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Emozioni a distanza

di Maresa Galli

Numero 240 - Maggio 2023

Il toccante spettacolo di “Proximo” del maestro argentino Claudio Tolcachir al Teatro Sannazaro di Napoli


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Al teatro Sannazaro è andato in scena “Próximo”, spettacolo scritto e diretto da Claudio Tolcachir, maestro di École des Maîtres 2022, con Lautaro Perrotti e Santi Marín, una produzione Timbre 4 e Carnezzeria. Firmano le scene Sofia Vicini, i costumi Cinthia Guerra, le luci Ricardo Sica. Cosa succede, si interroga l’autore, quando le relazioni, gli affetti si sviluppano a distanza?-taglio- “Possiamo amare senza toccare, possiamo amare senza odorare?”, si interroga. Al centro della storia l’incontro tra due ragazzi, Elian e Pablo, distanti geograficamente ma vicini grazie al computer e al telefonino. Presto diventano importanti l’uno per l’altro, sfidando le barriere fisiche, lo spazio e il tempo. “Próximo” (Vicino) parla del momento in cui la comunicazione è interrotta; quando la illusoria sensazione di occupare lo stesso luogo è infranta; quando la solitudine invade ogni cosa – spiega Tolcachir - ma parla anche della capacità di costruire una relazione quando finalmente si è in grado di accettare questa distanza, e di costruire su di essa. “Mi basta sapere che tu sei lì, che mi ascolti, che respiri con me”. Come ci si ama oggi, al tempo dei social, come si annullano le distanze per creare una comunicazione vera, profonda? Come si superano le solitudini? Anche il silenzio, uno sguardo riflesso dallo schermo del computer, l’attesa di parlarsi ancora azzerano le distanze fisiche, le barriere. La storia, tra comicità e dramma, con acume psicologico e introspezione, commuove, fa riflettere, diverte, emoziona, nello stile inconfondibile dell’autore argentino che racconta eventi quotidiani evidenziandone l’aspetto grottesco. Drammaturgo, regista, attore e fondatore, nel 1998, del Teatro Timbre 4, punto di riferimento culturale a Buenos Aires, “teatrista”, come si dice in America Latina di chi, nel teatro, sa fare tutto, Tolcachir ottiene il suo primo successo internazionale nel 2005 con il pluripremiato “La Omisión de la Familia Coleman”. Il suo spettacolo “Edificio 3. Storia di un intento assurdo”, del 2008, parla di tradimenti, equivoci, sogni e rimpianti nei quali tutti possono riconoscersi diventando come i cinque abitanti di Edificio 3.-taglio2- L’autore rivisita, con ironia, telenovele e commedie sudamericane. Ha diretto anche numerose opere liriche. Mette in scena testi da lui scritti e diretti, quali “Tercer cuerpo”, “El viento en un violín” (che, con “La Omisión de la Familia Coleman” formano la “Trilogia del living”), “Emilia”, “Dínamo” e l’ultimo, “Próximo”. Insignito di numerosi premi, ACE, Clarín, María Guerrero, Teatro del Mundo y Teatro XXI, nominato al Premio Konex come uno dei migliori registi contemporanei, in Italia, nel 2017, ha vinto il Premio UBU per “Emilia”, Miglior testo straniero e scrittura drammaturgica, spettacolo in cui ha diretto una bravissima Giulia Lazzarini. Le sue opere sono rappresentate in oltre 20 paesi e tradotte e pubblicate in sei lingue. Come attore ha lavorato in oltre 30 produzioni teatrali con registi di spicco. I suoi workshop sono seguiti da New York a Madrid, da Venezia a Lisbona, da Milano a Parigi, da Montevideo a Strasburgo. “Credo in un teatro che vibra, latente, pericoloso, in cui quello che è più significativo non affiora in superficie”, afferma Tolcachir che cerca di raggiungere, assieme agli allievi dei suoi corsi, “l'esplorazione di una creatività flessibile e delicata; costruire insieme un cammino nel vuoto, che ci permetta una creazione libera da strutture preconcette, legate a ciò che già conosciamo. Un umile e profondo lavoro di libertà, osservazione, creazione e comunicazione all'interno di una concezione di rete e di gruppo”. Questo sapiente lavoro partecipato, la scoperta maieutica di materiale assolutamente personale, la sfaccettata, imperfetta natura umana, sono alla base di lavori teatrali surreali ricchi di stile che fanno di Tolcachir uno dei grandi drammaturghi del tempo presente – che pongono domande senza l’assurda pretesa di possedere le risposte.





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