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CARLO VERDONE

di Tommaso Martinelli

Numero 185 - Febbraio 2018

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Il suo nuovo film è già un grande successo di pubblico, un attore in grado di rispecchiare la realtà odierna senza mai dimenticare di dover affrontare tutto col sorriso


Gigante della comicità italiana, i suoi film diventati intramontabili cult hanno regalato spensieratezza, emozioni ma anche acuti spunti di riflessione al pubblico. Nessuno più di Carlo Verdone, sia nelle vesti di attore che di regista, è riuscito a focalizzare i rapidi cambiamenti della società italiana e a dar loro risonanza e attenzione sul grande schermo. Albatros lo ha incontrato alla presentazione romana del suo nuovo film “Benedetta follia”.

Carlo, sei tornato al cinema con il film Benedetta follia...

“Si, ero indeciso tra due storie: una famigliare e allo stesso tempo intrigante mentre l'altra aveva un taglio più femminile. Alla fine ho scelto la seconda, ed eccomi qui a interpretare un uomo in difficoltà che incontra una ragazza, diversa da quelle con cui aveva interagito in passato, che lo porta a rimettersi in gioco. I film con una controparte femminile sono sempre stati quelli che mi hanno permesso di raccogliere i più grandi successi. Ho voluto far risaltare al massimo le mie attrici: Ilenia Pastorelli ha dato tutto se stessa con verità, così come Maria Pia Calzone e tutte le altre.”

Ogni volta che un tuo film arriva al cinema c'è una grande attesa e le aspettative sono sempre molto alte...

“Speriamo bene. Io ho sempre paura, questo è un lavoro difficile e delicato. Se sbagli un film è un disastro per tutti. Un errore ti viene perdonato se hai alle spalle una carriera consolidata, ma al secondo ti mandano a casa.”-taglio-

Tra le scene cult del film ce n'è una in cui, durante un sogno, ti scateni in una coreografia.

“È stata un’idea degli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti. Sono sempre stato realistico e non avrei mai fatto un volo pindarico ma loro mi hanno convinto e dopo un giorno di riflessione ho tentato di fare una cosa decente. Luca Tomassini ci ha aiutato molto, non a caso la coreografia è sua.”

Nel film si parla di siti d’incontri: cosa pensi di questo fenomeno?

“La vita è sempre più solitaria ed era inevitabile che la rete si impossessasse anche delle relazioni sentimentali. Io mi fido più di quel che vedo, sono all’antica. Mi piace incontrare l’altra persona, mandare un messaggio sul web con delle fotografie è rischioso. Certo, io ho due coppie di cari amici che si sono incontrate grazie al web e ormai sono tre anni che stanno insieme. Una coppia ha due figli, l’altra no ma la loro storia va comunque a meraviglia. Però non andrebbero sottovalutate le insidie che possono nascondersi dietro a una foto. Il fatto che i nostri sentimenti siano finiti nella rete un po' mi spaventa, per questo vorrei tornare ad un rapporto più umano.”

Nel film, infine, non poteva mancare la tua amata Roma...

“Ho cercato di offrire un ritratto di Roma nel migliore dei modi, perché mi auguro che un giorno possa tornare ad essere, effettivamente, quella che ho ritratto io. Vista dall’alto è sempre bella: di recente, dall’aereo, sono rimasto a guardarla ed era bellissima. Certo, si vedeva qualche monumento troppo buio, ma la mia città, nonostante tutto, riesce sempre a conservare la sua poesia. Purtroppo quando si va nei dettagli emerge il resto: il lavoro che c'è da fare per riportarla agli antichi splendori è ancora molto lungo e le cose vanno avanti in modo lento. Roma è il biglietto da visita di questo Paese, mi sono stufato di tutto questo degrado.”

In questa fase della tua vita come ti vedi?

“Mi sento forte, professionale, serio, però in realtà ci sono delle volte in cui penso di essere inadeguato. Anche se credo, dopo 40 anni di lavoro, di aver fatto qualcosa d’importante. Ogni volta è un ricominciare da capo ed è difficilissimo. È stata una svolta trovare, in questa fase della mia carriera, Nicola Guaglianone e Menotti, perché sono riusciti a farmi fare qualcosa di differente e questo non è stato certo così facile dato che avevo già fatto di tutto.”

Di recente è trapelata l'indiscrezione di una tua serie tv, puoi raccontarci qualcosa?

“Siamo alle battute iniziali, stiamo identificando meglio il soggetto e lo sviluppo. Tra l’altro credo che dopo questo film ne farò un altro e poi finalmente mi dedicherò a una serie televisiva.”

A 67 anni sei ancora uno stakanovista...

“Quando fai il regista, lo sceneggiatore e l’attore insieme diventa proibitivo. A volte ho paura di chiedermi quanto ancora il fisico mi darà la forza per fare tutte queste cose: la promozione è anche peggio di girare un film. Lavoro 11 mesi l’anno, spero di resistere.”

Sappiamo che suo padre era docente universitario a “La Sapienza” dove lei studiava e aveva la cattedra di Storia del cinema. È vero che la bocciò ad un esame?

“La sera prima dell’esame andai da mio padre e chiesi : ‘Papà chi mi interroga domani?’ e mio padre rispose: ‘Ovviamente gli assistenti, non io.’ E io aggiunsi: ‘Potresti dir loro di chiedermi tutto sul neorealismo, su Fellini, Pasolini, sul cinema italiano? Qualcosa di francese ma di evitate altre cose’. E lui: ‘Ma non è serio quello che chiedi.’ E io replicai: ‘Dai papà, mi mancano tre esami, ti prego.’ E lui non disse nulla. La mattina seguente non si presentarono i due assistenti perché entrambi in malattia, e mio padre dovette fare gli esami personalmente. Appena arrivai davanti a lui, mi chiamò a voce alta per cognome e tutti i presenti visivamente infastiditi pensarono subito che il fatto che ci fosse mio padre ad interrogarmi mi avrebbe agevolato, ma lui andò subito al dunque evitando qualsiasi polemica. Non appena cominciò ad interrogarmi, mi chiese naturalmente tutto ciò che avevo chiesto di non chiedermi. Mi rispose: ‘Si ripresenti alla prossima sessione. Prego, si accomodi all’uscita’. All'uscita gli chiesi: ‘Ma che hai fatto?’ e lui con un sorriso candido rispose: ‘Mi avrebbe dato fastidio far vedere che il padre promuoveva il figlio. La prossima volta studia tutto il programma e ce la farai!’.

Tra tutti i personaggi che ha interpretato ce n’è uno in particolare a cui è molto legato?

“Sono tutti figli miei, sono legato a tutti. Forse il personaggio che più mi somiglia è quello del film ‘Maledetto il girono che ti ho incontrato’, non perché è ipocondriaco! Bisogna sfatare questa leggenda! Io non sono ipocondriaco, io sono appassionato di medicina, tutto qui (ride, ndr). In quel film viene messa in risalto la mia grande passione per la musica. Il personaggio che mi ha fatto più divertire è quello del ‘Coattone’, Ivano in ‘Viaggi di Nozze’ o Moreno in ‘Grande Grosso e Verdone’. E anche se un attore non dovrebbe mai dirlo, scusate, ma in quell’interpretazione mi sono trovato al limite della perfezione. Molte volte improvviso e quando improvviso vuol dire che mi sto divertendo e infatti poi il risultato c’è stato perché sono tutti film che sono andati molto bene.”

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“Il fatto che i nostri sentimenti siano finiti nella rete un po' mi spaventa, per questo vorrei tornare ad un rapporto più umano”

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