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CLEMENTINO

Uragano partenopeo

di Laura Fiore

Numero 203 - ottobre 2019

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Il suo ultimo album dimostra cosa significa fare rap per davvero, con il suo tour sta girando l’Europa facendo cantare e ballare tutto e tutti


Il suo è stato un passato complicato, fatto di tantissime Tarantelle, ma con una costante: la musica. Quest’ultima ha rappresentato per Clementino un’amica, una compagna fedele alla quale affidarsi nei momenti più bui, e che gli ha dato la possibilità di cambiare rotta alla sua vita. Le sue rime sono taglienti, crude, ma vere... è proprio questo che ha permesso a Clementino (specialmente nei primi anni) di vincere numerose battles e di farsi un nome all’interno del rap underground partenopeo e non solo. Lui fa parte di quella generazione di rap cui non importa nulla di apparire perfetti, belli, ricchi, anzi: a Clementino interessano le note, le parole ed il pubblico apprezza tantissimo questo suo essere. Reduce da un tour Europeo, è pronto a calcare i palchi italiani e a fare scatenare tantissime persone riportando in scena i suoi più grandi successi ed i brani del suo nuovo album dal titolo “Tarantelle”, un disco che sta avendo un successo enorme e che mostra il nuovo Clementino: più maturo e più consapevole, ma pur sempre un pazzo!

Partiamo subito dal tuo ultimo album “Tarantelle” che sancisce l’inizio di una nuova fase della tua vita musicale...

“Sì, prima di rispondere alla domanda ci tengo a dire che sono felice perché in moltissimi mi stanno dicendo che è il mio miglior lavoro discografico… sentirsi dire una cosa del genere anche da alcuni colleghi è una cosa bellissima. Inoltre, devo ammettere che anche io, quando l’ho finito, ho capito che si trattava di un grande disco qualcosa di completamente diverso da tutto quello che c’è stato prima. In ‘Tarantelle’ ho cercato di mettere insieme più canzoni possibili, in due anni ho scritto una settantina di canzoni. La mia intenzione fin dall’inizio era quella di mostrare attraverso i brani scelti ( quattordici ndr) sia un Clementino solare, caciarone, sia la mia parte serie, intima, introspettiva.”-taglio-

Sei stato definito la reincarnazione di Pulcinella, ti rispecchi in questa definizione?

“Assolutamente sì. Ricordo che dopo Sanremo durante il programma ‘l’Arena’ di Massimo Giletti, un giornalista mi definì in questo modo. La cosa mi è piaciuta talmente tanto che l’ho inserita anche nel brano ‘Hola’ presente nell’album. Più ci penso e più credo sia così: Pulcinella è un personaggio che fa ridere, ironico, ma allo stesso tempo ha dentro di sé una tristezza enorme e sente il bisogno di raccontare anche questa parte del suo carattere. È proprio quello che è successo in questo album, ho parlato della mia vita in tutte le sue sfumature, ho cantato delle ‘tarantelle’ che ho dovuto affrontare e superare e che mi hanno reso quello che sono oggi.”

La tua è una scrittura sempre molto sincera, in questo album però ha acquistato maggiore poetica...

“Sì, credo che questo ‘cambio’ di stile sia stato dovuto alla serenità che ho avuto nel creare le canzoni e tutto l’album. Ho avuto molto tempo per scrivere, per cambiare strofe, parole. A differenza dei miei lavori precedenti, in cui non avevo il tempo materiale per poter ragionare più tempo sulla mia musica, ora volutamente mi sono concesso lo spazio e la tranquillità di cui avevo bisogno, e penso che la differenza si sente!”

Stai facendo un tour Europeo, com’è andata e quali sono state le emozioni provate sul palco?

“Partire per la tournée europea è stata una sorta di prova generale prima delle date italiane, è stato bello andare a trovare tutti ragazzi che vivono all’estero e portar loro un po’ di rap italiano. Abbiamo toccato Lisbona, Amsterdam, Barcellona, Dublino, Parigi... insomma è stato proprio un bel giro e la risposta del pubblico è stata incredibile. Vedere le persone saltare, ballare, cantare mi ha emozionato!”

Nell’album sono presenti molti featuring, anche con artisti emergenti del panorama rap italiano. Come hai scelto gli artisti?

“Io scelgo i miei featuring sempre per stima. Spesso parlo di ‘ultimi superstiti della mia generazione’, dove gli artisti per prima cosa sanno fare rap, e poi viene tutto il resto. Adesso non è così: si da importanza all’aspetto quindi al modo di vestirsi, ai like, ai viaggi fighi… per me è una cosa assurda questa! L’unico rapper emergente che mi sembra ‘all’antica’ è Nayt, che va molto forte e che reputo un ragazzo in gamba. Poi, però, ho voluto collaborare con i classici, gli intramontabili: Fabri Fibra e Caparezza: due artisti che adoro e che interpretano il fare rap al mio stesso modo. E ultimo, anche Gemitaiz, un mio coetaneo che ha subito accettato di scriver e collaborare con me in questo disco.”

Qual è il filo conduttore di “Tarantelle”?

“Beh, posso dire di essere io, come ho detto prima è un disco molto personale ed intimo e se ascoltato nella sua interezza dà la sensazione di un viaggio che faccio insieme a chi ascolta dalla prima all’ultima canzone. Voglio che le persone riflettano sulle mie parole e che capiscano che Clementino fa sul serio.”

A che punto sei della tua vita?

“Vivo un momento bellissimo, come ho già dichiarato ho trascorso un periodo bruttissimo, durante il quale mi stavo rovinando la vita, stavo perdendo gli affetti per dare spazio a cose dannose. Fino a quando nella mia testa è scattato qualcosa e mi sono detto: ‘Che stai facendo Clemé?’. Non è stato semplice uscire da alcune situazioni, ma io volevo essere un uomo migliore, un rapper, un cantante e grazie alla mia forza di volontà sono riuscito a realizzare e concretizzare i miei progetti. Ora sono il vero Clemente!”

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“Ho parlato della mia vita in tutte le sue sfumature, ho cantato delle ‘tarantelle’ che ho dovuto affrontare e superare e che mi hanno reso quello che sono oggi”

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