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Giardini italiani

di Yvonne Carbonaro

Numero 265 - Novembre - 2025

L’arte dei giardini racconta la lunga storia del gusto e della cultura nel nostro paese


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Nel Bel Paese l’amore, e quindi la cura, dei giardini nelle proprietà private ha radici antiche. A Pompei le Domus più prestigiose custodivano all’interno un fazzoletto di terra coltivato e fiorito e le grandi “villae” erano arricchite di ampi e ben curati spazi verdi, -taglio- che per quelle “maritimae” arrivavano fino al mare. A Roma imperatori e nobili circondavano le loro magioni di fastosi parchi arricchiti anche delle nuove varietà da frutto che giungevano dalle periferie dell’Impero. Nel medioevo chi poteva permetterselo si dotava di un “hortus conclusus” recintato da alte mura. Ma ecco che con il Rinascimento il giardino, ordinato e armonico nel suo impianto, con realizzazioni di sculture arboree disegnate secondo i criteri della “ars topiaria” si apre al paesaggio allargandosi su coltivazioni di ulivi, viti e alberi di varie specie. Il ‘Giardino all’Italiana’ diventa così il modello di riferimento per le corti europee. Abbiamo poi giardini barocchi sempre più decorati di statue, fontane, chioschetti, grotte di conchiglie, labirinti disegnati con le piante. Il settecento illuminista concretizza l’interesse per la botanica nelle sperimentazioni di nuove specie fruttifere e di essenze esotiche. Infine con l’ottocento romantico diventa di moda il ‘Giardino all’Inglese’ caratterizzato da un finto disordine che mira a riprodurre la natura selvaggia non addomesticata dall’uomo. Con l’invasione del cemento tanti antichi giardini privati sono scomparsi e nelle città a stento sono stati risparmiati i parchi pubblici, sia quelli nati in ossequio al principio di offrire alle cittadinanze dei luoghi ameni in cui rilassarsi, sia quelli annessi a regge e palazzi privati e poi resi fruibili per tutti. Sparsi nelle regioni italiane abbiamo esempi di magnifiche aree verdi fiorite, piccole e grandi, pubbliche e private. Esiste oggi una rete di oltre 155 giardini visitabili in 15 regioni, e sono solo una parte del totale. Alcuni esempi: In Campania, oltre ai meravigliosi parchi pubblici, una volta reali, annessi ai Palazzi di Capodimonte (che include, al limitare del bosco il Giardino Torre recentemente restaurato, con agrumeto e orto reali), di Portici e di Caserta, ricordiamo l’Orto Botanico, la Villa Comunale - già Villa Reale –; i giardini delle ville di delizia della nobiltà borbonica sopravvissuti accanto ad alcune ville del Miglio d’Oro. -taglio2- Più recenti ma non meno attraenti e suggestivi sono ad Ischia “La Mortella” e i vari giardini di piante grasse che sull’isola hanno trovato il clima ideale per prosperare. Da tener presente a Capri i “Giardini di Augusto” con la vista sui faraglioni, e ad Anacapri quello della villa di Axel Munthe, gestito e curato dall’amministrazione svedese a cui Munthe la lasciò in eredità. Nel Lazio, prestigiosi giardini circondano la villa di Caprarola, scenario di molte produzioni cinematografiche; il celebre Parco di Bomarzo con i suoi “mostri” inquietanti; gli splendidi Giardini di Ninfa, quelli di Villa d’Este a Tivoli e tutti quelli delle ville dei Castelli Romani che papi e cardinali fecero a gara a rendere favolosi. Senza parlare dei tanti parchi della capitale, tra cui Villa Borghese. In Toscana le ville medicee presentavano spazi verdi creati con arte per il piacere e il riposo del signore. A citarne uno per tutti: il Giardino di Boboli a Firenze. Nell’entroterra veneto prosperarono i giardini delle ville palladiane e lungo la Riviera del Garda, mentre a Venezia è stato di recente restaurato il giardino del Redentore, pur nello stretto spazio tra calli e canali. E che dire dei fastosi parchi delle ville del lago di Como? In Piemonte c’è il parco della residenza sabauda di Venaria Reale. All’estremo sud la Sicilia ci incanta con i giardini annessi alle ville nobiliari come Donnafugata. Ogni parco, ogni giardino racconta una storia: la storia di una dinastia o di famiglia o di una comunità, ma anche la storia delle progressive e continue nuove conoscenze botaniche, e, soprattutto, la storia del raffinato gusto italico anche nell’arredo verde che si è fatto arte. La sua evoluzione nel tempo è parallela all’evoluzione storica, politica e sociale dei luoghi. L’avvento della democrazia ha esteso il concetto della fruibilità per tutti di beni prima patrimonio esclusivo di pochi privilegiati. Prenderne coscienza e visitarli crea un ulteriore attrattore turistico e stimola il senso di salvaguardia dell’ambiente e della natura. Ci sono agenzie che organizzano tour nei più bei giardini storici. Gli architetti del verde hanno oggi un ruolo di rilievo nell’ambito della disciplina architettonica e “ Il Garden Club", associazione distribuita sul territorio, si dedica al giardinaggio e alla conoscenza e valorizzazione delle piante.





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