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CAMILLE NEVEUX

di Maresa Galli

Numero 262 - Luglio-Agosto - 2025

Una storia di “una famiglia divisa dalla guerra, una verità nascosta, un sogno di libertà”


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Ci sono romanzi potenti come un saggio critico sulla guerra e sulle vicende politiche di un paese. Camille Neveux, con “Il frutteto di Damasco”, racconta la storia di “una famiglia divisa dalla guerra, una verità nascosta, un sogno di libertà”. Laureata all’Istituto di Studi Politici di Strasburgo e al Centre de formation des journalistes di Parigi, -taglio- laureata in arabo letterario presso l’Institut national des langues et civilisations orientales (INALCO) di Parigi, la giornalista e scrittrice ha lavorato per quindici anni al “Journal du Dimanche”, come reporter senior specializzata nel mondo arabo e mediorientale, e per il quotidiano nazionale “Libération”, nel 2024, come viceresponsabile delle notizie internazionali. Ha realizzato numerosi reportage e inchieste in Libano, Egitto, Turchia, al confine turco-siriano e siro-libanese e in Arabia Saudita. Vive con i suoi tre figli e il marito, nato a Daraya, in Siria, dove nel 2011 ha partecipato alla rivoluzione prima di trasferirsi in Francia nel 2015.Nel suo romanzo d’esordio, “Il frutteto di Damasco”, una saga familiare in tempo di guerra, si confrontano tre generazioni. La storia si impernia sulle vicende dei fratelli siriani Aissa e Fulla, del padre Mustafa e della piccola Nermine. Daraya, 1995: d’estate Aissa bambino gioca felice e spensierato nella fattoria di famiglia con sua sorella Fulla e con Majed, il figlio dei vicini di casa. Un giorno sboccerà l’amore tra Fulla e Majed. Si avverte il profumo degli alberi di Daraya, la bellezza del frutteto, un’atmosfera idilliaca. La serenità termina quando Aissa comincia ad andare a scuola, con il regime militare che impone un’istruzione fondata sulla propaganda e sul terrore. Da adulto si unirà ad un gruppo di oppositori. Nel 2011 scoppia la rivoluzione e,-taglio2- in pericolo di morte, Aissa fugge in Francia. Fulla, invece, si rifugia in Libano, con la figlia dodicenne Nermine e con l’anziano Mustafa. Nermine sogna Parigi, una vita libera. Combattiva, un bel giorno, cercherà di fare luce su un segreto. Una famiglia separata dalla guerra, con parenti in Libano, altri in Egitto, altri in Turchia, altri in Europa. Eppure, in tutti loro resta forte il desiderio di unità, nutrendo sempre la speranza di tornare a Daraya. La Siria è sotto la dittatura di Hafiz al-Assad. È il 2011, anno della primavera araba. Tante vicissitudini attendono i protagonisti. Il giardino profumato dell’infanzia è stato sopraffatto dalle torture, dalle sofferenze. “Volevo – spiega l’autrice - attraverso il racconto di una famiglia unita nell’affetto che supera esperienze tragiche, mostrare com’era la vita sotto la dittatura degli Assad, soprattutto prima del 2011, un periodo poco descritto dai giornalisti, per l’ostracismo imposto alla stampa straniera. L’idea era d’interessare alla storia della Siria un pubblico il più ampio possibile. Il mio obiettivo era lo stesso teorizzato da Samuel Coleridge nell’800, cioè la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”. I personaggi sono ispirati dalla famiglia di Neveux: il marito, il suocero, le giovani che vogliono emanciparsi in una società ancora conservatrice e patriarcale. Personaggi descritti a tutto tondo, celebrati per il loro coraggio, che la scrittrice riprenderà per raccontare cosa succede oggi in Siria. E avverte i nuovi governanti che “al minimo deragliamento i rivoluzionari della tempra di Aissa e di Fulla e la nuova generazione incarnata da Nermine, scenderanno di nuovo in strada”.





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