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FRANCESCO PANNOFINO

Evoluzione di un attore

di Laura Fiore

Numero 189 - Giugno 2018

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È senza ombra di dubbio la “voce” più amata dagli italiani, sapremmo riconoscerla tra mille, ma anche come attore non scherza affatto, lo dimostrano i suoi numerosi successi


Francesco Pannofino siamo abituati ad ascoltarlo più che a guardarlo, infatti, sono anni ormai che l’attore ligure presta la sua incredibile voce ad attori internazionali come George Clooney e Denzel Washington, solo per citarne alcuni. Eppure anche quando lo ritroviamo in prima persona sul grande e piccolo schermo, è capace di ipnotizzarci. Quella di Pannofino è una recitazione unica nel suo genere, frutto di anni ed anni di studio e soprattutto di pesante gavetta. Da quel lontano 1995, anno che ha visto Francesco Pannofino debuttare nella pellicola “Croce e delizia” per la regia di Luciano De Crescenzo, ne ha fatta di strada e proprio negli ultimi tempi si è confermato come uno dei migliori attori e doppiatori in circolazione nel panorama cinematografico italiano ed internazionale. La serie tv “Boris”, è uno dei suoi lavori di successo, infatti, ha stravolto quella che fino ad allora era l’idea classica dei telefilm. Puntate ricche di umorismo noir, in grado di strappare un sorriso anche al più serioso degli spettatori. Noi di Albatros Magazine l’abbiamo incontrato al Salone del Libro di Torino, durante il quale ci ha parlato delle sue passioni e dei suoi prossimi progetti.-taglio-

Ultimamente l’abbiamo vista al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove ha doppiato alcuni stralci della saga di Harry Potter. Che esperienza è stata?

“La cosa che mi ha colpito maggiormente a Torino, è stata la grande quantità di gente entusiasta per questa giornata di lettura e doppiaggio. Lo stesso giorno in cui c’ero io, erano presenti grandi nomi come Daria Bignardi, Erri De Luca e Mauro Corona, eppure in molti hanno preferito me! Sentire il calore delle persone mi mette sempre di buon umore e mi fa amare ancora di più il mio lavoro.”

Alcuni suoi colleghi, dopo anni di carriera, si reinventano registi. Non ha mai pensato anche lei a questa possibilità?

“E certo che ci penso, ma sono consapevole del fatto che per fare un cambiamento simile c’è bisogno di tempo. Vorrei fare qualcosa in grado di restare, poi, nel corso del tempo; magari partire da un’idea forte e svilupparla a modo mio. Anche qualcosa di teatrale legato alla musica non mi dispiacerebbe, sono cresciuto suonando la chitarra e ho scritto anche alcune canzoni. Mai dire mai!”

Oltre la musica, anche lo sport è una sua grande passione...

“Sì, anche se sembra impossibile, un tempo praticavo molto sport. Giocavo a calcio, ero abbastanza forte, da mancino prima come ala sinistra, poi retrocesso a terzino. Tra le grandi squadre seguo la Lazio, ma difficilmente vado allo stadio: mi dissocio dall’ignoranza di alcuni scenari razzisti, non mi piace quello che vedo. Ho anche interpretato Nereo Rocco, uno dei ruoli che mi ha maggiormente inorgoglito!”

Il progetto che l’ha consacrata come uno dei grandi dello spettacolo italiano è certamente la serie “Boris”, cosa rappresenta per lei?

“Eh, Boris è Boris! È difficile spiegare a parole cosa rappresenta per me. Tutto è nato quando mi hanno chiesto di fare un provino per un’ipotetica serie che si doveva realizzare. Già quando ho letto il copione avevo capito fosse roba forte e dopo aver girato la puntata pilota, ha convinto subito tutti: l’umorismo era talmente alto che doveva per forza andare bene.”

Parlando di doppiaggio invece, cosa pensa del fatto che moltissime persone preferiscono seguire le serie tv americane in lingua originale?

“La prima cosa che mi viene da pensare: almeno significa che conosciamo l’inglese! In ogni caso, questa scelta può essere dovuta al fatto che non si ha più la pazienza di aspettare e quindi si vuol sapere ‘come va a finire’. Non credo che questa tendenza possa sferrare un colpo al doppiaggio, quest’ultimo ci sarà sempre!”

Quindi non crede sia un settore a rischio?

“Al momento no, forse tra chissà quanti anni parleremo tutti la stessa lingua, ma fino ad allora il doppiaggio resta un servizio davvero importante e in Italia è sicuramente di qualità.”

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“Vorrei fare qualcosa in grado di restare, poi, nel corso del tempo; magari partire da un’idea forte e svilupparla a modo mio”

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