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Dietro il male oscuro

di Laura Fiore

Numero 198 - Aprile 2019

Il noto virologo Prof. Giulio Tarro, a quarant’anni dalla scoperta relativa al “Male Oscuro di Napoli”, aggiunge ai tanti riconoscimenti, quello di miglior virologo al mondo, promosso dall’IAOTP


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L'IAOTP (Associazione internazionale dei migliori professionisti al mondo), nel corso di una cerimonia svoltasi all'Hotel Plaza di New York, ha consegnato l'importante riconoscimento di “Miglior virologo al mondo”, al prof. Giulio Tarro. Il prof. Tarro iniziò la sua brillante carriera quando Albert Sabin comunicò la disponibilità del suo vaccino contro la poiliomielite. In quell’annuncio, trasmesso in tutto il mondo, Sabin riconobbe a Tarro, suo allievo, il merito di aver contribuito a questa determinante scoperta. Il prof. Tarro, nonostante la sua grande notorietà e i tanti riconoscimenti internazionali visti, tra cui la candidatura al Nobel per la Medicina (e ci permettiamo di citare anche il “Premio Internazionale Albatros”), ha sempre continuato il proprio lavoro, con impegno ed abnegazione. Le sue scoperte ed i contributi di studi di rilievo sono stati anche suggellati dalla menzione d’onore nella rivista TIP (Top Indu-stry Professionals), dal premio Albert Nelson Marquis, la pubblicazione della biografia (già premiata, fra le migliori al mondo, dall'Enciclopedia americana), con foto, sul Wall Street Journal (nov. 2018) l’esposizione della sua gigantografia in Time Square, la copertina di Millenium e tanto altro. A quarant’anni dalla scoperta del prof. Tarro relativa al "Male oscuro di Napoli", scoperta in cui individuò ed isolò il virus respiratorio sinciziale che era la causa delle infezioni respiratorie (bronchiolite)e che nel 1979, stava mietendo morti fra i bambini, il prof. Tarro ricorda con noi l’importanza di quella scoperta, e della terapia indicata da lui stesso, per la completa scomparsa di tale malattia.-taglio-

Quando inizia il suo lavoro di ricerca per il “Male Oscuro”?

“Inizia a Napoli, nel 1978. Nell'estate di quell'anno cominciarono ad apparire sui giornali notizie di una impennata delle morti tra i bambini ricoverati all'Ospedale pediatrico Santobono per ‘encefalite’. A portare ulteriormente fuori strada da una corretta diagnosi fu la circostanza che i bambini, spesso giunti in coma all’ospedale, venivano affidati non già al pediatra ma direttamente al rianimatore (il quale concentrava le sue attenzioni sulla mancanza di ossigeno al cervello), il sospetto che le morti potessero essere determinate da una serie di vaccinazioni (negli ultimi mesi c'erano state cinque morti addebitate a vaccinazioni contro la difterite e il tetano) la scarsa collaborazione tra l'Ospedale Santobono e l'Ospedale Cotugno (preposto a fronteggiare emergenze infettive e quindi dotato di laboratori di analisi certamente più efficienti di quelli di altri ospedali) e soprattutto la scelta dell'Ospedale Santobono di conservare i campioni istologici dei bambini deceduti in frigorifero, con la conseguente morte del virus respiratorio sinciziale (VRS) responsabile, come si accerterà in seguito, della bronchiolite e, quindi, della morte conseguente al coma. C'era, poi, l'incomprensibilità delle cartelle cliniche redatte in modo approssimato che rendeva impossibile comprendere cosa fosse successo al bambino nelle prime ore del manifestarsi del male.”

Perché un virus così diffuso non fu, sin dall’inizio dell’emergenza, preso in considerazione quale causa del “Male Oscuro”?

“Una spiegazione è certamente da ricercarsi nelle folli procedure che furono essere messe in atto per l’identificazione dell’agente patogeno. Sulla scelta della Direzione sanitaria dell'Ospedale Santobono di conservare i campioni istologici dei bambini deceduti in frigorifero con la conseguente morte del virus, come abbiamo già detto. -taglio2-Ma un errore ancora più grave fu commesso con l’analisi di altri materiali biologici tratti da pazienti vivi, in quanto ci si affidava ai tamponi nasali che inoltre giacevano per moltissimo tempo negli armadi del Santobono.”

Quando le fu chiesto il suo parere?

“Al convegno che si tenne alla Torre Biologica del nuovo Policlinico, il prof. Hoerringer dell’Istituto Pasteur mi chiese di intervenire così esposi le considerazioni che identificavano il virus RSV quale causa dell’epidemia suggerendo, quasi con umiltà, strategie sanitarie e percorsi terapeutici. Il mio intervento catturò l’attenzione di tutti i presenti, compresa la delegazione dell’OMS che decise di trattenersi a Napoli per discutere con me il da farsi. Qualche mese dopo, la commissione ministeriale ufficializzava quello che avevo sempre sostenuto: l'agente eziologico responsabile dell'epidemia era il virus respiratorio sinciziale.”

Poi, cosa accadde?

“Dopo una settimana presentammo alla commissione tecnica, riunitasi all'Istituto d'Igiene del policlinico, i seguenti dati: l'isolamento del virus espiratorio inciziale, la dimostrazione della ‘conversione sierologica’ (aumento degli anticorpi) rispetto al VRS, riguardo a quattro pazienti su cinque, la risposta positiva di alcuni piccoli pazienti alla cura. Non le sto a raccontare il Bailamme che scatenò, l’efficienza del gruppo di ricerca virologica nel portare a termine una scoperta che evitò che quella epidemia si trasformasse in una vera strage di innocenti. Ogni tanto ripensare a quei momenti mi fa ribollire il sangue per la stupidità e l’arroganza di tanti baroni che, come quarant’anni fa, continuano a mortificare i tanti talenti della medicina costringendoli a recarsi all’estero.”

Lasciamo il Prof. Tarro, presidente della Fondazione per la ricerca sul cancro “Teresa e Luigi de Beaumont Bonelli”, sicuri di rincontrarlo per altri importanti successi futuri.





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