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EDWIGE DANTICAT

di Maresa Galli

Numero 217 - Febbraio 2021

Raccontare il mondo, i suoi eventi naturali e sociali, la vita reale della gente


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Edwige Danticat, scrittrice haitiana naturalizzata statunitense che, con le sue storie conquista un pubblico sempre più ampio, con Haiti nel cuore. Autrice di romanzi, racconti e saggi, tradotti in diverse lingue, è stata insignita di prestigiosi premi letterari: l’“American Book Award”, il “Super Flaiano” (per “La fattoria delle ossa” e “Fratello, sto morendo”), lo “Story Prize” -taglio-(per “Il profumo della rugiada all’alba”). Laureata in Letteratura francese al Barnard College di New York, ha studiato Scrittura creativa che ha poi insegnato alla New York University e all’Università di Miami. Vanta collaborazioni con i registi Patricia Benoit e Jonathan Demme, realizzando documentari su Haiti. È anche protagonista del documentario (“Poto Mitan: Haitian Women Pillars of the Global Economy”) sull’impatto della globalizzazione sull’universo femminile. Vent’anni caratterizzati da romanzi intensi, da “Parla con la mia stessa voce” ad “Amabelle della canna da zucchero”, da “La fattoria delle ossa” a “Fratello sto morendo”, da “Claire, luce del mare” a “L’arte di morire”, fino al recente “La vita dentro”. Danticat si è cimentata anche nel genere poliziesco, attuale per descrivere l’isola di Haiti ricca di contrasti e situazioni conflittuali; ha pubblicato un suo racconto in “Haïti noir”, una raccolta di storie senza lieto fine, ognuna ambientata in un diverso ambiente haitiano. Le disuguaglianze sociali, la povertà, la devastazione del terremoto del 2010 con morti e senzatetto, ma anche il grande patrimonio culturale caraibico e la forza di risollevarsi di un popolo si ritrovano nei racconti dell’autrice. Nel nuovo libro “La vita dentro”,-taglio2- presenta otto storie, ambientate tra Haiti, Miami e New York, scritte in oltre dieci anni, per parlare d’amore, amicizia, abbandono, dolore e nostalgia. Un innamoramento che ridà voglia di vivere a due persone amiche, la devastante fine di un matrimonio, due amanti che si riabbracciano dopo una tragedia, un uomo nei suoi ultimi giorni di vita, una festa familiare metafora di conflitti generazionali. Rimpianti, sogni infranti, relazioni umane scandagliate nel profondo, storie di immigrati, sono emozioni telluriche come i disastri naturali che sconvolgono il territorio e la vita di tutti. Danticat narra con profonda umanità storie di resilienza: di Mélisande ammalata di Aids, autentica catastrofe sanitaria ad Haiti, di Elsie, l’infermiera che aiuta l’ex-marito a salvare l’amante, di Nadia che accorre al capezzale del padre morente quando è troppo tardi per parlarsi, di Jeanne in depressione post partum che deve gestire anche una madre ammalata di Alzheimer, di Darline giunta su un barcone, che ha perso il marito in mare. Nella scrittura autentica dell’autrice non si fanno sconti ma non vi è retorica o buonismo, mostrando il lato accogliente e salvifico delle donne, asse portante della società, che sanno perdonare e ricostruire – sempre.





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