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Hodoo Gurus

di Maresa Galli

Numero 230 - Maggio 2022

Dopo dodici anni Hodoo Gurus pubblica il nuovo album “Chariots of the Gods” che riconferma la band australiana tra le migliori di tutti i tempi


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Dopo dodici anni tornano gli Hoodoo Gurus con l’atteso nuovo album “Chariot Of The Gods”, Big Time Records/EMI Music. Band di Sidney, composta da Dave Faulkner, cantante, autore e chitarrista, Richard Grossman, basso, Mark Kingsmill, batteria, e Brad Shepherd, chitarra, tra le più effervescenti del rock australiano anni ‘80,-taglio- ha lasciato il segno per lo stile e il coinvolgimento che crea con i suoi live e i suoi dischi gioiosi. Tra i gruppi d’avanguardia dei movimenti garage/alternativi/power pop, vanno annoverati assieme a Bangles, Fleshtones, Flamin’ Groovies e Redd Kross. Lo scorso anno gli Hoodoo Gurus hanno celebrato il loro 40° anniversario. Nove album nella Top 20 di ARIA (Australian Record Industry Association), nove singoli nella Top 40 australiana, diversi album multiplatino e un’introduzione nella ARIA Hall of Fame ne fanno di diritto uno dei più importanti gruppi di rock’n’roll internazionale. I suoi bravissimi musicisti hanno un solido background che li vede far parte, negli anni ’70, di gruppi punk come Victims e Fun Things e di formazioni come Radio Birdman e Divynls. Sorprendenti, divertenti e capaci di mescolare con originalità e stile generi diversi, gli Hodoo Gurus esordiscono con due album fantastici, come “Stoneage Romeos”, del 1983 e “Mars Needs Guitars!”, del 1985 che li portarono all’attenzione della stampa di settore. La band ha sorpreso con brani quali “Dig It Up”, “Death Ship”, o la rollingstoniana “Bittersweet”, tanto ritmo garage-rock con influssi Sixties, ritmo incendiario capace di saltare dalla psichedelia al pop-beat. Il rock raffinato ed energico di brani quali “Like Wow-Wipeout” o “Death Defying”, un gioiellino, colpiscono così come le ballate tratte dal primo album, “Stoneage Romeos”, “Zanzibar” e “My Girl”. L’album dell’apice della carriera è “Blow Your Cool”, del 1987, più pop che rock. Nel 1989 segue “Magnum Cum Lauder”, dal suono meno originale ma più affilato, disco che guarda al mercato americano. Nel 1991 la band pubblica “Kinky”, nulla di nuovo sotto il sole ma piacevole. Dopo lo scioglimento del 1997, si sono riformati nel 2003 per dare vita a nuovi, ispirati album, come “Mach Schau”, del 2004, con grande slancio di chitarre con brani quali “Chop” e “When You Get California”, dal bell’assolo di tromba. Notevole anche “Purity Of Essence”, del 2010,-taglio2- nono album in studio, che vanta ballate del calibro di “Are You Sleeping?”, “Burnt Orange”, dal sapore ska, e “1968”. Oggi, aprile 2022, la band torna alla ribalta con “Chariots Of The Gods” (Big Time Records/EMI Music), con 13 tracce (16 nell’edizione deluxe in doppio vinile), nel loro tipico e riconoscibile stile. Dave Faulkner racconta: - “gli ultimi due anni sono stati frustranti e snervanti per tutti, ma per gli Hoodoo Gurus questo periodo nero ha avuto un lato positivo. Costretti a fare affidamento su noi stessi, abbiamo sperimentato una rinascita creativa all'interno della band che ha portato a questo nuovo album. Soprattutto i legami musicali tra noi quattro non sono mai stati così forti. Quando si discute circa i brani che siamo costretti a non inserire in tracklist è un buon segno. Siamo contentissimi di vivere una nuova, ennesima, primavera!”. Le canzoni sono belle, legate da ritmo e ispirazione, diverse per i temi affrontati: “Carry On”, è una song resiliente, “Hang Out to Dry”, dedicata ad un politico australiano, di certo politicamente scorretta, “Obviously Five Believers”, dal trascinante blues-rock, “I Wanna Be Your Man”, la più vintage e dal ritmo tumultuoso, “Get Out Of Dodge”, inno all’anticonformismo, il punk tiratissimo di “Answered Prayers”, “World Of Pain”, puro glam-stomper, le ispirate “Don't Try To Save My Soul”, “Settle Down”, “Got To Get You Out Of My Life”, “My Imaginary Friend”. Con il nuovo album Hodoo Gurus rinverdisce la migliore tradizione del Surf Rock e dei Sixties, coloratissimi e scoppiettanti, con brani powerpop on the road costruiti con chitarre limpide e cori perfetti. Mancavano da un po’ brani frenetici, scanzonati, trascinanti e ben costruiti, in stile old garage ma guardando sempre avanti.





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