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Ermal Meta

Finalmente in Attacco

di Luca Guerrasio

Numero 176 - Aprile 2017

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Il suo singolo “Vietato morire” arriva a quota 10 milioni, ma Ermal non ha intenzione di arrestare la sua ascesa. Che poi è un costante percorso di “crescita e ricerca”


Nato in Albania, all'età di 13 anni si è trasferito con la madre, il fratello e la sorella a Bari, troncando ogni rapporto con il padre, da lui definito violento. La musica è per lui elemento sempre presente: cresciuto ascoltando quella classica grazie alla madre, violinista professionista, ha cominciato a suonare a 16 anni (pianoforte e chitarra) e ha fatto parte di vari gruppi prima di diventare uno degli “Ameba 4” come chitarrista. La band avrà vita breve e, al suo scioglimento Ermal Meta prende il coraggio a due mani e continua in solitaria la sua carriera musicale. Almeno inizialmente optando per una approccio “da difensore”, come lui stesso ci racconta, ovvero scrivendo testi bellissimi poi affidati alla voce di tanti grandi della musica italiana. Emma, Francesco Renga, Patty Pravo, Chiara, Marco Mengoni, Francesca Michielin, Francesco Sarcina, Giusy Ferreri, Lorenzo Fragola e tanti altri hanno cantato i suoi versi, diventati poi tutti dei grandi successi. Passano un paio d’anni ed Ermal comincia quindi ad “avanzare”, realizzando nel 2014 il brano “Tutto si muove”, colonna sonora della serie televisiva “Braccialetti rossi”, ed esce in rotazione radiofonica il singolo “Lettera a mio padre”. Un anno dopo partecipa a Sanremo nella categoria Giovani con il singolo “Umano” che raggiunge la 66.ma posizione nella classifica dei singoli più venduti in Italia, contenuto nel suo primo album registrato in studio. Quest’anno, anche grazie agli ottimi feedback ricevuti da pubblico e critica, Ermal è stato selezionato da Carlo Conti per partecipare alla categoria Big della kermesse sanremese, e con “Vietato morire” è stato fra i più apprezzati interpreti della cinque giorni, celebrato con un meritatissimo terzo posto, il premio per la migliore cover presentando “Amara terra mia” di Domenico Modugno, ed il Premio della Critica "Mia Martini" da parte della Sala Stampa Ariston. Per uno che ha iniziato in difesa, non male come prima “scorribanda offensiva”… -taglio- Sei apprezzato sia come autore sia come cantante, in che modo riesci a conciliare queste due parti di te?

“In realtà io scrivo e basta. Ogni canzone, ogni testo, ogni singola parola la scrivo per me, non potrei mai pensare di scrivere pensando con la testa di qualcun altro. Non posso indossare la pelle di altre persone. Scrivo pensando a me, poi son decisioni successive se cedere il testo o meno. La vita è una decisione continua e questi due ‘volti’ di me sono in perfetta sintonia tra loro.”

Hai pensato di cedere il brano “Vietato morire”?

“Neanche per un secondo, ho da subito pensato che era il mio pezzo e lo avrei cantato a qualsiasi costo: anche in camera da letto!”

C’è una canzone che col senno di poi, invece, avresti voluto cantare tu?

“No, altrimenti ci sarebbe da chiedersi ‘avrei voluto cantarla io perché è diventato un enorme successo? Perché è una canzone osannata da tutti?’ Beh, devo dire che io sono contento a prescindere, poiché anche se a far successo è un altro artista è pur sempre una mia canzone quella che canta! Le coppe le alzano gli attaccanti, ma le partite si vincono grazie ai difensori come me!”

Come nasce la scelta del titolo “Vietato morire”?

“Ecco, c’è un piccolo particolare da dover sottolineare: ogni volta che scrivo un testo, che successivamente incido in un mio disco, non riesco mai a ricordare il momento in cui quella canzone sia stata concepita! Al contrario, quando la canzone è cantata da qualcun altro, ricordo tutti i particolari dell’istante in cui l’ho scritta: cosa pensavo, cosa facevo…. Per ‘Vietato morire’ ricordo soltanto che avevo bisogno di scrivere un testo come questo, una priorità uscita fuori naturalmente, ma nient’altro.”

Nel testo del brano parli di solitudine. In che periodo della tua vita ti sei sentito solo e chi devi ringraziare per aver superato quel brutto momento?

“Sentirsi soli credo capiti a tutti costantemente e per molteplici ragioni. Io son fortunato, però, perché ho una compagna al mio fianco che ha numerose doti e soprattutto è di grande compagnia: la musica. Quindi, in generale, non sono mai solo. E la capacità, la dote, che mi è stata donata dal destino ho intenzione di condividerla col mondo intero. La vita è tutta una questione di karma....”

Quali le differenze tra questo album e “Umano”?

“Non faccio mai dischi di genere, non mi rappresentano. Sono tutte canzoni che sembrano scritte da persone diverse; in questi album ho cercato di essere quanto più variegato possibile e penso di avercela fatta. Se compariamo le due track list, in fondo sono collegate tra loro, ma allo stesso tempo non si assomigliano per niente. È stato davvero soddisfacente riuscire in questo progetto, significa che mi sto muovendo nella direzione giusta.”

Quali i tuoi prossimi appuntamenti?

“Durante questo mese di Aprile continuano gli instore, per abbracciare e ringraziare tutti i fans che mi supportano e che mi permettono di vivere di musica. Dopodiché ci saranno due concerti a Maggio, il 7 all'Alcatraz di Milano e il 16 all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Piccola parentesi: ne approfitto per ringraziare anche tutti i ‘disobbedienti’ che hanno permesso al mio singolo di toccare quota 10 milioni di views. Siete la mia forza.”

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“Le coppe le alzano gli attaccanti, ma le partite si vincono grazie ai difensori come me”

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