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Evanescente contemporaneità

di Lucia de Cristofaro

Numero 227 - Febbraio 2022

Chissà se quando Zygmunt Bauman elaborò il concetto di “società liquida”, avrebbe mai potuto immaginare che tale espressione diventasse la normalità del nostro mondo contemporaneo


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Andando indietro nel tempo, chissà se quando Zygmunt Bauman elaborò il concetto di “società liquida”, avrebbe mai potuto immaginare che tale espressione diventasse la normalità del nostro mondo contemporaneo. Un mondo dove il concetto di comunità è fortemente minacciato all’individualismo sfrenato, -taglio-dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista, da cui spesso difendersi. Un soggettivismo che ha minato, e mina, le basi della società in cui viviamo, rendendola fragile, senza più punti di riferimento, dove tutto si dissolve e diventa liquido. In tale tipo di società non vi è più alcuna certezza nel diritto: la norma è vista come nemica. Ciò che si rincorre è l’apparire a tutti i costi e un consumismo che diventa sempre più smodato. Si passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza freni. Questo è il mondo in cui viviamo, ovvero una modernità liquida, la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza. Tale prospettiva sembra avvolgere non solo i singoli individui, ma anche le relazioni sociali e le relazioni tra nazioni, in una dinamica che appare sempre di più disarmonica e soprattutto non democratica. In tale contesto, anche se c’è da rilevare che i virus sono relativamente democratici e colpiscono in misura variabile tutti i ceti sociali, è altrettanto palese che nei momenti di emergenza le società si imbattono nella scarsità delle risorse a seconda della loro posizione geo-politica. Questa scarsità amplifica le vulnerabilità e le diseguaglianze e con esse le distanze tra i popoli. Il vincolo delle risorse, insufficienti alle esigenze di tutta la popolazione, rischia di schiacciarci sul confitto causato dall’istinto di sopravvivenza, annullando la spinta verso la collaborazione e la solidarietà che nasce dal profondo dell’essere umano, gli unici due sostantivi che rendono la vita di ognuno fertile e ricca di senso. -taglio2-Un’ulteriore considerazione è… come la pandemia ci ha messo di fronte alle nostre responsabilità verso un ambiente maltrattato e inquinato dalla specie predominante: l’uomo. Toccare con mano il dramma della distruzione progressiva delle risorse naturali del pianeta, le quali, quando l’uomo è stato messo a riposo, insieme alla sue attività, a causa del Virus, sono risorte, trovando di nuovo la loro integrità biologica, ci porterà finalmente a capire che la salute è un processo sistemico che include il benessere della natura e del mondo animale? Questa è la vera domanda. Perché quando ci lasceremo finalmente e definitivamente alle spalle il distanziamento sociale, l’isolamento domestico, il lavoro a distanza, e tutto ciò che ha caratterizzato gli ultimi anni della nostra vita, solo se avremo dentro di noi cambiato atteggiamento sociale e ambientale, potremo dire di avere sul serio voltato pagina. Una pagina di vita dove non ci sarà più un ‘invasione del reale’ nel digitale, dove le relazioni umane non saranno più relegate in un mondo virtuale digitale, dove il digitale non è più lo spazio condizionante e assorbente della nostra quotidianità, ma solo una opportunità di velocizzazione di alcuni processi e non sostituto della realtà concreta, ingombrante forse, pesante di sicuro, ma così appagante per il nostro sentire. Una realtà fatta di strade, di pietre, di natura, di cielo, di calore del sole, di aria pulita che sazia i polmoni, di persone da incontrare, da ascoltare, da abbracciare. Un sogno tutto ciò? Forse, ma per fortuna anche i sogni, se ci crediamo sul serio, spesso si avverano.





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