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Entusiasmarsi come bambini

di Teresa Pugliese

Numero 199 - Maggio 2019

L’ultimo romanzo di Reno Brandoni, tra musica, emozioni e storie fantastiche


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Negli anni '80 ha collaborato con i più importanti chitarristi dell'epoca come Stefan Grossman, John Renbourn, Duck Baker, Dave Van Ronk, oggi Reno Brandoni è diventato la voce dei più piccoli. Da anni infatti il chitarrista scrive storie e favole per bambini, un mondo che l’ha portato a riscoprire l’entusiasmo della gioventù, non solo per il proprio lavoro ma anche per la musica. È uscito il suo ultimo romanzo di formazione “Filastrocche per sentirsi grandi” una nuova esperienza per l’autore, che per la prima volta abbandona l’abbinamento delle immagini al testo per coniugare la scrittura con la tecnologia, trasmettendo con un linguaggio contemporaneo e innovativo l’importanza della cultura musicale e non solo.

Dal mondo della musica, della chitarra e del rock, come sei passato ad un altro mondo e cioè a quello della scrittura per bambini?

“Nei piccoli ho ritrovato l’entusiasmo che avevo io quando ho iniziato. Le carriere quando sono lunghe alla fine un po' stancano, nei confronti del pubblico c’è sempre emozione ma non c’è più quell’adrenalina e quell’entusiasmo che si hanno i primi tempi. -taglio- A lavorare con i ragazzi ho ritrovato quella curiosità di prima, quella voglia di fare. In un periodo dove questa generazione si trova poco attenta alla storia, ai percorsi, alle modalità di approccio alla musica che si aveva quando ero giovane io, quindi mi sono sentito investito dal dovere di raccontare un mio passato, che era un po' un modo diverso di vivere la musica. “

Non è la prima opera di questo genere che scrivi…

“In passato ho fatto una trilogia che parlava della storia della musica che partiva dal blues, passando per il rock, il jazz e la musica classica, raccontando le vite di personaggi famosi, ognuno per ogni stile. La cosa bella è che le storie sono talmente incredibili che ai ragazzi sembrano delle invenzioni. Questa cosa piace molto a loro e cioè che la fantasia si sovrapponga alla realtà. Poi vanno a casa fanno le loro ricerche e capiscono che tutto quello che io ho raccontato come fantastico in realtà è veramente esistito. Questa cosa mi ha così entusiasmato che ho deciso poi di scrivere questo mio ultimo libro che è un’evoluzione di tutto il percorso che io ho fatto nei confronti dei ragazzi, è molto importante perché racchiude molti messaggi e quindi lo vedo come un vero e proprio libro di formazione.”

Questa scrittura ti porta spesso nelle scuole. Che esperienza è lavorare con loro?

“Io faccio molti laboratori nelle scuole, ed ogni laboratorio è un vero e proprio concerto. Quando io parlo del blues, vado lì con sei chitarre, mentre racconto la storia cambio -taglio2- strumento, suonando le cose che ho scritto, e quindi c’è un coinvolgimento totale, suoni e atmosfere che si sovrappongono a storie a volte lontane ma veramente vicine ai giorni nostri.”

La protagonista del tuo libro è Sara, lei vive in mondo moderno in cui la musica non esiste. Vuole essere questo un parallelismo, una metafora di un mondo senza emozioni?

“Sì, all’inizio del libro si racconta che una grande casa discografica decide di controllarla, un progetto che fallisce perché chi non ascolta la musica controllata vedrà il suo smartphone bloccato. I giovani invece di accettare questo preferiscono far sparire una forma d’arte per paura che gli si blocchi il loro telefono. Questo ha sottolineato come l’utilizzo di questo mezzo è diventato così importante che merita la cancellazione di una forma d’arte nobile come la musica.”

Nel disco c’è la partecipazione di Paolo Fresu, uno dei più importanti trombettisti del nostro tempo. Com’è nata la collaborazione con lui?

“Ho progettato la parte musicale con Stefano Nosei, stavamo componendo le musiche, ed io avevo scritto un brano di questo disco che prevedeva una parte di fiati, Stefano conosceva Paolo ed allora è nata l’idea di chiedere se volesse collaborare con noi. Quando è venuto a registrare non solo ha suonato in questo pezzo, ma si è talmente entusiasmato che ha messo la sua arte in altri brani del disco.”





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