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Dall’altra parte dell’America

di Maresa Galli

Numero 199 - Maggio 2019

Presentato al Teatro Mercadante l’opera di Andrea Porcheddu sulla trilogia americana di Arturo Cirillo


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Presentato al Teatro Mercadante il volume di Andrea Porcheddu (edizioni Cuepress, pagg. 112,) “Dall’altra parte dell’America. La trilogia americana di Arturo Cirillo”, in occasione della messa in scena della commedia “La scuola delle mogli”, diretta dallo stesso Cirillo. Modera gli interventi di Porcheddu, critico teatrale e studioso, e di Cirillo, attore e regista che ha messo in scena uno strepitoso Molière con un cast di livello, Giulio Baffi, presidente dell’Assemblea nazionale dei critici di teatro e presidente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Andrea Porcheddu, che ha già pubblicato “Il Vero e il Falso”, volume dedicato a Cirillo, prosegue la sua riflessione sul quel sottile confine tra realtà e finzione, funzionale all’interpretazione del teatro dell’attore e regista napoletano. “Dall’altra parte dell’America – spiega Porcheddu – vuole essere una fotografia sfocata, una Polaroid, sull’intenso percorso compiuto dall’attore sulla trilogia, con la sua sapienza tecnica, un modo di stare in scena antico e per questo contemporaneo, scavando in quel nucleo ribollente che è la famiglia”. -taglio- Se il teatro che funziona è quello che ci pone dinanzi ai dubbi, alle inquietudini, alle domande, che ci dà gran schiaffi, suggerendo infinite chiavi di lettura, di certo ci riescono Tennessee Williams, Edward Albee ed Eugene O’Neill, tre giganti della drammaturgia mondiale. Nel contesto post-bellico questi autori, meglio di chiunque altro, hanno rappresentato le problematiche sociali e individuali, “autori non per nulla subito fagocitati da Hollywood” e in Italia messi in scena da Luchino Visconti. Cirillo svela che la Trilogia, composta da “Zoo di vetro”, “Chi ha paura di Virginia Woolf?” e “Lunga giornata verso la notte” non doveva essere un progetto unico. Il regista rifugge il teatro naturalistico, specchio della realtà, cercando mondo più astratto capace di mostrare quanto sia illusoria la realtà e complesse le dinamiche dei rapporti umani. Come nasce dunque la Trilogia? “Accadde che Milvia Marigliano, con cui ci conosciamo da molti anni – spiega Cirillo – e mi ha sempre proposto testi da fare assieme – una volta mi propose di leggere “Zoo di vetro”. L’avevo letto in passato, ma rileggendolo sono emersi subito alcuni elementi… Mi sembrava giusta Milvia nel ruolo della madre, e mi è subito apparso il personaggio di Laura come un possibile ruolo per Monica Piseddu. E Tom mi sembrava adatto per me, con quel suo essere -taglio2- interprete ma anche narratore e in qualche modo dunque “regista” dello spettacolo. E ho capito che tralasciando le didascalie il testo acquistava maggiore valore”. La formazione teatrale di Cirillo, specie quella con Carlo Cecchi, è stata caratterizzata da una costante riflessione sul recitare. Questi testi sono un continuo rapportarsi con il naturale e l’artificio. E ci si interroga fino all’ultima replica”. Apprezzato docente, pedagogo, curioso, Cirillo sa ascoltare e far crescere le singole individualità senza imporre la propria visione. Baffi sottolinea anche quanto sia straordinaria Milvia Marigliano, cardine della trilogia, con ruoli di rilievo nelle tre opere. Il volume, corredato dalle belle foto di scena, è arricchito dagli interventi di Emilio Russo, Alessandro Clericuzio, Dario Gessati, Mario Loprevite, Gianluca Flaschi, Tommado Lagattola, dalle interviste di Andrea Porcheddu e di Stefania Maraucci, dalle recensioni critiche. “La trilogia americana è stata questo: domandarsi su cosa sia il recitare – conclude Cirillo - e cosa sia il buon recitare. Non ho risposte definitive o assolute. Ma non credo ci sia un contrasto tra vita e scena, tra verità e finzione: penso invece sia intrigante interrogarsi su quanto la realtà sia anche immaginaria, quanto il ricordo sia anche un’invenzione”. Un volume assolutamente da leggere e fare proprio.





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