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Continuiamo a pensare

di Alfredo Salucci

Numero 220 - Maggio 2021


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Per la Giornata mondiale della Filosofia, che si è svolta lo scorso 19 novembre con iniziative online in tutta Italia, la sezione di Avellino della SFI (Società Filosofica Italiana) ha organizzato un dibattito a tema “Filosofia e COVID: Libertà e prospettive a confronto”, che ha visto la partecipazione di circa 200 uditori. -taglio-Ne parliamo con il professor Renato de Filippis, docente di Storia della Filosofia medievale presso l’Università degli Studi di Salerno, animatore e moderatore del dibattito. Per quale motivo è stato scelto questo tema per celebrare la Giornata mondiale della Filosofia? “Perché non c’è nulla, ritengo, di più importante da discutere in questo momento. E volevamo mostrare che la filosofia, quasi sempre tenuta ai margini del dibattito (televisivo, su internet e sui social), ha molto da dire in una duplice dimensione: può aiutare a riflettere sul difficile momento che tutti stiamo vivendo, a interpretarlo correttamente, a valutarne razionalmente portata, significato e criticità; e – con i suoi strumenti logici – aiutare a muoversi nel complesso mare dell’informazione sul COVID, aiutando a distinguere le informazioni vere da quelle false, contestualizzando i dati, spronando a una visione più informata e consapevole.” Chi ha partecipato al dibattito? “Soprattutto ragazzi degli ultimi due anni dei licei locali, assieme a qualche docente e ad alcuni ‘semplici’ interessati. L’iniziativa è stata inoltre dedicata al professor Aldo Masullo, illustre filosofo avellinese recentemente scomparso. Per me è sempre bello confrontarsi con gli studenti: i loro pensieri, anche quando veramente complessi, mostrano una spontaneità che con un pubblico adulto non si manifesta quasi mai. Molti di loro hanno ammesso di essere angosciati dalla situazione; altri, però, hanno voluto portare un messaggio di speranza.” Cosa è emerso, in particolare, dalla discussione? “Gli interventi si sono mossi più o meno in tre direzioni: etica, scientifica ed esistenziale. Ci siamo chiesti come, quanto e perché la pandemia sta effettivamente limitando la nostra libertà; se, dopo questa terribile esperienza, -taglio2-avremo nella scienza la stessa fiducia del passato; e soprattutto, se le nostre vite resteranno le stesse o cambieranno (in peggio, molti suppongono). Non è emersa una ‘soluzione’, ma credo sia proprio questo il bello del dibattito: varie posizioni, anche antitetiche, si fronteggiano fra di loro, e chi le ascolta ne esce comunque arricchito.” Qual è, allora, la sua posizione sulla problematica? “È difficile sintetizzarla in poche parole. In generale penso che serva tenersi lontani dagli eccessi e mantenere alcuni punti fermi. Il rispetto per l’entità del dramma e soprattutto per i morti è indispensabile – e con questo mi separo radicalmente da negazionisti, ‘riduzionisti’ e tutti coloro che, per interesse o per disinformazione, sminuiscono la pandemia. Allo stesso tempo, però, atteggiamenti disfattisti e catastrofisti mi sembrano parimenti da evitare… ciò che non è bianco non deve necessariamente essere nero. Molto è stato fatto, dal governo e dai singoli, per prevenire danni ancora maggiori; molto, certamente, resta da fare. Al di là della critica al singolo provvedimento o al singolo comportamento scorretto, che pure deve avere il suo spazio in una dialettica democratica, credo che sia ancora il momento di informarsi, di riflettere e di agire con criterio. Per i bilanci complessivi ci sarà tempo alla fine. Ora serve non diffondere allarmismi né fake news, mantenersi in equilibrio e non agire ‘di pancia’; credo che chiunque si fermi a riflettere può rendersi conto che indossare una mascherina non ci introduce a una ‘dittatura sanitaria’, e che possiamo rinunciare a una serata fuori (o a una festa con parenti e amici), se questo può aiutarci a uscire prima dall’emergenza. Come dicevo, la riflessione filosofica può fare moltissimo per spingerci al comportamento giusto!”





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