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Damien Chazelle

Sognando ad occhi aperti

di Laura Fiore

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Con un linguaggio musicale contemporaneo, visivo ed emotivo, il regista dopo l’exploit ai Golden Globe ci catapulta nel suo cinema, scintillante e romantico come solo a Hollywood sanno fare


Tre parole “La - la - land”. A meno che non veniate da Marte, saprete certamente che stiamo parlando del film rivelazione di questo inizio 2017. “La la land” è un sorprendente musical moderno che racconta un’intensa e burrascosa storia d’amore tra un’attrice e un musicista che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Mia (Emma Stone) è un’aspirante attrice che, tra un provino e l’altro, serve cappuccini alle star del cinema. Sebastian (Ryan Gosling) è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar. Dopo alcuni incontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una travolgente passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni intrecciati e da una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco. Quando, però, iniziano ad arrivare i primi successi , i due si dovranno confrontare con delle scelte che metteranno in discussione il loro rapporto. La minaccia più grande sarà rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali. Dopo il successo di “Whiplash”, candidato agli Academy Awards come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura non originale e vincitore di 3 Oscar (Miglior Montaggio, Miglior Sonoro e Miglior Attore Non Protagonista), il regista e sceneggiatore rivelazione Damien Chazelle ha scritto e diretto un film che è una lettera d’amore alla magia della vecchia Hollywood raccontata da un punto di vista giovane e contemporaneo. Conquistando ben sette Golden Globe, “La La Land” permette a Chazelle di rendere omaggio alle leggende del cinema e nello stesso tempo di portare sullo schermo un universo incantato, ma anche reale e palpabile, il territorio umano più privato: il territorio delle relazioni intime, dei sogni più arditi e dei momenti in cui le decisioni che si prendono condizionano un intero destino. Lo abbiamo incontrato per capire come nasce un capolavoro, ma soprattutto per conoscere meglio uno dei registi del momento. -taglio- Partiamo subito da “La la land”, quale la sua priorità? “Per me era importante realizzare un film su due sognatori, su due persone che hanno grandi sogni che li fanno avvicinare, ma che li portano anche a separarsi.”

Ha dichiarato che sente molto il tema di questo film... “Esatto, come d'altronde accade in tutti i miei film. In particolare in ‘La la land’ Ho voluto raccontare questa storia usando musica, canzoni e ballo, perché penso che il musical sia un genere magnifico per esprimere quell’equilibrio tra i sogni e la realtà, che è poi la costante della mia quotidianità.”

Il musical, appunto, è un genere che non sempre viene capito ed apprezzato come dovrebbe, come mai questa scelta stilistica? “L’idea è stata quella di realizzare non un semplice musical, ma un musical che parlasse della realtà, dell’amore e dei sogni nella Los Angeles di oggi. Mi ha dato un’energia indescrivibile, che ho cercato di trasmettere a tutti i miei collaboratori e che spero sia stata colta anche dal pubblico. Ci piaceva molto l’idea di inserire il senso della vita di oggi in quel mondo.”

È stato lungo ed intenso il lavoro fatto per realizzare “La la land”... “Assolutamente, è durato tutto un po’ di più dei tempi soliti per la realizzazione di un film. Ho analizzato come usare il colore, i set, i costumi e tutti quegli elementi espressionisti della vecchia scuola per raccontare una storia che si svolge nella nostra epoca. Per fortuna sono riuscito a creare un’estetica molto attuale; i movimenti di macchina sono molto fluidi e questo dà l’impressione di essere proprio lì in quel momento, ma allo stesso tempo riporta all’età dell’oro del cinema di Hollywood.”

Tutto è iniziato con un incontro davanti un caffé tra lei ed i due produttori Fred Berger e Jordan Horowitz, ci racconti come è andata...

“Mah, potrò sembrare pieno di me, ma fin dall’inizio la mia proposta è stata accolta con molto interesse ed entusiasmo. Sia Fred che Jordan si sono subito incuriositi e hanno fatto l’impossibile per aiutarmi ad iniziare velocemente tutto l’iter per la realizzazione di un film.”

C’è qualcuno o qualcosa che ha ispirato il suo lavoro? “I film di Jacques Demy, il regista della New Wave francese che interruppe la serie di film super impegnati degli anni ’60 con musical colorati e vivacissimi come ‘Les Parapluies de Cherbourg’. Probabilmente Demy è l’unico che abbia influenzato non solo questo film, ma tutto ciò che ho realizzato o voluto fare fino ad ora. Amo profondamente tutta la sua produzione. Per me le sue pellicole hanno tutte le risposte!”

Cosa la lega alla città di Los Angeles? “L.A. è in assoluto la mia città preferita, tanto che in ‘La La Land’ è diventata un personaggio romantico. Los Angeles è stata molte cose nel cinema: uno sfondo noir, un paradiso del lusso, una città preda di sfrenate ambizioni, ed è per me è una musa. Una tela su cui si avvicendano incontri fatali, un traffico pazzesco, dove ognuno insegue i propri sogni, a volte senza successo, a volte con successo. Non posso immaginare la possibilità che un posto del genere non esista. Per chi ama il cinema in tutte le sue sfaccettature, questo è il paradiso.”

Ha girato il suo ultimo film utilizzando la tecnica del widescreen... Si, Los Angeles è una città da grande schermo! Ho pensato che sarebbe stato fantastico girare in wide-screen, così da far apparire tutto grande e spettacolare come un classico musical di Hollywood.”

Quando parla riesce a trasmettere tutta la passione che mette nel proprio lavoro, ma a quando risale questo colpo di fulmine con la regia?

“Risale alla mia adolescenza. Ricordo che avevo dodici o tredici anni quando guardando un film iniziai a notare tutti i dettagli ed i particolari (e anche gli errori) della pellicola. Da quel momento, come se fosse un gioco, guardavo una marea di film proprio per appuntarmi tutti i particolari. Qualche anno dopo mi sono cimentato con delle riprese, i miei mi avevano regalato una telecamerina, me ne andavo in giro a cercare l’ispirazione. Tutto, però, ha preso una forma più delineata al college, scelsi tutti i corsi che riguardavano il cinema. Ho studiato, tanto, e ventenne si può dire che ho iniziato a camminare nella direzione giusta….”

Non ha mai pensato di fare l’attore?

“Mai, sono troppo timido! Non sento di avere il physique du rôle. Dietro la macchina da presa mi sento a mio agio e posso esprimere il mio estro nel migliore dei modi. A far innamorare le ragazze ci pensano Ryan Gosling e Brad Pitt! – ride.”

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“Importante è come mantenere l’equilibrio tra la vita e l’arte, come bilanciare la realtà e i sogni e, in particolare, come gestire in modo equo i tuoi rapporti con l’arte e quelli con le altre persone”

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