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BEN HARPER

di Maresa Galli

Numero 194 - Dicembre 2018

Nato a Claremont, in California nel 1969, Ben Harper, un amore sconfinato per il blues, porta nel cuore e nella sua musica i miti Jimi Hendrix e Bob Marley


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Nato a Claremont, in California nel 1969, Ben Harper, un amore sconfinato per il blues, porta nel cuore e nella sua musica i miti Jimi Hendrix e Bob Marley. Chitarrista e compositore eclettico, enfant prodige, che spazia con eleganza dalla black-music al blues e al folk-rock, la scorsa estate ha fatto tappa con il suo tour in diverse località italiane. La famiglia, di origini indiane e lituane, vive di musica da tre generazioni: -taglio-Ben apprende la musica dal nonno liutaio, la nonna chitarrista, il padre percussionista, la madre cantante e chitarrista. Il nonno gli fa apprezzare la Weissenborn, un modello di chitarra slide agli anni Venti. Spiega l’artista: - “credo nel suono acustico delle prime chitarre: è il rapporto fisico con lo strumento, ma è anche lo spirito della chitarra acustica: ovvero le radici di gran parte della musica americana”. La sua musica ha triturato la lezione di maestri quali Ry Cooder e Sam Cook, Robert Johnson e Jimmie Rodgers, Otis Redding e Marvin Gaye, spaziando, musicalmente onnivoro, dal rock al jazz, dal blues al soul e al funk. Le sue canzoni inviano un bel messaggio di convivenza, accoglienza, da profeta della pace nel mondo. Della religione dice che unisce poiché la separazione è sinonimo di razzismo. E per lui l’America non si identifica tutta con Trump, con le sue politiche di chiusura. Nel suo primo album del ’94, “Welcome To The Cruel World”, spiega che “questo mondo crudele” è pur sempre la nostra casa, e guarda al futuro con ottimismo. Fa buon gioco di squadra con il bassista Juan A. Nelson, il percussionista Leon Mobley e il batterista Oliver Charles, prima cellula della band The Innocent Criminals. Nelle sue canzoni affronta tematiche intime e sociali, che denunciano tempi duri ma superabili. Intreccia blues rock alla Zeppelin e ballate di dylaniana memoria, swing anni ’20 e soul, tra sferzate elettriche e avvolgenti sonorità acustiche. -taglio2-Suona con i Blind Boys Of Alabama, collettivo di cantanti ultraottantenni, non vedenti e registra con loro l’album “There Will Be A Light”, uno dei più mistici e intensi. Dopo l’album “White Lies For Dark Times” collabora con la band dei Relentless7 offrendo un suono più morbido. Forse registra troppi album in pochi anni, per poi tornare a offrire ottima musica, nel 2013 con l’album “Get Up!”, con Charlie Musselwhite, celebre armonicista con il quale ritrova l’energia del roots blues ispirato da John Lee Hooker grazie al quale Harper e Musselwhite si conobbero nel ‘97. “Get Up!” alterna brani più ritmati con altri delicati, arricchiti da cori gospel e intramontabile rock’n’roll. Intenso anche l’album “Childood Home” nel quale suona la madre di Ben, polistrumentista e vocalist, per raccontare storie intime e ricordi, sulla scia delle songwriters Joan Baez e Joni Mitchell. Quest’anno l’artista pubblica “No Mercy In This Land”, di nuovo in coppia con Charlie Musselwhite. Le canzoni del nuovo album parlano di sentimenti individuali e collettivi, come l’abbandono del padre e la morte della madre per Musselwhite e la svolta di Trump. Per qualcuno è un album troppo old style: in realtà il cantautore segue sempre l’ispirazione e il bisogno di raccontarsi con le canzoni. Il pubblico gli rimprovera di non parlare durante i suoi concerti – una scelta caratteriale e artistica poiché Harper preferisce raccontare intime ed emozionanti storie in punta di blues.





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