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Filosofia, tutta da leggere

di Alfredo Salucci

Numero 189 - Giugno 2018

Si sa che non siamo dei grandi lettori; i dati dell’ISTAT del 2016 riportano che sei italiani su dieci non leggono, e il numero dei lettori decresce anno dopo anno, soprattutto al Sud.


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Si sa che non siamo dei grandi lettori; i dati dell’ISTAT del 2016 riportano che sei italiani su dieci non leggono, e il numero dei lettori decresce anno dopo anno, soprattutto al Sud. A questo va aggiunto che il confronto con le altre Nazioni europee ci condanna agli ultimi posti anche per questo aspetto. Fra i lettori di libri sono le donne a porsi al primo posto, seguiti dai ragazzi della fascia di età compresa tra gli undici e i quattordici anni. Dei lettori, poi, solo la metà riferisce di aver letto nell’ultimo anno almeno tre libri. Ancora va sottolineato come i lettori più assidui sono quelli con una buona cultura di base e un titolo di studio. I motivi di questa scarsa attitudine alla lettura secondo gli operatori del settore vanno ricercati nella scuola e nella famiglia. Nella scuola perché non c’è una politica che favorisce la lettura, spesso le scuole non hanno una biblioteca e dove c’è spesso manca chi se ne occupa. Per quanto riguarda le famiglie, molte non possiedono libri; una famiglia su dieci non possiede libri in casa. -taglio- In questa situazione è difficile avvicinare i ragazzi alla lettura, infatti, risulta che leggono di più i ragazzi con genitori entrambi lettori rispetto ai coetanei i cui genitori non leggono. È una situazione desolante; ma la cosa peggiore è che questa tendenza non sembra destinata a migliorare. In questa situazione invitare a leggere libri di filosofia potrebbe sembrare fuori luogo. Ma non è così, almeno per me. La lettura deve istruire, incuriosire, farci pensare, in una sola parola deve essere stimolante, nel senso che deve essere propedeutica per un qualcosa che deve ancora essere scoperto. Leggere è continuare a leggere, camminare su una strada che man mano diventa sempre più grande, sempre più bella e piacevole da percorrere. Chi legge sa che la sua lettura non finisce con l’ultima pagina del libro, ma continua proprio dall’ultima pagina con un nuovo libro, un nuovo capitolo, una nuova storia. Mi sono chiesto se il calo dei lettori e quindi della tiratura di libri non sia dovuto anche a quello che ci viene proposto di leggere. Ho l’impressione che siamo piuttosto appiattiti su libri che forse oggi attirano meno il lettore. Romanzi, storie poliziesche, commissari, delitti, libri da cucina, sono generi da sempre riproposti anche se oltremodo sfruttati. Forse anche il lettore accanito, quello che legge dodici o più libri l’anno si è un poco stufato di incontrare nelle librerie sempre gli stessi titoli. Allora avanzo un’idea: offrire altri generi, non solo libri di storie confezionate, pronte all’uso, dove chi legge è perennemente l’elemento passivo della storia, colui che subisce l’autore e i suoi personaggi, chi alla fine della -taglio2- lettura può solo dire se il libro è piaciuto o meno. Bisogna dare al lettore una parte attiva, che non si riduca al giudizio, piuttosto banale, di affermare se la lettura sia stata piacevole o meno. La domanda che si dovrebbe porre al lettore dovrebbe essere la seguente: dopo aver letto questo libro ne leggerà altri? E chiedere il perché sia in caso di una risposta affermativa sia negativa. Ho detto che i libri devono stimolare, ma stimolare che cosa? La curiosità, vale a dire il saperne di più, il contraddittorio, per confutare quello che si è letto, la conoscenza, perché qualsiasi cosa si legge comunque è conoscenza. Sapere come la pensano gli altri, anche se non condividiamo il loro pensiero, aumenta la nostra crescita non solo culturale ma umana, quindi il rispetto verso le altrui opinioni. Quali libri possono raggiungere più degli altri questo scopo? I libri di filosofia. Quelli che illustrano l’amore per il sapere per eccellenza. Certo non si può iniziare con testi difficili, nessun editore penserebbe di fare un ottimo affare pubblicando la Critica della ragion pura di Kant, ma si potrebbe puntare su tanti libri che avviano al pensiero filosofico, cosiddetti protrettici, ossia capaci di avvicinare il lettore alla filosofia, ai tanti temi della vita, alle tante domande ancora senza risposte. Ma leggendo questi libri troveremo la risposta alle tante domande che ci affliggono? Certamente no! La filosofia non dà risposte, ma pone domande sensate, non stupidaggini, come purtroppo siamo abituati a sentirne. Già il porre domande sensate sarebbe un obiettivo auspicabile per evitare tanti conflitti.





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