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Dalla parte delle donne

di Livia Damiani

Numero 234 - Ottobre 2022

La sindrome di Otello, un pericoloso delirio


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Il personaggio di Otello è noto a tutti, la sua ossessionante gelosia che culmina nell’assassinio di Desdemona. Oggi a secoli e secoli di distanza dall’opera di William Shakespeare, assistiamo purtroppo ancora all’angosciante fenomeno del femminicidio. La gelosia può essere una esternazione di interesse sia da parte dell’uomo sia da parte delle donne,-taglio- ma se va oltre deve immediatamente accendersi un campanello d’allarme che ci faccia capire il pericolo. Di fatto la sindrome di Otello è un disturbo delirante caratterizzato da una gelosia morbosa, ossessiva, incontrollabile nei confronti del partner. Il delirante sospetta continui inganni e tradimenti, è tormentato dall'incertezza, va alla costante ricerca di prove, pretende il controllo assoluto, fa continue domande al partner e talvolta arriva a compiere gesti di estrema violenza psicologica e persino fisica. Diffidente, insicuro, aggressivo, ossessivo, vuole dominare l'altro e possederlo, scambiando tale morbosità per amore. Cosa che ovviamente non è. Le cause di quella che è una vera e propria patologia non sono proprio chiare, anche se seguendo la strada tracciata da Freud, esse potrebbero avere origine nell’infanzia. L’esperienza dell’abbandono fisico o gravi mancanze affettive da parte dei genitori, possono sviluppare in età adulta schemi disfunzionali che li inducono a cercare continue conferme, a temere l'abbandono e il tradimento, oppure a ritenersi poco interessanti per le altre persone e quindi non degni di amore. Purtroppo il mito dell'amore romantico, retaggio del passato, tende a far passare l'idea che la gelosia, soprattutto da parte dell’uomo, sia parte integrante delle relazioni sentimentali e che se amiamo tanto, non possiamo farne a meno. Pensare ciò è rischioso in quanto non dà l’immediata dimensione del problema. Infatti i risvolti pericolosi sono molteplici, tutti conducenti ad una violenza psicologica e fisica: Stalking, aggressioni, limitazioni della libertà personale del partner, minacce, manipolazioni di ogni genere, fino a vere e proprie reclusioni, nonché ultimo violento capitolo di una trama iniziata molto tempo prima: “il femminicidio”. -taglio2-Riconoscere i sintomi certo non è facile, considerato che nella maggior parte delle volte alcuni comportamenti possono apparire come normali all’interno di una coppia. E’ importante che noi donne iniziamo a considerare, sempre e comunque, che alla base di qualsiasi rapporto umano, maggiormente se sono coinvolti i sentimenti e l’amore, ci deve essere il rispetto, evitando di confondere questi atteggiamenti quali prove d'amore. L'amore significa libertà, rispetto, sostegno reciproco, fiducia nell'altro. Un rispetto che non può essere accondiscendente con campanelli d’allarme da non sottovalutare, quali: Reazioni aggressive e violente a fronte di eventi futili; Costante monitoraggio delle attività de partner; Accuse di tradimento in assenza di motivi conclamati; Tentativi di sabotare il partner o di metterlo in ridicolo davanti al presunto amante; Perdita di contatto con la realtà. La denuncia rimane la prima cosa da fare, oltre ad allontanarsi dal partner in questione, una denuncia che deve essere fatta tempestivamente alle forze dell’ordine, senza farsi prendere da un’altra sindrome spesso appartenente al sesso femminile, ovvero la sindrome della “crocerossina”, perché anche se ci sono terapie mirate per il trattamento del disturbo, non spetta certo al partner-vittima l'arduo compito di "salvare" il carnefice. Essere attenti ai comportamenti del partner non significa non amarlo, ma semplicemente essere consapevoli che prima di tutto non dobbiamo mai smettere di amare noi stesse e il nostro essere donne, non permettendo a nessuno di calpestare la nostra dignità..





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