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Chimica e Jazz

di Teresa Pugliese

Numero 231 - Giugno 2022

L’album “A kind of folk”, anticipato dal singolo “Good Roots”, segna il debutto della giovane e interessante artista piemontese Aura Nebiolo


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La sua è una scommessa vinta. Una vita vissuta al contrario, ma sempre per amore della musica. Aura Nebiolo incredibile talento del panorama jazzistico italiano, mette a nudo la sua anima da artista e presenta per la prima volta il suo disco “A kind of folk” anticipato dal singolo “Good Roots”. -taglio-Un brano che va la di là delle sfumature, che invita al coraggio, alla voglia di cambiare, al coraggio di vedere il mondo con occhi nuovi. Aura mette tutta se stessa in questo suo viaggio in musica, presentandosi così com’è, così come si è mostrata a noi di Albatros Magazine in questa intervista. Attraverso i tuoi brani c’è una lettura senza preconcetti. Cosa significa? “Spesso noi ci fasciamo la testa, lo faccio io stessa, prima di rompercela. Ci facciamo tante paranoie, anche ora mentre mi stai intervistando io me ne sto facendo mille, mi chiedo se sono veramente in grado, se sono capace. Questi sono tutti preconcetti. Sono molte volte bloccata dalla paura di non riuscire a fare una cosa o che agli altri non faccia piacere. Con questo lavoro ho cercato di buttarmi alle spalle questa paranoia. Non avevo mai composto nulla, neanche mai buttato giù mai un testo o due accordi prima di ‘Good Roots’ che è stata la mia canzone. Mi sono sempre nascosta dietro alla paura di non piacere, ma la musica è espressione, necessità di mettersi a nudo e allora sono andata oltre.” A primo impatto guardando anche la copertina del disco questo lavoro può sembrare pieno di ombre, anche emotive, in realtà è un concetto musicale di liberazione il tuo vero? “Sì, a me piacciono molto i concetti di luce e ombra. La liberazione secondo me arriva quando uno è consapevole del fatto che ci debbano essere entrambe, sia l’una che l’altra. Sono coesistenti nella nostra vita. Se prendiamo coscienza di ciò potremmo secondo me essere liberi. È un percorso di crescita e di autoconsapevolezza che sto cercando di fare prima di tutto io e ho provato a trasmetterlo in questo album.” Questo è il tuo primo album da compositrice autrice e arrangiatrice. Quanto è stato grande il peso e la responsabilità che hai sentito nella produzione di questo disco? “Si può dire che è tutto mio. È stato come mettermi a nudo, -taglio2-anche davanti al giudizio altrui, però d’altra parte avevo l’appoggio grande di Enrico Fazio che è il mio maestro di composizione e che nei suoi silenzi, parlando poco di suo, mi ha aiutato a scavare nella mia anima e nella mia musica. Il suo supporto è stato di grande peso per me.” Pensi che ancora oggi la musica jazz sia considerata di nicchia, una musica fruita e poco commerciale? “Nel corso degli anni hai studiato tanto, hai incontrato la musica e te ne sei innamorata presto? Io ho iniziato da bambina, avevo tre anni, a chiedere a mia mamma di poter suonare il pianoforte. I miei hanno sempre amato la musica a trecentosessanta gradi. Loro ascoltavano da Vivaldi a Bach, e quindi la musica classica, ma anche le ballate piemontesi, io sono di Asti, quindi ad esempio la musica folk tipica del Piemonte, ma anche i grandi cantautori come Venditti. La passione per il pianoforte, che intanto ho iniziato a suonare è rimasta fino al liceo, poi ho cominciato ad accarezzare l’idea di poterlo fare come mestiere. Purtroppo non ho ricevuto consenso dalla mia famiglia e allora ho scelto di iscrivermi all’Università e mi sono laureata in chimica. Quel settore non mi piaceva ed ho deciso allora di iniziare, forse un po' tardi, gli studi accademici musicali. Esserci arrivata tardi oggi mi consente di spingere i miei allievi e i musicisti più giovani di me a buttarsi. Credo che se una persona ha un sogno ha tutto il diritto di seguirlo, quantomeno di provarci.” C’è qualcosa che pensi di non aver dato in questo album e che pensi possa essere un nuovo punto di inizio? “Sì questo è esattamente la situazione ed il sentimento che sto vivendo. Forse avrei fatto sentire di più me stessa. Il disco è un lavoro di gruppo, io sono una cantante prima di essere una compositrice, e nel prossimo lavoro vorrei far sentire di più la mia voce.”





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