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Connessi, infelici e scontenti

di Pasquale Matrone

Numero 233 - Settembre 2022

Deve scendere in campo con mezzi nuovi, la Pedagogia, dopo avere esaminato i comportamenti di bambini, adolescenti e adulti, nell’epoca del trionfo della tecnologia e dei media digitali


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Deve scendere in campo con mezzi nuovi, la Pedagogia, dopo avere esaminato i comportamenti di bambini, adolescenti e adulti, nell’epoca del trionfo della tecnologia e dei media digitali. Neppure le famiglie sono state risparmiate da certi “contagi”; e la scuola, soffocata da burocrazia, scarsità di risorse e programmi inadeguati, non ha l’energia per affrontare una sfida ormai soverchiante. -taglio- Chi occupa una cattedra universitaria deve, perciò, studiare il fenomeno, analizzarne coordinate portata e pericolosità per poi progettare e proporre risposte mirate. Le Università sono torri di avvistamento dalle quali gli specialisti hanno l’obbligo di muoversi, per farsi riparatori del settore di mondo a loro affidato. Salvo lodevoli eccezioni, va detto che sono ancora tante le cattedre occupate senza merito e intese come baronie di figuranti, purtroppo, impreparati e inconsapevoli del proprio ruolo…

L’impatto dei dispositivi elettronici sul cervello è forte. Sempre connessi, bambini e ragazzi vengono colpiti dalla sindrome da deficit di attenzione acquisita e di iperattività. I sintomi di questo disturbo, noto anche come ADHD, sono: disattenzione, disorganizzazione, impulsività, incapacità di ascoltare, ansia, depressione, irrequietezza… La diagnosi viene formulata solo quando il bambino ha otto anni. Il fenomeno, purtroppo, viene ormai registrato anche negli adolescenti… Notevole è il mutamento di individui che trascorrono online molte ore al giorno. Essendo malleabile (per la sua neuroplasticità), il cervello muta allorché deve adeguarsi a un nuovo ambiente. I circuiti neuronali più stimolati si rafforzano; gli altri s’indeboliscono… -taglio2-

Continuamente connessi col mondo virtuale, siamo tutti sempre più disconnessi da quello reale. L’adulto resiste meglio: possiede già i meccanismi di autodifesa. Bambini e adolescenti, invece, rimangono in balìa di un ingranaggio perverso, teso a renderli incapaci di guardarsi dentro. Vivendo tante ore nella virtualità, la realtà li disorienta, li spaventa, ne fiacca i nervi; ne provoca e ne svela l’anaffettività, l’aggressività, l’incapacità di controllare le emozioni. A scuola non si separano mai dal cellulare, neanche quando fingono attenzione; in contatto perenne, con tutti e con nessuno, diventano sempre più incapaci di interagire con gli altri… I periodi di pausa, nel corridoio, un tempo dedicati a dialogare o a litigare, sono, ora, momenti di solitudine tra una folla di automi semoventi, eterodiretti e inclini all’omologazione, alla quale una regia astuta quanto occulta li prepara per farne clienti, consumatori, gregge… Perennemente connessi, dunque; e, perciò, fragili, infelici e scontenti.





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