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Dal paternalismo ippocratico al consenso informato

di Alfredo Salucci

Numero 235 - Novembre 2022

Ippocrate, medico e filosofo, nato a Coo, un’isola greca, nel 460 a.C. e morto a Larissa nel 370 a.C. è considerato il fondatore della medicina scientifica


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Ippocrate, medico e filosofo, nato a Coo, un’isola greca, nel 460 a.C. e morto a Larissa nel 370 a.C. è considerato il fondatore della medicina scientifica. Ippocrate, infatti, stacca decisamente la medicina dalla filosofia e dalla teurgia, una forma di magia o una pratica religiosa utilizzata per stabilire un contatto con gli dei per sollecitare o produrre miracoli. Ippocrate quindi è il primo filosofo che può essere considerato un medico per come oggi intendiamo questa professione, -taglio- in quanto è il primo a basare la disciplina medica sull’anamnesi e sull’osservazione del malato. Ippocrate oltre a questi meriti ha anche quello di essere stato il primo ad aver specificato quali sono i requisiti che deve avere chi intende praticare la professione di medico: il cosiddetto giuramento di Ippocrate. Giuramento che oggi, considerati i progressi in campo medico e bioetico, non è più quello redatto da Ippocrate. I tempi sono cambiati: oggi viene rifiutato l’atteggiamento paternalistico del giuramento ippocratico nei confronti del malato. Inoltre è rifiutata anche la sua idea di riservare la conoscenza medica solo a poche e determinate persone. Infine nel giuramento ippocratico si legge: “Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto”. Due temi importanti l’aborto e l’eutanasia che ancora oggi non trovano tutti concordi su come regolarli. Come accennato sopra, il giuramento di Ippocrate ha in sé un atteggiamento paternalistico che oggi è ampiamente rifiutato, non solo dalla classe medica. Basta con il paternalismo: il paziente deve essere posto al centro. In pratica deve essere un soggetto attivo e non passivo come è stato per secoli. Essere soggetto attivo significa, innanzitutto, essere correttamente informato sul proprio stato di salute, sulle eventuali ulteriori indagini da effettuare e sulla terapia medica o chirurgica da praticare. A questo punto, il paziente, in possesso di tutte le informazioni compresa la conoscenza dei rischi e degli effetti collaterali che le ulteriori indagini e la terapia stessa potrebbero causare, decide liberamente, senza mediazione di familiari, sia sul prosieguo delle indagini, sia sulla terapia, e firma il cosiddetto consenso informato. -taglio2- Quanto esposto è regolato dalla nuova legge sul consenso informato del 22 dicembre 2017, n. 219 entrata in vigore il 31 gennaio 2018. In ogni caso, il rifiuto del paziente a eseguire ulteriori indagini o a praticare la terapia prescritta è da ritenersi sempre provvisorio. Il paziente può in qualsiasi momento rivedere le decisioni prese in precedenza. Il medico quindi è tenuto sempre a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Anche la persona minorenne o incapace “deve ricevere informazioni sulle scelte relative alla propria salute in modo consono alle sue capacità, per essere messa nelle migliori condizioni di esprimere la sua volontà”. In tali casi, il consenso informato è espresso o rifiutato per il minore: “dagli esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore, tenendo conto della volontà” del minore stesso, “in relazione alla sua età al suo grado di maturità”; per la persona interdetta ogni decisione è presa “dal tutore sentito l’interdetto, ove possibile”. Quindi, in osservanza delle leggi, il medico deve sempre dire la verità al paziente, in quanto è suo dovere; mentre è un diritto del malato conoscerla, soprattutto quando la richiede espressamente. Il medico, però, specialmente per particolari pazienti deve avere molta cautela, per evitare possibili conseguenze al malato per verità comunicata. È questo un punto importante e molto delicato del rapporto medico paziente che, oltre agli aspetti giuridici, include tanti altri aspetti come la personalità del malato che potremo approfondire in un prossimo articolo.





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