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Dalla musica al cuore

di Umberto Garberini

Numero 237 - Febbraio 2023

Un bellissimo recital del pianista Antonio Pompa-Baldi ha concluso la rassegna musicale dell’Associazione “Napolinova” presso la Chiesa di Santa Teresa a Chiaia a Napoli


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Con il recital pianistico di Antonio Pompa-Baldi si è conclusa la rassegna “Il Natale tra musica e poesia” a cura dell’associazione Napolinova, con la direzione artistica di Alfredo De Pascale, presso la bella chiesa di Santa Teresa a Chiaia dei Carmelitani Scalzi a Napoli. Denso e affascinante il programma proposto, in tema con la ricorrenza religiosa, con brani di raro ascolto e una composizione in prima esecuzione dal titolo “Dicembre2022” Fantasia per pianoforte, firmata da Roberto Piana, -taglio- dedicata in modo speciale a Napoli con una citazione, nel finale, del motivo di “Santa Lucia luntana”. Coerente con l’intento di creare ponti e legami che gravitassero intorno alla cultura italiana, la prima parte del programma vedeva accostati due importanti musicisti del primo Novecento, Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) e Ottorino Respighi (1879-1936), diversamente condizionati dalla politica fascista del drammatico ventennio: il primo, di origine ebraica, ne subì le leggi razziali e fu costretto a emigrare negli Stati Uniti nel 1939, mentre l’altro vi aderì con la nomina ad Accademico d’Italia, insieme con altri intellettuali. Da quegli anni travagliati, tuttora si fatica a recuperare e a riconoscere il valore intrinseco di opere d’arte al di là dei pregiudizi. Entrambi gli autori furono estranei ad avanguardie e provocazioni fine a sé stesse, ricollegandosi alla grande tradizione musicale mitteleuropea, pur innovandola dall’interno e ricercando la propria voce, sulla via già indicata da Giuseppe Martucci. Complessa ed emblematica la poetica di Castelnuovo-Tedesco: in essa si fondono cultura ebraica ed elementi letterari e fantastici, come nel caso della fiaba marina “La Sirenetta e il pesce turchino”, del 1920, spumeggiante e vorticosa trasposizione pianistica di onde e flutti che si animano di vita, fra suoni cristallini e antiche movenze di danza. Quindi si aveva modo di apprezzare la raffinata trascrizione, a cura dello stesso Pompa-Baldi, dell’”Andante espressivo” della Sonata in si minore per violino e pianoforte di Respighi, che nulla sacrificava dell’originario pathos melodico, anzi ne esaltava la profondità e la varietà dinamica estendendo l’arco cantabile al registro medio-grave del pianoforte come in un’ideale partitura sinfonica. Il medesimo intendimento di sublimazione si ritrovava nella celebre “Ciaccona” per violino solo di Bach, -taglio2- nella monumentale versione pianistica di Busoni: un confronto e una sfida fra i due strumenti, spinti vertiginosamente al limite delle loro possibilità, fra echi lontani dal passato e sguardi profetici sul futuro. In seconda parte, l’omaggio a Dante con una rappresentazione musicale dell’Inferno composta da Roberto Piana, concepita come una serie ciclica di nove composizioni (parte di un più ampio progetto che include anche le altre due cantiche, per un totale di venticinque brani). Attraverso un linguaggio armonio simbolico, sfilavano personaggi ed eventi paradigmatici di una giustizia implacabile: Mosè, Cleopatra, Cerbero fremevano e tremavano in un’atmosfera sonora cupa e senza speranza; urti e dissonanze di tritono (intervallo diabolico per eccellenza, ma anche simbolo del superamento delle difficoltà e della conseguente elevazione spirituale) tempestavano come un vento impetuoso tutta la tastiera; la struttura unitaria era saldamente impiantata sul tema della “voce” narrante del Poeta, che nell’incontro con le anime di Farinata e Cavalcanti si distendeva in un dialogo più lirico ma sospeso e incomprensibile; quindi il minimalismo ossessivo e indifferente delle Arpie, la dolce e astuta cantilena di Penelope, fino all’estremo atto di ribellione di Lucifero, che si fa beffe del Giudizio Universale e storpia le note del Dies Irae. Infine il gran lavoro di Piana scritto per l’occasione napoletana e terminato appena qualche giorno prima (perciò l’unico a non essere eseguito a memoria), frutto della collaborazione ormai decennale con Pompa-Baldi: la semplicità infantile delle più famose carole natalizie (la composizione si apre e si chiude con la citazione di “Stille Nacht”) si stratificava in un linguaggio via via sempre più complesso, richiamando polifonicamente motivi e temi meno noti di altre culture e tradizioni, in un unico canto a più voci pieno di fiducia e speranza.





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