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Álvaro Soler

Estate tutto l’anno!

di Angelo Luongo

Numero 179 - Luglio-Agosto 2017

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Altro anno, altra estate, altra hit: Alvaro Soler, stavolta in collaborazione con la band colombiana dei Morat ha sfornato un altro dei suoi tormentoni, scelto addirittura dai produttori di “Cattivissimo Me 3” come colonna sonora ufficiale!


Non c’è estate senza Alvaro Soler: dopo aver imperversato nei piani alti, altissimi, delle classifiche per due anni consecutivi con i singoli “El Mismo Sol”, “Sofia” e “Libre” e dopo la favorevole esperienza come giudice nell’ultima edizione di X-Factor Italia, torna in radio con il nuovo singolo inedito “Yo Contigo, Tu Conmigo”. Il brano, che l’artista spagnolo-tedesco ha registrato con la band rivelazione sudamericana Morat, fa parte della colonna sonora del film d’animazione “Cattivissimo Me 3”, in arrivo nei cinema di tutto il mondo. Impegnato in questi mesi nella scrittura del suo nuovo album, Soler, barcellonese residente a Berlino, ventisei anni e ben 36 dischi d’Oro e di Platino e 200 milioni di stream cui si aggiungono le cifre pazzesche di visualizzazioni su Youtube e Vevo, tornerà in Italia questa estate a partire dal 18 luglio per una serie di concerti live!

Com’è stato collaborare coi Morat e come hai reagito quando hai saputo che il vostro pezzo sarebbe diventato una colonna sonora?

“È stato orribile... (ride, ndr) Ovviamente scherzo, è stato un onore ed un piacere lavorare con gli amici dei Morat, gruppo solido e dalle grandi capacità. Ci conosciamo da diversi anni e ho sempre apprezzato la loro coesione e stimato la loro professionalità. Siamo rimasti super soddisfatti del progetto e soprattutto del fatto che sia stato scelto come colonna sonora di un film di così grande successo. Personalmente è la prima volta che un mio pezzo viene scelto come colonna sonora, per giunta di una saga che sta spopolando soprattutto tra i giovanissimi!”

Facciamo un salto nel passato. Sei di una generazione cresciuta, causa crisi economica, senza il fondamentale paracadute della famiglia... -taglio- “I miei genitori quand’ero piccolo mi hanno dato tanto. Vivevamo in Giappone, dove mio padre era dirigente di un’azienda. Ma quando siamo tornati a Barcellona è scoppiata la crisi ed è rimasto senza lavoro. Non trovava un’alternativa nemmeno accontentandosi. Quando è così, entri in una spirale di depressione da cui uscire non è semplice, l’autostima va in frantumi e preghi per i tuoi figli. Mia madre era disegnatrice industriale, si inventò una scuola di cucina giapponese in casa. Poi è diventata chef di un ristorante. Da allora io e i miei fratelli abbiamo avuto la certezza che, per combinare qualcosa nella vita, avremmo dovuto lavorare sodo.”

Qual è stato il tuo primo approccio alla musica?

“È stato merito dei miei genitori, hanno sempre ascoltato dischi: quando ero piccolo ricordo che in macchina sentivamo Phil Collins ed Elton John, artisti che in qualche modo mi hanno avvicinato al pop. Da lì ho iniziato a suonare, poi mi è venuta voglia di cantare e dato che non ero male ho tentato più seriamente. Ma come ho detto prima, ci ho messo un po’ ad arrivare dove sono ora. Il primo pezzo che ho scritto era strumentale, un po’ malinconico. Ad essere sincero era una cagata (ride, ndr)... L’avevo registrato con una vecchia tastiera e un software per il computer. Avevo 15 anni.”

All’università, tuttavia, hai studiato ingegneria e design industriale...

“Proprio perché durante l’adolescenza per me la musica era soltanto un hobby, non mi sarei mai immaginato che potesse diventare il mio lavoro e che potesse darmi da vivere. Sono sempre stato realista, non pessimista o negativo, ma con i piedi per terra, anche perché in Spagna è ancora più difficile riuscire a sfondare in questo settore. In realtà non solo in Spagna, è così un po’ ovunque: ci sono schiere di ragazzi che sognano di fare questo mestiere e la concorrenza è agguerritissima. Mi sento fortunato, per adesso mi è andata bene, ma quel realismo di cui parlavo prima non l’ho perso: non so quanto questa carriera come cantante durerà, vedremo... spero comunque il più possibile!”

Perché hai deciso di fare il giudice a X Factor? Non temevi che la tv potesse rubare spazio alla tua musica?

“No, assolutamente, dato che si tratta di un programma musicale. Anzi, ti dirò, ho scelto di fare il giudice ad un talent così prestigioso proprio per questo: ero convinto che la trasmissione potesse darmi la possibilità di confrontarmi con diversi artisti e differenti stili musicali e quindi di essere eclettico, una cosa che mi è sempre piaciuta molto. Non credo sia stato troppo presto né ho avuto paura di bruciare le tappe.”

C’è chi sostiene che sia troppo giovane per giudicare altri giovani: cosa si sente di rispondere?

“Rispondo che anche se sono giovane nell’ultimo anno ho fatto tantissime esperienze e mi piace l’idea di condividere tutto quello che ho imparato con altri ragazzi che vogliono intraprendere la mia stessa strada. Sono convinto che tutto ciò che ho vissuto in questi mesi sia in linea con il modo di lavorare con la musica oggi, per cui penso di poter dare dei consigli utili. Ad esempio la prima cosa che direi ad un ragazzo che vuole compiere i primi passi nella discografia è che bisogna lavorare davvero come matti e soprattutto avere pazienza, perché i risultati non sempre arrivano subito, nemmeno se sei bravo. Anche per me è stato così: a differenza di quanto molti pensano non ho iniziato con ‘El Mismo Sol’, ma sono dodici anni che suono il pianoforte...”

Guardando al panorama musicale internazionale, chi erano e chi sono i tuoi idoli?

“Da questo punto di vista sono sempre stato predisposto ad ascolti molto eterogenei... Parlando di artisti spagnoli sono stato da sempre affascinato da Alejandro Sanz. Per il resto da bambino mi piaceva Eros Ramazzotti, mi sono ritrovato spesso a cantare i suoi brani. Poi sono arrivati Phil Collins e i Linkin Park. In questo momento sono nella fase One Republic e Bastille. Comunque in generale sono più per il pop, per i pezzi radiofonici, ma ogni tanto non disdegno cose più alternative come Mark Wilkinson e gli ultimi dischi di John Mayer.”

Oltre al fatto di voler cantare il più a lungo possibile, qual è dal punto di vista personale la tua massima aspirazione?

“In primis fare quello che mi piace, poi vivere bene e in armonia con le persone che amo. Cerco un po’ di stabilità da ingegnere, una famiglia. Non voglio avere figli a quarant’anni. Adesso comunque i tempi sono cambiati radicalmente ed è persino difficile avere una fidanzata...”

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“La prima cosa che direi ad un ragazzo che vuole compiere i primi passi nella discografia è che bisogna lavorare davvero come matti e soprattutto avere pazienza, perché i risultati non sempre arrivano subito, nemmeno se sei bravo”

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