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Cercando la formula Ideale

di Lucia De Cristofaro

Numero 212 - Luglio-agosto 2020

Sicurezza e libertà: questa secondo alcuni è la formula ideale per vivere bene l’esistenza di tutti noi


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È possibile attuare una società che dia ai propri cittadini la giusta sicurezza sanitaria e sociale, lasciando loro le libertà che in anni di storia hanno conquistato? Risposte certe a tale quesito è difficile trovarne, perché al momento proprio a causa del pericolo sanitario globale,-taglio- i governi hanno tendenzialmente limitato tutte le libertà di base a favore di una sicurezza sanitaria. Contro la contaminazione è stato proposto ai cittadini qualcosa di eccezionale che ha colto tutti di sorpresa: di offrire tramite un’app libero accesso ai propri dati sensibili, finanche a quelli sui nostri spostamenti, per garantire di non essere venuti in contatto con contagiati. Ma questa sorveglianza di massa è davvero solo un modo per rendere sicura la nostra salute, o in aggiunta serve a controllare le nostre vite in tutti i loro aspetti. All’apice dell’offensiva del terrorismo internazionale di Al Queda, suggellato dall’attentato alle Torri Gemelle, la necessità di raccogliere informazioni per contrastarlo scaturì in una sorveglianza di massa in America e nel mondo, ma fu subito chiaro quanto ciò fosse contraddittorio con la salvaguardia della libertà dei cittadini, come bene ebbe a mostrare anche Michael Moore nel suo “Fahrenheit 11/9”. Appare chiaro che l’argomento non è facile nemmeno oggi, ai tempi del Coronavirus, e ritorna tristemente d’attualità, perché in questo nuovo tentativo di controllo globale potenziato da una tecnologia sicuramente più all’avanguardia e diffusa rispetto a vent’anni fa, ancora è comunque possibile vederne la potenziale efficacia, dando tuttavia a quella che ancora chiamiamo privacy il definitivo colpo di grazia. I cittadini nel mondo, impauriti dalla possibilità del contagio, sembrano subire tutto questo con solo qualche limitata protesta, non capendo nemmeno bene in che modo partecipare alle decisioni per proporre altre strade. Di fatto quello che ogni uomo teme è l’ignoto, -taglio2-e quando questo scenario si presenta si rinuncia volentieri ai propri diritti in cambio della garanzia del proprio benessere assicurata da un Governo Mondiale. L’uomo medio non vuole essere libero, vuole essere sicuro. Sicurezza significa sapere ciò che sta per succedere, ma allo stesso tempo significa anche niente emozioni, niente rischi, niente sfide e quindi nessuna crescita. Sicurezza e libertà, quindi, sembra essere qualcosa di impossibile da fondere, un’utopia irraggiungibile, soprattutto se in relazione al fatto che dall’emergenza sanitaria si è passati all’emergenza economica, un’altra sicurezza da tenere in grande considerazione, in quanto è da questa che l’individuo trae la sua dignità di cittadino. La gente affamata e senza lavoro mette in grave crisi non solo la libertà, ma anche la sicurezza sociale offrendo, come è successo nel nostro passato storico, il fianco a possibili sistemi autoritari che garantiscono un ritrovato benessere economico. La vita, come affermano numerosi filosofi, è un processo in cui si deve costantemente scegliere tra la sicurezza (per paura e per il bisogno di difendersi) e il rischio (per progredire e crescere). Oggi ci troviamo davanti a questa scelta, e trovare una strada sicura e libera allo stesso tempo non è cosa facile. Forse ciò su cui dobbiamo lavorare non ha come obiettivo una sicurezza a tutti i costi ma arrivare a tollerare nelle nostre vite una percentuale di insicurezza, guardando più alla prevenzione, che alla restrizione.





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