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Brad Pitt e Leonardo Di Caprio

Amici per caso

di Tommaso Martinelli

Numero 211 - Giugno 2020

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Le due superstar hollywoodiane, grazie all’esperienza sul set dell’ultimo film di Tarantino, hanno instaurato un rapporto d’amicizia vero e sincero, forse tra i pochissimi del mondo del cinema USA, sperando presto di tornare a lavorare insieme


La loro straordinaria bellezza va di pari passo con il loro eccezionale talento. Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, grandi protagonisti dell’ultima edizione del Festival del Cinema di Cannes, hanno calamitato tutti i riflettori grazie al loro nuovo film, “C’era una volta a... Hollywood”, diretto da Quentin Tarantino.-taglio- All’interno della pellicola, Leonardo e Brad vestono i panni di Rick e Cliff, un attore in declino e la sua controfigura, che cercano di restare a galla nella spietata industria cinematografica americana di fine anni ‘60. Grazie al film, tra i due beniamini del grande pubblico, che già avevano modo di dichiarare pubblicamente la propria stima professionale reciproca, è nata una bellissima amicizia, come è facile intuire proprio ascoltando la loro esperienza di lavoro insieme. Leon, com’è stato interpretare il ruolo di Rick? “Intanto è stato un onore recitare in un film di Quentin Tarantino, che considero una delle persone più creative in assoluto. Non credo che, in questo settore, esistano cineasti così preparati, visto che lui conosce di tutto e di più in svariati campi: dal cinema alla televisione fino alla musica. Tornando al personaggio di Rick, invece, ammetto che le situazioni vissute da lui mi hanno fatto pensare a quelle che sono state alcune mie esperienze sul set. Anch’io, infatti, fin dalla più tenera età, ho trascorso diversi anni davanti alla macchina da presa. Ed è capitato anche a me di restare a guardare impassibile il tempo che passa provando la sensazione di essere rimasto un po’ indietro rispetto a tutti gli altri.” Ti sei rivisto tanto, quindi, in questo personaggio... “Mah, diciamo che come spiegavo ci sono tanti punti di contatto che mi hanno certamente aiutato nell’immedesimazione e nel portare sullo schermo un protagonista credibile, ma fondamentalmente le similitudini con il mio personaggio si limitano a quello che vi ho raccontato. Rick è un attore che si ritrova alle prese con tantissimi problemi, mentre io mi sento molto fortunato per tutto quello che mi è stato dato e che sono riuscito a conquistare. E per questo mi sento enormemente riconoscente nei confronti della vita.” Quella sensazione di sbandamento ed insoddisfazione propria di Rick è secondo te una problematica che può attecchire ad Hollywood come avviene nel film o magari è oggi più legata a scene cinematografiche di nicchia? “No credo che siano situazioni potenziali sia per grandi set sia per situazioni più piccole. Il problema è esistenziale e riguarda il modo di vivere questo mestiere. Anzi, devo dire che mi capita sempre più spesso di guardarmi attorno e di vedere molti bravi attori che sono stati travolti dalle avversità della vita.” A proposito degli attori che hai avuto “intorno”, com’è stato dividere il set ed avere come “controfigura” Brad Pitt? “Ahahah, se te lo sente dire lui non credo che sarebbe troppo d’accordo! Scherzi a parte lavorare con Brad è stata una delle cose più semplici che mi sia capitato di fare. Anzi, è stato pure rilassante. Credo che ci siamo subito andati a genio perché facciamo parte della stessa generazione di artisti. La forza di Brad non risiede nel solo fatto di essere un attore straordinario ma anche e soprattutto nel suo essere un uomo e un professionista eccellente. Non mi era mai capitato prima, di rimanere a bocca aperta di fronte a qualche scena di improvvisazione sul set con un mio collega. Quella che è nata tra di noi è una bella amicizia e spero presto di tornare a collaborare con lui.” Questo film è ambientato alla fine degli anni ‘60. Che idea ti sei fatto di quel periodo? “Ho avuto la conferma di quanto quel periodo fosse all’insegna del grande cambiamento. E di quanto sia difficile rimanere a galla in un ambiente come questo: sono convinto che che tutti gli artisti, almeno una volta, si siano sentiti sentiti esclusi da Hollywood. A me è capitato, e riprovare quel tipo di sensazioni, attraverso questo film, inevitabilmente mi ha commosso.” Proprio su queste parole arriva Brad Pitt, che annuisce e forse era nascosto da qualche parte ad ascoltare l’intera intervista... Brad! Prima parlavamo appunto con Leo di quanto vi siete trovati bene a lavorare insieme sul set... vuoi dirci dal tuo punto di vista com’è andata? “Sì sì, sentivo la storia della ‘controfigura’ (ride, ndr). Comunque davvero ha ragione Leo, durante le riprese, poi, ci siamo divertiti come dei pazzi! Credo che in questo film lui abbia semplicemente dato il meglio, facendo delle scene pazzesche, ed io non ho potuto far altro che ammirarlo per tutto il tempo. Non lo dico perché è qui, è davvero così. Grazie a questo film ho avuto modo di conoscerlo maggiormente ed è stato come il completamento di un’idea che mi ero fatto, poiché oltre alla bravura mi sono anche reso conto di quanto sia simpatico. Un nuovo vero amico. Non ho problemi ad ammettere che, secondo me, è il più bravo attore in assoluto con cui abbia lavorato. E questo mi ha permesso di vivere l’esperienza sul set con armonia e serenità. È andato tutto per il meglio. Abbiamo appena finito questa esperienza insieme e già non vedo l’ora di poterlo ritrovare ancora una volta sul set. Recitare con lui è stato un bellissimo regalo: tra noi è nato un bellissimo rapporto d’amicizia. A proposito dell’armonia sul set di cui parlavi, che cosa ti ha lasciato dentro questo film? “È stato davvero molto stimolante, potrei rispondere con tante cose. Il film, a mio avviso, rappresenta una grande lezione sull’accettazione. Rick e Cliff, i personaggi che interpretiamo io e Leo, è come se rappresentassero i due lati di una stessa moneta, visto che sia l’uno che l’altro si trovano in un periodo complicato della loro carriera, facendo i conti con numerosi problemi e ponendosi degli interrogativi sulle loro future sfide professionali. Entrambi fanno di tutto per lottare di fronte alle difficoltà in cui incappano e si impegnano per trovare una soluzione, e credo che questo sia uno dei messaggi più importanti per tutti quelli che fanno il nostro mestiere, così difficile e fatto di alti e bassi.” A proposito dei Sixties in cui il film è ambientato, Leo ha sottolineato l’atmosfera di grande cambiamento che pervadeva la Hollywood dell’epoca ed i suoi protagonisti. Tu invece cosa pensi di quegli anni? “Mi sono reso conto che in quegli anni non c’erano soltanto degli ideali legati alla pace o all’amore libero ma anche bruttissimi episodi come quello che ha visto protagonista Sharon Tate, che fu barbaramente uccisa. In quegli anni c’era tanta crudeltà indirizzata verso delle povere vittime innocenti. Il nostro film è riuscito a racchiudere tutto questo, i momenti belli di una Hollywood spensierata e meno mitizzata insieme, però, con i suoi eccessi e le sue derive.”

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