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Dramma in musica

di Maresa Galli

Numero 198 - Aprile 2019

In scena al San Carlo la prima versione del capolavoro verdiano ispirato alla morte dal re di Svezia, Gustavo III, sovrano illuminato


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Al Teatro di San Carlo grande successo per “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, opera in tre atti su libretto di Antonio Somma, da “Gustave III, ou Le Bal masqué” (1833) di Eugène Scribe, una coproduzione Malmö Opera e Teatro dell’Opera di Roma. L’ambientazione è quella della Svezia settecentesca, oppressa dalla censura, governata dal sovrano Gustavo III che, per esigenze censorie dell’epoca, fu trasformato nel Conte di Warwick e governatore di Boston, poiché non era possibile mettere in scena un regicidio. Nel 1858, negli stessi giorni in cui Verdi sbarcò a Napoli per mettere in scena al San Carlo Gustavo III - questo il titolo originario dell’opera - a Parigi Felice Orsini attentò alla vita dell’Imperatore Napoleone III. Firma la regia Leo Muscato, al suo debutto al San Carlo, che mette in scena la prima versione del capolavoro verdiano ispirato al ferimento mortale subito dal re di Svezia, Gustavo III, sovrano illuminato, in occasione di un ballo in maschera la sera del 16 marzo 1792. “Ognuno può facilmente immaginare quanto invasive possano essere state le ingerenze censorie, ma fino a che non le si tocca con mano non si riesce davvero a capire quali enormi compromessi dovevano accettare i compositori, poeti e letterati – spiega Muscato - quello che sembra giusto e necessario fare, spesso non è quello che un compositore può permettersi. -taglio-E nemmeno potremo capire fino in fondo quanto realmente si modifichi il senso dell’opera cambiando ambientazione ed epoca. Ci è sembrato doveroso – afferma il regista – conservare la distanza temporale voluta da Verdi che ambienta la sua storia nel 1792, in una corte sfarzosa e divertente. ‘Ballo’, inoltre, ha tutti gli archetipi delle favole. C’è il Re, la sua amata, il suo migliore amico, la strega cattiva, il bosco pericoloso, il castello, il ballo. Ci sono l’amore, l’odio, il tradimento, l’onore, il tragico, il romantico. Per questo il nostro incipit è ‘C’era una volta un Re, il suo miglior amico e una donna’, proiettato in apertura di sipario con tanto di duello per sottolineare il complotto dei congiurati.” Sul podio dell’Orchestra e del Coro (maestro del Coro Gea Garatti Ansini), l’atteso e gradito ritorno di Donato Renzetti che offre una direzione elegante e raffinata, appassionata ed equilibrata, che valorizza al massimo la purezza dell’armonia, la duttilità della melodia. Il canto ben incarna tutta la gamma delle sfumature teatrali dell’opera, che mescola elementi del dramma e della commedia. Un’opera dotata di differenze stilistiche che risentono della complessa esperienza verdiana del grand opéra e il dramma in musica ritrova l’unità attraverso l’impiego di mezzi esclusivamente musicali. Verdi dà voce ai sentimenti dell’amore e dell’amicizia, della passione e della rinuncia, ribaltando il dramma in commedia, la festa in tragedia. Il compositore apre a un linguaggio orchestrale e armonico sottile, e ad una vocalità più libera -taglio2-secondo la quale il cabalettismo scompare quasi del tutto e le grandi arie si integrano perfettamente. Ai conflitti interni tra i personaggi si aggiungono conflitti sul piano sociale e politico. I personaggi sono complessi, poliedrici, ambivalenti, dal contrasto interiore che li agita nella vita tragica e al tempo stesso leggera, giocosa. Strepitoso il Coro, brillante e ottimamente preparato, che mostra anche grande presenza scenica. Ben calibrati i movimenti coreografici a cura di Alessandra De Angelis, con la regia e i bei costumi ideati da Silvia Aymonino. Completano il quadro le luci di taglio quasi espressionista create da Alessandro Verazzi, riprese da Marco Alba e le sontuose scene progettate da Federica Parolini che rendono alla perfezione la vita mondana della corte settecentesca, disegnando poi un perfetto, orrorifico antro di Ulrica, e una suggestiva, sontuosa scena del ballo. Roberto Aronica e Celso Albelo si alternano nei ruoli di Gustavo III Re di Svezia (Riccardo); Carlo, Duca di Ankastrom (Renato) ha la voce di Luca Salsi e Seung-Gi Jung; Carmen Giannattasio e Susanna Branchini interpretano Amelia; Ulrica è interpretata da Agostina Smimmero e Anastasia Boldyreva; Oscar Anna Maria Sarra e Marina Monzò. Ottima prova vocale per tutti gli interpreti, dosati e perfettamente in parte, lontani da manierismi e fortemente espressivi. Una favola come quella della vita, dolce e amara, ben dipinta da un eccellente cast e da orchestra, coro e balletto del Lirico in stato di grazia.





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