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Dove sono i giovani?

di Adriano Fiore

Numero 262 - Luglio-Agosto - 2025

Mandate in giro i vostri figli, che ai soldi e a tutto il resto possono pensarci quando saranno grandi. Buona estate!


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Stiamo sottovalutando un fenomeno, o meglio molto spesso ci è del tutto estraneo ed invisibile, mentre dovrebbe (paradossalmente) preoccuparci. In Italia stanno chiudendo sempre più discoteche e club che prima venivano invasi dai giovani nel week-end (e non solo), per vivere serate memorabili e ballare fino al mattino. -taglio- Qui da noi, come in tutto il mondo, è stato così almeno dagli anni ’80 fino a una decina d’anni fa, quando l’incalzare dei social network e del gaming ha sempre di più rinchiuso i giovani nelle loro camerette, stroncandoli definitivamente col periodo Covid. Se il ’68 ha “inventato i giovani”, nel senso di dare un nuovo orizzonte post-studi che non fosse necessariamente quello di andare subito a lavorare, così da perdersi per il mondo, fare esperienze, conoscere persone. Esattamente quel “faccio cose, vedo gente” su cui ironizzava Nanni Moretti e che incredibilmente era riuscito a scavallare il cambio di millennio. Poi però il mercato ha avuto la meglio, con le sue logiche consumistiche che ha capito quanto terreno fertile ci fosse in ragazzi facili da sottomettere a vecchie e nuove dipendenze, soprattutto alla presenza di genitori o troppo impauriti del mondo (perché lo hanno visto) o troppo distratti ed ignoranti (perché non l’hanno visto). I vent’anni del 2000 prevedevano partite in strada, uscite con le amiche a fare shopping, appostamenti per scorgere chi ci piaceva, e tante, tante attività svolte fuori dalle mura casalinghe, con due finali sublimazioni: il viaggiare e la discoteca. Tutto il resto, in un modo o nell’altro, i Millennials riuscivano ad ottenerlo – magari dicendo qualche bugia in più rispetto ai fratelli della X Generation sicuramente meno controllati – ma su quelle due cose, andar via per dei giorni coi propri amici lontano da casa, ed uscire la notte preparati al massimo per andare chissà dove con chissà chi, sono sempre stati i principali argomenti tabù di ogni famiglia, con litigate, scenate, libertà concesse, promesse non mantenute, nuove litigate ed un circolo vizioso che si esauriva solo col passare degli anni e delle età. Oggi giovani e genitori non litigano, o meglio non lo fanno così seriamente, perché i giovani non chiedono nulla, tranne i nuovi prodotti che i guru del marketing gli fanno credere sia necessario avere. Il telefono nuovo, le scarpe alla moda, vestiti, occhiali… -taglio2- Ed i genitori sono ben contenti di risolvere la dialettica genitoriale col portafoglio, che gli evita pensieri e preoccupazioni, sentendosi così anche di star facendo un buon lavoro. Provate a chiedere ad un ragazzo di 18 anni se preferisce l’ultimo IPhone o un viaggio a Los Angeles. Provate chiedere di scegliere tra un Rolex e la macchina a disposizione tutti i week-end per andare in discoteca. Sareste sorpresi dalle risposte. I ragazzi il mondo sentono di conoscerlo, e per questo non hanno interesse nel vederlo. La musica? La sentono a casa. Un partner? Lo trovano sul cellulare. Ballare insieme? Perché dovrebbero, a quale fine. Stiamo correndo verso la deriva di una società 100% utilitaristica: “non perdo mai tempo per fare cose che non mi piacciono e non mi interessano”. La domanda però sorge spontanea: come si fa a capire cosa piace se non si prova niente? Facile, ci si affida ai giudizi degli altri, alle esperienze degli altri, agli Influencer che dirigono ogni giorno di più la vita di tutti. Che le discoteche chiudano è sintomo di un problema sociale grave, ma nessuno sembra accorgersene. Tanto poi arriva la bella stagione, i volumi si alzano, e qualcuno che balla si vede e ci sentiamo rassicurati. Ma non è la stessa cosa, come viaggiare o spostarsi. Pensateci e, anche se non ve lo chiedono, mandate in giro i vostri figli, che ai soldi e a tutto il resto possono pensarci quando saranno grandi. Buona estate!





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