretta” nelle varie edizioni da cinque maestri della vignetta a sfondo sociale e politico: Stefano Disegni, Mauro Biani, Fabio Magnasciutti, Enrico Caria, Riccardo Marassi. Ha aperto i lavori il focus promosso dalla Fondazione Polis per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati. L’iniziativa è finalizzata a raccogliere idee per la stesura di una proposta di legge regionale dedicata all’infanzia e alla promozione dei punti lettura -taglio2-per bambini da 0 a 6 anni. La seconda parte del convegno è stata dedicata a “Sudan: bambini in trincea” con i giornalisti/testimoni Abdelaziz Yakub e Jok Madut Jok. “Negli ultimi 5 anni - ha affermato Yakub – c’è stata una vera e propria opera di militarizzazione dell'infanzia. Circa l’80% dei soldati attivi in Sudan ha oggi tra i 14-18 anni e non combatte solo in Sudan ma anche in altri teatri di guerra sparsi in Africa e nel Medio Oriente”. Sono intervenuti Antonella Napoli, giornalista, scrittrice, analista di questioni internazionali e direttrice di “Focus on Africa”; Enzo Nucci, corrispondente Rai per l’Africa Subsahariana; Padre Daniele Moschetti, responsabile dei Missionari Comboniani in Sud Sudan; Ottavio Ragone, responsabile della redazione di Repubblica Napoli; Claudio Silvestri.Presso il Sindacato Unitario Giornalisti della Campania ha avuto luogo il convegno dal titolo “L’Isola Rossa, il paese dimenticato” sul Madagascar, con interventi di Alessandro Greco, vicepresidente V.I.M. – Coordinamento associazioni italiane in Madagascar e Liliana Mosca, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa contemporanea al Dipartimento di Scienze Politiche. Ancora dibattiti per parlare di “Afghanistan, Siria e Libia: minori in fuga”, con interventi dello scrittore/testimone Alì Eshani, autore del libro “Stanotte guardiamo le stelle”; Barbara Schiavulli e Tiziana Ciavardini, giornaliste specializzate nelle questioni mediorientali; la scrittrice e attivista curdo-siriana Maha Hassan, perseguitata dal regime; la scrittrice e attivista italo-siriana Asmae Dachan, il responsabile per la Siria presso l’Osservatorio Iraq, Medio Oriente e Nord Africa Fouad Roueiha, Ilaria Urbani, redattrice del quotidiano “La Repubblica Napoli”; moderatore il reporter e scrittore Marco Cesario. Sulla Libia sono intervenute la regista e attrice inglese di origini libiche Naziha Arebi, che ha presentato in anteprima a Napoli un estratto del film documentario “Freedom Fields” (secondo il quotidiano britannico “The Guardian”, tra i dieci film dell’anno); la caporedattrice sezione Cultura del Corriere del Mezzogiorno Mirella Armiero. Tanti altri gli incontri ricchi di preziose testimonianze: il 23 settembre partecipata la giornata dedicata alla memoria di Giancarlo Siani, con la presentazione della “Fondazione Giancarlo Siani” e l’inaugurazione della Sala della Memoria dedicata a tutte le vittime innocenti della criminalità, un connubio tra la Mehari di Giancarlo e la mostra “Noninvano” che ritrae i volti delle vittime stesse. Il 24 di nuovo incontri con Olga Rodrìguez, corrispondente di guerra, e con il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury. Ha chiuso il Festival il convegno dedicato alla memoria del magistrato Francesco Saverio Borrelli. Afferma Désiré Klain: “è stato un festival di grandi emozioni, come quelle che abbiamo vissuto quando la scrittrice e attivista italo-siriana Asmae Dachan, dopo aver raccontato il suo reportage della guerra in Siria, con foto toccanti, si è fermata su un’immagine in bianco e nero: quella di una bambina che guardava in camera, uno scatto che era diventato una promessa.”


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