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Fausto Leali

Giovane per sempre

di Laura Frigerio

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Il cantautore dalla voce calda e graffiante ha deciso di festeggiare il superamento dei 50 anni di carriera con un album di duetti


Tra i miti della musica italiana c'è senza ombra di dubbio lui: Fausto Leali. Intere generazioni hanno cantato, si sono emozionate ed innamorate con canzoni come “A chi”, “Deborah”, “Io amo” e “Mi manchi”. Il cantante lombardo ha ora superato, e soprattutto festeggiato, i 50 anni di carriera e ha deciso di ricordare questo particolare momento con un album di duetti intitolato “Non solo Leali” in cui rivisita brani celebri della musica italiana ed internazionale. In questo nuovo lavoro discografico troveremo le voci di Mina, Francesco De Gregori, Claudio Baglioni, Tony Hadley, Renzo Arbore, Alex Britti, Massimo Ranieri, Enrico Ruggeri, Umberto Tozzi e Clementino (solo per citarne alcuni). Noi di Albatros l'abbiamo incontrato a Milano, nella sua casa discografica, dove ci ha raccontato qualcosa in più su questo nuovo ed interessante progetto.

Quello che ha raggiunto è decisamente un bel traguardo di carriera... “Non guardate la carta d'identità per favore! Io sono un cantante moderno, ho una grande forza e tanta voglia di fare nonostante lo scorrere del tempo. La musica è eterna, non conta quanti anni hai, se una melodia è bella, lo è sempre.”. -taglio- È consapevole del fatto che la sua musica è entrata a far parte del DNA italiano? “Certo, me ne rendo conto ogni volta che vedo giovani artisti interpretare le mie canzoni, magari anche durante programmi popolari come i talent. Penso, per esempio, a Marco Carta che vinse 'Amici' con 'A chi' e 'Io amo', oppure a Ignazio de Il Volo che esordì in tv proprio duettando con me (sempre con 'A chi') e ora è una star mondiale. Insomma, mi fa molto piacere che un repertorio che ha così tanti anni vada ancora forte! Forse tanto ‘vecchietto’ non sono!”

Com'è nato questo nuovo progetto discografico “Non solo Leali”? “Il progetto è iniziato con Mina. Mi spiego meglio, mi ero ripromesso che se lei avesse accettato di collaborare, avrei continuato a lavorarci su e lei sarebbe stata la regina assoluta: l'unica donna. Per me è un onore averla nel mio disco.”

Ai fans dei Blue è piaciuta la vostra versione di “A chi mi dice”? “Meno male, inizialmente c'è stato chi ci ha attaccato pesantemente dicendo che non ci trovava adatti insieme. Poi, però, il fans club ufficiale si è dimostrato entusiasta e ci ha ringraziato. Questi ragazzi hanno realizzato un collage in cui le voci dei Blue si uniscono alle nostre. Lo dovreste trovare ancora sui social, dategli un occhio, è molto bello.”

A proposito dei social network, che opinione ha a riguardo? “Sono convito che delle volte possono essere un po' pericolosi, molto dipende dall'intelligenza di chi scrive ma anche di chi legge. Qualche tempo fa una persona (che so essere una cantante) ha detto espressamente che gente come me e Mina dovrebbe andare ad una scuola di canto e magari ritirarci. Che rispondi a gente così? Una cosa è certa: io non ho alcuna intenzione di andare in pensione! Sono un tipo instancabile e l'abbraccio della gente che sento tutte le sere mi dà la forza di andare avanti, e se c’è qualcuno che non apprezza la mia musica, pazienza! Le mie soddisfazione me le sono prese nel corso di questi lunhi anni e spero di continuare in questa direzione.”

Come vede i ragazzi che cercano il successo su YouTube? “Le stranezze sono sempre esistite e spesso ne esce qualcosa di buono. Mi viene in mente, per esempio, Fabio Rovazzi, che ho conosciuto e mi piace molto: mi ha raccontato come il suo video, girato con pochi mezzi, è diventato virale. È stato facile farci amicizia, perché è un tipo in gamba, anche se fa di tutto per sembrare più vecchio (facendosi anche crescere i baffi). Credo continuerà a far successo, perché per quanto semplici le sue idee risultano ‘innovative’.”

Farebbe mai un talent come giudice? “Si, anche se non sarei molto adatto perché sono un buono di natura e mi si spezzerebbe il cuore ogni volta che dovessi vedere un mio ragazzo lasciare la gara.”

La tv di oggi le piace? “Apprezzo il fatto che sia aumentata la scelta. Per me che sono curioso e adoro i documentari (quelli di astronomia, sulla natura, ma anche le grandi costruzioni) è la gioia, perché c'è davvero l'imbarazzo della scelta. Mi piace invece meno la radio, che trovo troppo esterofila: lo dice uno che è cresciuto con la musica straniera!In questo campo vedo meno progressi, sarei ben lieto di assistere ad una svolta di stile e di idee.”

Due anni fa hai pubblicato l'autobiografia “Notti piene di stelle”. Ce ne parla? “Avevo in mente da tempo di scrivere una biografia e ho scelto di farlo attraverso le mie canzoni, con dei retroscena legati ad esse. Racconto, per esempio, della mia amicizia con Wilson Pickett, con cui al Festival di Sanremo 1968 ho cantato 'Deborah', che è poi diventato anche il nome di mia figlia. Lui le ha fatto da padrino e, tutte le volte che tornava in Italia con la moglie, andava a prenderle un regalo. Sono tante le ‘storie’ da raccontare e mi faceva piacere condividerle con tutti.”

Ci sono stati dei momenti poco felici nella sua vita professionale? “Negli anni'70 sbagliai tre Sanremo di fila e all'epoca, dato che il festival aveva un certo peso, la cosa mi ha messo in crisi. Così tra il 1973 e il 1986 feci qualcosina, ma sempre con il pensiero di un eventuale ritiro. Poi nel 1987 partecipai ancora a Sanremo con 'Io amo' e riassaporai il successo. Una sensazione bellissima. Da lì non mi sono mai più fermato, ho riacquistato fiducia e ho continuato dritto per la mia strada!”.

Riguardo la sua vita privata, invece, come ha vissuto la fine di una relazione importante? “Eh, non è mai semplice. Prima di sposare Germana nel 2014, ho avuto altre due relazioni importanti, una delle quali ha dato la vita ai miei due figli che sono la mia gioia più grande. Quando una storia finisce , tutte e due le parti, se ne rendono conto. Se non c’è più quella complicità e quella tolleranza significa che qualcosa non sta andando per il verso giusto, io preferisco chiudere prima che poi si arrivi ad una condizione di irreversibilità. Magari passi per il cattivo di turno, ma almeno si evitano lunghi momenti di discussione.”

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“Il progetto è iniziato con Mina… Mi ero ripromesso che se lei avesse accettato di collaborare avrei continuato a lavorarci su, e lei sarebbe stata la regina assoluta: l'unica donna”

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