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Femminilità e sostenibilità

di Paola Ratti

Numero 203 - ottobre 2019

Intervista a Paola Citterio, che di recente ha portato nuovamente la sua arte a Milano, conquistando tutti con la sua delicata e al tempo stesso incisiva creatività


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L'Italia è da sempre terra di grandi artiste, anche se i riflettori a volte non sono puntati su di loro. Però ci sono personalità come Paola Citterio che non riescono a passare inosservate, grazie a uno stile unico in cui l'estetica si fa contenuto, su cui riflettere. Originaria di un paese vicino a Milano, ha iniziato la sua carriera come scenografa (lavorando con nomi del calibro di Gabriele Salvatores, Bob Giraldi, Tarsem e Frederic Planchon) per poi trasferirsi a New York, dove ha trovato ispirazione artistica nella sua vita familiare, creando sculture che mescolano i tradizionali mestieri che ha imparato dalle donne nella sua casa d'infanzia, con oggetti metallici trovati in città. Di recente Paola è tornata nella sua Milano con una mostra alla Fondazione Kenta e poi con un progetto speciale legato alla moda. D'altra parte, da sempre, moda e arte sono un binomio inscindibile alimentato da sensibilità e creatività, l'una attinge dall'altra in una continua interpretazione e rielaborazione della vita alla costante ricerca di un ideale di bellezza. Così Paola Citterio ha collaborato con Malo, azienda leader nel settore di maglieria, in un progetto de La Tenda Milano che per due settimane ha esposto, nella sua vetrina principale in via Solferino, le opere frutto di questo incontro. Gli intramontabili capi di cashmere firmati Malo hanno trovato la loro perfetta collocazione all’interno di un’installazione site specific di Paola Citterio, con lo showcase di una scultura creata proprio con i filati utilizzati dall’azienda che l’artista ha lavorato con la tecnica del feltro a secco e assemblato con il ferro (l'allestimento è stato curato dall'architetto Stefano Longoni). È stata proprio questa l'occasione per fare due chiacchiere con questa meravigliosa artista.-taglio-

Partiamo da questa collaborazione con Malo e La Tenda, com'è nata?

“La collaborazione con la Tenda è nata con Paola Omboni fondatrice di Tbs Milano. Mi è piaciuta l’idea di trasformare una vetrina in un opera d’arte senza perderne la teatralità. Era d’obbligo la scelta di una azienda come Malo perché la mia materia prima è la lana. Sono stata presso l’azienda ne ho visitato i luoghi e studiato le forme per tornare in studio con campioni di lana e fonderli in una serie di sculture. Quale miglior sodalizio per una textile artist, un’abbraccio morbido come il cachemire.”

Pensi che si possa tornare, come in passato, ad avere sempre più sinergia tra arte e moda?

“Personalmente credo che non ci siano limiti nella fruizione e divulgazione di ogni forma d’arte, la moda, il design e l’arte si contaminano a vicenda. Se questo porta ad accresce la nostra conoscenza attraverso la bellezza ben venga.”

Ci racconti il tributo alle donne attraverso le opere esposte?

“Le mie sculture parlano di lavoro, di sensibilità femminile.”

Come sono nate queste opere, dietro alle quali c'è grande manualità?

“Quando trovo un ferro subito ne immagino la parte mancante e la realizzo, la completo secondo una mia visione che si configura al primo sguardo. Non resisto, devo subito iniziare la parte in feltro per questa ragione non fondo o forgio.”

Solitamente come procedi, anche con la ricerca di materiali? La tua arte può essere considerata sostenibile?-taglio2-

“Nello sfruttamento delle risorse che utilizzo, riciclo il ferro e la lana. La colorazione è fatta con cocciniglia, i pezzi che utilizzo sono quasi tutto ricercati nel luogo dove lavoro. Quindi sì, potremmo affermare che le mie sculture sono sostenibili.”

Tu lavori molto all'estero giusto? Ce ne parli? L'arte al femminile com'è percepita negli Stati Uniti, rispetto all'Italia? Trovi che qui ci sia ancora un po' di maschilismo?

“Per me l’estero è l’Italia, dato che risiedo a New York da quasi vent’anni, è un piacere poter lavorare al di qua e al di la dall’Oceano. L’arte al femminile a New York ha molte finestre. Dipende da quale building ti affacci e cosa vedi. Il maschilismo non è una forma che suscita il mio interesse, non perché non lo riconosco come atteggiamento, ma perché sono poco attenta alle differenze di genere. Il mio lavoro mette insieme la parte maschile e femminile, non la divide e non si esercita ad evidenziare le differenze, né per moda, tanto meno per credo.”

Tu hai tenuto anche delle mostre collettive (per esempio a Milano "Io non sono roba tua" presso lo spazio Tbs). Credi nell'unione delle energie, in particolare tra artiste?

“Credo nel lavoro curatoriale e nel concetto di una mostra. Non credo che l’unione tra due o più artiste siano sufficienti a garantire una bella mostra. È il progetto che vince non l’unione.”

Prossimi progetti?

“Prossimo progetto è quello di realizzare un sogno. Una grande scultura, la più grande mai realizzata, magari attaccata ad una gru in un porto. Mi piacciono i luoghi del lavoro, non li snobbo. Con la mia arte vorrei renderli più poetici, per sottolinearne il valore.”





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