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Fabrizio Plessi

di Joanna Irena Wrobel

Numero 2019 - luglio-agosto 2019

L’acqua e il fuoco, il blu intenso e il rosso ardente, lo scorrere fluido del tempo e l’alternarsi ininterrotto della natura, sono gli indiscussi protagonisti dell’arte di Fabrizio Plessi (1940, Reggio Emilia)...


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L’acqua e il fuoco, il blu intenso e il rosso ardente, lo scorrere fluido del tempo e l’alternarsi ininterrotto della natura, sono gli indiscussi protagonisti dell’arte di Fabrizio Plessi (1940, Reggio Emilia). Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia (in seguito ne dirigerà la Cattedra di Pittura), subisce il forte fascino di quella città: misteriosa, unica e irripetibile. Per Plessi, Venezia (dove oggi vive e lavora) rimane un vero luogo del cuore: fonte di ispirazione inesauribile e sorgente fresca di idee creative. Le grandi masse d’acqua del mare inquieto, i canali colmi e tortuosi, l’andirivieni ritmico delle maree, costituiscono le basi, danno origini all’indagine artistica dell’artista veneziano. -taglio- Considerato il padre della video arte italiana, grande sperimentatore, curioso innovatore, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi, pur non disdegnando i medium artistici tradizionali (come disegno, che per sempre rimane uno dei suoi fondamentali stimoli creativi), spazia continuamente dalle performance sonore alle architetture tridimensionali, dalle scenografie teatrali (e televisive) alle video sculture. Dalla fine degli anni 60, Plessi si cimenta nella video arte, diventando il massimo esponente italiano nel mondo. Il suo approccio alla tecnologia, alquanto inusuale e diverso, è ridotto ad un elemento naturale, quasi umanizzato, con il quale convivere, comprendere e (pro)creare. Questo nuovo metodo di intendere le molteplici possibilità e sfaccettature del mezzo digitale, portano Fabrizio Plessi a istituire la cattedra universitaria di “Umanizzazione della Tecnologia e Scenografia Elettronica” a Colonia. Per primo in Italia, l’artista utilizza il monitor televisivo come vero e proprio materiale, dentro cui far scorrere inarrestabili flussi di acqua e di fuoco digitale. Il rapporto illusionistico fra rappresentazione e realtà dell’elemento liquido compare amplificato nelle estreme possibilità tecnologiche della riproduzione meccanica e tecnica. I suoi lavori toccano da vicino, la natura ambientale del video, incorporando strutture tridimensionali. Particolarmente suggestive le installazioni “site specific” create per spazi antichi, gotici e rinascimentali a dimostrazione di una passione per la classicità e per la spettacolarità, confermate dalle scenografie elettroniche per vari eventi e spettacoli (Titanic, Icarus, L’opera da tre soldi, Romeo e Giulietta), accompagnate da colonne sonore di compositori di fama mondiale come Philipp Glass e Michael Nyman. -taglio2- Incantevoli le opere di grandi dimensioni pensate per gli spazi monumentali come Piazza San Marco di Venezia, La Valle dei Templi di Agrigento, le Terme di Caracalla di Roma e tanti altri. Le numerose partecipazioni alla Biennale e al Festival del Cinema di Venezia, spalancano all’ artista veneto le porte di importanti spazi museali internazionali, come il Guggenheim di New York e di Bilbao, Centre Pompidou di Parigi, Fondazione Mirò di Barcellona, le Scuderie del Quirinale di Roma, per citarne solo alcuni… Nel 2000, Plessi realizza il Padiglione Italiano per l’Expo di Hannover, con una monumentale installazione alta 44 metri, dal forte impatto visivo, intitolata “ Mare Verticale”. Nel 2017 ha ideato per il Teatro la Fenice di Venezia “Fenix DNA”, una suggestiva opera d’arte multisensoriale e immersiva. Le video installazioni di Fabrizio Plessi sono composte da numerosi elementi, principalmente costituiti da schermi a Led ravvicinati, inseriti nelle strutture tridimensionali, spesso a forma di imbarcazione. I video rappresentano un flusso d’ acqua ininterrotto, accompagnato dal rumore del mare. Un’intensa luce blu pervade gli spazi, il rumore dell’acqua rimbomba e avvolge il visitatore. Spesso le sue opere creano veri e propri percorsi sensoriali ed emozionali, come nell’ultima mostra ideata per i sotterranei delle Terme di Caracalla, dove il fuoco sposa l’acqua e dove i rumori della natura si fondono con le voci e gli spiriti degli antichi romani. Un grandioso progetto tecnologico, di grande attualità, una specie di archeologia del futuro, dove gli schermi oltre a rappresentare le forze della natura, fanno scorrere i flussi del pensiero e della vita.


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