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Creazioni Sceniche

di Antonino Ianniello

Numero 208 - Marzo 2020

Nasce Salerno un nuovo spazio per il teatro e per l’Arte a 360°, tra cui la musica, come quella innovativa proposta dai “Trip A Ning"


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A Salerno, nella zona Orientale di Pastena, nel quartiere Santa Margherita, da un po’ di tempo a questa parte si sta facendo largo, sgomitando con interessanti serate che coinvolgono un numeroso pubblico, un nuovo teatro-laboratorio d’arte che, manco a dirlo, prende proprio il nome dal quartiere che lo ospita. -taglio- Una realtà, insomma, che merita già da ora, di diventare uno dei fiori all’occhiello di questa città. Voluto fortemente dai salernitani Sabrina Tortorella, Raffaele Casella, Gaia Bassi (nota attrice e vocalist), e da Don Sabatino Naddeo, parroco della vicinissima chiesa. Una piccola realtà, che grazie alla passione e determinazione di queste persone, in breve tempo sta crescendo dal punto di vista della struttura, dell’accoglienza, oltre che dalla crescita esponenziale degli affezionati, che puntualmente la affollano, grazie al variegato ed interessante cartellone messo a punto con sacrificio. Tra i diversi gruppi, molto interessante si è rivelato quello che definirei ‘post-progressive jazz’ del sorprendente trio “Trip A Ning”, composto da validissimi giovani salernitani (Ugo Rodolico strabiliante batterista, Lucio D’Amato eccentrico pianista e keyboarder ed il meticoloso e virtuosissimo Marco Cuciniello, al double bass). L’idea del curioso nome dato al trio è presto svelato. «Il nostro progetto - dice Marco Cuciniello - parte con un laboratorio sugli standard jazz. Con particolare attenzione ci siamo dedicati a Thelonius Monk e … siamo andati a ‘sbattere’ sul suo ‘Rythm a Ning’. A questo punto a Lucio si è accesa una lampadina e sviluppando tutto il tema lavorando sull’obbligato del contrabbasso e sulle note gravi del pianoforte, ci siamo detti che più che Rythm a Ning quello che stavamo suonando era un ‘Trip a Ning’ perché in effetti ci appare come un viaggio nella musica verso nuovi orizzonti e contaminazioni. Il pezzo di Monk, ribattezzato appunto Trip a Ning, lo abbiamo fisso in scaletta e spesso lo usiamo come apertura del concerto»Di musicisti di spessore, a Salerno, ve ne sono tanti ma quand’è che il gruppo scalerà tutta la classifica o le gerarchie sino ad arrivare ad essere promotori di un nuovo ‘movimento’? «Più che scalare le gerarchie -afferma Ugo Rodolico--taglio2- credo che il nostro trio noi manchiamo di una cosa che gli americani sperimentano da anni … curare la scena musicale con una sorta di famiglia allargata di musicisti che collaborano in maniera attiva e fra loro nei diversi progetti musicali. Si dovrebbe entrare ed uscire nei progetti degli altri e viceversa creando una condivisione massima. Poi la sperimentazione in musica ritengo sia sperimentazione su sé stessi, sul proprio carattere, anima difetti … serve a conoscere meglio chi tu sia e ciò è ampiamente condiviso sia da Lucio che da Marco. Sperimentare per me è la cosa fondamentale perché ha a che fare con la tua anima.» Lucio D’Amato sulla definizione di nuova musica jazz che potremmo battezzare come postprogressivejazz: «Si, potrebbe essere ma la cosa che ci viene naturale fare è capire non tanto dove possiamo arrivare ma cercare di capire dove si insediano i nostri limiti e da qui incrementare la soglia di tutto ciò … e questo avviene attraverso diverse cose, come il nostro background, la condivisione, alle nostre esperienze extramusicali e tutto questo ci consente di fare cose che all’ascoltatore può apparire originale ma che poi non è null’altro che frutto della nostra curiosità grazie all’improvvisazione e contaminazione e … giocare sull’effetto sorpresa. I nostri ascoltatori, in linea di massima, si aspettano il classico trio jazz che definirei normale poi si trovano dinanzi a soluzioni molto differenti e ad un modo di fare musica che dapprima li sorprende e che poi li rilassa» L’idea nella testa, che dovrebbe essere il sottotitolo del prossimo album dei Trip A Ning sui preannuncia molto interessante ed è assolutamente bello ascoltare questa nuova ramificazione del jazz post progressivo. Ecco cosa significa fare rete, creando dei veri laboratori sperimentali che guardano al futuro.





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