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Democrazia in evoluzione

di Johan Galtung

Numero 176 - Aprile 2017

Qual è l’essenza della democrazia? Il “Governo col consenso dei governati” comporta due classi di persone: Governanti e Governati; concretamente Stato e Popolo, ovvero statalismo.


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“Elezioni libere ed eque” comportano la votazione per un Parlamento; ovvero parlamentarismo. Insieme, danno vita ad una struttura di potere a tre livelli: stato-parlamento-popolo; col popolo che controlla il parlamento, e questo che controlla lo stato. Nel 2016 alcune votazioni non sono andate come lo Stato-Parlamento si aspettava, facendo in modo che si parlasse di democrazia elitista piuttosto che populista – passiamo dallo statalismo al parlamentarismo al populismo?. Una crisi, con alcuni intenti a parlare di post-democrazia… Un’altra risposta sull’essenza democratica è “Unità autonome [auto-governantisi] monolivello”; non governanti contro governati, ma una situazione in cui le decisioni si prendono per tutti in assemblee generali. Spesso questo si definisce anarchismo, con “nessuna struttura”. Un termine, però, improprio: sebbene non ci sia Stato né Parlamento, ci sono molte assemblee. Un’interpretazione concreta sarebbe localismo, dato che le unità sono autorità locali (AL), municipalità, e le assemblee i loro consigli comunali. Un aspetto chiave diventa allora il livello di controllo statale delle autorità locali. In Spagna, paese con una tradizione ideologica anarchica, le AL sono forti. Una diversa risposta, non istituzionale – più filosofica-intellettuale – implicherebbe termini come trasparenza e dialogo. -taglio- La democrazia è un contesto con tutto manifesto, nulla a porte chiuse, tutto è disponibile al dialogo popolare permanente: per via della parola, logos. Ma va bene per gente brava con le parole. Quelli che non lo sono, si presentano in pubblico con corpi tonici, con la bellezza nella musica – i due modi in cui gli afro-americani hanno ottenuto accesso allo spazio pubblico negli USA. Hanno spianato la strada per le altre democrazie? Guardiamo i media USA-Occidentali oggi: c’è attenzione agli sport, ma anche alle arti che comportano l’uso delle parole, come le canzoni di cantautori, o le opere teatrali [scritte] da attori. L’essenza della democrazia sta cambiando, migliorare la società all’accedere allo spazio pubblico – Televisione, Media in alcuni casi, e la piazza cittadina in altri? Dallo spazio pubblico di società, paesi, stati, a province – ONG - municipalità-aziende, e a regioni-organizzazioni intergovernative/ONU- transnazionali? In piccolo, arrivando alle famiglie, in grande fino allo spazio globale? Il diritto a una presenza verbale, cioè ad esporre la propria opinione, va bene, ma va bene anche qualunque altra presenza, cioè uno spettacolo. Sapendo bene che taluno può volgere la presenza in un evento per ottenere notorietà all’istante. “Libertà d’espressione” è di più, ed è meglio della “libertà di parola”. Abbiamo iniziato con la ricerca dell’essenza, e la prima risposta è stata una catena convenzionale di comando. Ma attenti! Che cosa controlla la gente? Risposta: la cultura profonda, il subconscio collettivo; copioni sconosciuti. Esempio: immaginiamo un popolo che dia per scontato che ci siano due, solo due, versanti a qualunque contesa; uno giusto, uno sbagliato; ove non ci sia compromesso ma un duello, e chi vince ne decide il risultato. Questo copione controlla la gente. Potere al popolo suona bene, ma che genere di popolo? Si badi di nuovo: che cosa controlla i copioni? Incontri condivisi con la realtà che portano a presumere che cos’è così naturale-normale da sedimentarsi nel subconscio collettivo, non consciamente presente. Prima c’erano due risposte concrete: Statalismo e Localismo. Quanto danno possano fare persone con la cultura profonda appena descritta dipende dal potere di ciò che controllano. Persone con una cultura profonda oscurantista che controllino uno stato possono fare molto danno; se invece solo un’AL, non possono fare granché. Tesi: non sono le persone a governare le democrazie, bensì le loro culture profonde. Ma la gente può rendersi cosciente delle proprie culture profonde e cambiarle, cosa cruciale affinché le democrazie interagiscano. Le elezioni intra-statali hanno effetti inter-statali – le società non sono reciprocamente isolate – ma i cittadini extra-statali non hanno diritto di voto. Interferire nelle elezioni di altri è un -taglio2- surrogato di partecipazione, ma importa se sia verso il basso, il lato, o l’alto. Molto meglio sarebbero referendum globali su temi globali ed elezioni infrastatali su temi nazionali. Arriveranno. Oggi non esiste alcun diritto umano ad influenzare le decisioni USA, cinesi, russe; e per la UE è difficile perfino ai cittadini UE. Un’anomalia inaccettabile. C’è stato un cambiamento da una democrazia semplice con elezioni nazionali eque, libere, a una democrazia complessa risultante dall’interazione di tutti nello spazio pubblico, plasmando con ciò l’evoluzione della società? Se consideriamo l’evoluzione come diversità e simbiosi che conducono a sempre maggiore complessità – come dall’inorganico all’organico alla vita agli umani: Sì. La democrazia è un contesto che favorisce l’evoluzione nella misura in cui accoglie la diversità e la simbiosi. Poi la domanda successiva: che aspetto hanno le future democrazie? Risposta: non sappiamo, se l’avessimo saputo ci saremmo già, o in percorso. Ci viene detto che homo sapiens è una risultante dell’evoluzione, ma non la fine dell’evoluzione. Come sono gli umani futuri? Risposta, di nuovo: non sappiamo; l’avessimo saputo, potremmo tentare di fermarlo, o accelerarlo. Evidentemente, l’“evoluzione” è insidiosa; ma è una realtà, che la capiamo o no. Non è lo stesso che “sviluppo”; che è la guida consapevole di una società verso una società migliore; e quindi una parte della politica, come al solito, sotto statalismo, localismo o anarchismo. L’evoluzione, sospinta dalla competizione-selezione naturale, dalla cooperazione-aiuto reciproco, in scoperta di nuove nicchie – Darwin-Kropotkin-Imanishi – nessuno, tutti o altri fattori, ha la propria logica. E così pure la democrazia in evoluzione. Torniamo sui nostri passi. Chiamare “semplice” la democrazia elettiva non è un’argomentazione contro le elezioni, ma contro la concezione della democrazia solo in quanto elezioni. Possano Libere ed Eque Elezioni restare con noi come importante conquista umana. In ciò che è comlesso, ciò che è semplice è incluso, non escluso. Ma tutto quanto ha a che fare con la vita evolve; e così le democrazie. L’attenzione s’è focalizzata sullo spazio pubblico, accessibile a tutti con libertà d’espressione che non riduce la libertà altrui, s’è ampliata da verbale al non-verbale, a reciproco arricchimento. La democrazia è là dove la gente governa essendo sé stessa; incompatibile con il mega-capitalismo, ma non con un po’ di micro-capitalismi. Il diritto umano è non solo di restare in vita ma per ognuno, nelle democrazie, di governarsi essendo sé stesso, con i pilastri evolutivi – diversità e simbiosi – intatti. In breve, una democrazia in evoluzione.


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