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Alessandro Roja

Chiedimi se sono felice...

di Laura Fiore

Albatros 182 - Novembre 2017

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È uno dei volti più amati della fiction italiana, ma negli ultimi anni ha dimostrato di sapersi destreggiare anche al cinema. Ne è passato di tempo, ma Roja resta una scommessa vincente


Abbiamo conosciuto Alessandro Roja grazie al personaggio da lui interpretato nella serie “Romanzo Criminale”: il Dandi. Roja, però, è molto altro e l’ha dimostrato negli ultimi anni sia sul gande che sul piccolo schermo. Infatti, dopo la serie cult di Sky, Roja si è calato nei panni di Rocco Venturi in “1992”, poi è stato Pietro Mieli nella fiction di Raiuno “È arrivata la felicità”, e questo solo per citarne alcuni. Successivamente l’attore, che non ha mai accantonato la sua passione per il teatro, ha preso parte al film firmato Manetti Bros “Song e Napule” recitando al fianco di Giampaolo Morelli. Una carriera, quindi, tutta in discesa per l’attore romano; e anche la vita privata va a gonfie vele: Roja ha sposato Claudia Ranieri – figlia dell’allenatore Claudio Ranieri ndr – e dal loro matrimonio è nato Orlando. Alessandro Roja è l’amico che tutti vorremmo avere, il marito e padre ideale… ma come fa? Scopriamo in questa intervista esclusiva!-taglio-

Partiamo subito dal principio… quando è nata la tua passione per la recitazione?

“La risposta è molto scontata, e credo comune a molti miei colleghi, ho iniziato ad amare la recitazione da bambino. Inoltre, devo ammettere che è da molto tempo mi interrogo su quale sia la relazione tra quello che ho studiato al Centro sperimentale di cinematografia e quello che provavo da ragazzino quando, giocando con i miei coetanei, mi trasformavo in qualcun altro. Se ci si ferma a riflettere, i bambini quando giocano sono serissimi, professionali: modificano la voce, si atteggiano, modificano la postura. Il loro è già un lavoro mimetico. Io da piccolo ero così. Quando poi da grande decidi di fare l’attore, non puoi non tornare a quei momenti e chiederti se non era partito tutto da lì. Certo, quel gioco d’infanzia crescendo, studiando, si riempie di informazioni, di tecnica, di stress. Ma è solo tornando al gioco che si può lavorare con piacere. Molti dei miei colleghi non provano piacere nel fare quello che fanno. Io indago senza sosta, a ogni ruolo vado in cerca di quel divertimento.”

Il tuo primo ruolo importante risale alla serie cult “Romanzo Criminale”, in quel caso ti sei dovuto calare nei panni di un personaggio molto virile e mascolino. Come ti sei preparato ad interpretare “Er Dandi”?

“Durante le riprese di ‘Romanzo Criminale’, io ed i miei colleghi provavamo tanto prima di andare sul set a girare. Questo ha fatto si che ci fosse una vera e propria squadra, che aveva come obiettivo ultimo la riuscita della seria. Inoltre, un lavoro importante che ho fatto per prepararmi a questo ruolo è stato recuperare la fisicità di quel periodo stoeico, così diversa da quella di oggi. In quel caso il mio più grande maestro è stato Piero Tosi, costumista impareggiabile che mi diceva ‘Se non riesci a trovare il personaggio, parti dalle scarpe. Quando hai trovato le scarpe giuste, da lì vai verso l’alto’. Sembra una stupidaggine, ma è vero: ogni scarpa ti fa camminare in modo diverso. In quel caso poi il corpo doveva essere asciutto, la serie è ambientata negli anni ‘70, si tratta di persone volgari di periferia, per cui il linguaggio del corpo è stato molto importante, la loro è stata una micro-società con una gestualità tipica.”

In generale, però, non sembra avere problemi circa l’aspetto fisico...

“Lo so che mi odierete, ma devo ammettere di avere un buon fisico già di mio. Anche se comunque mi piace allenarmi: corro 16 chilometri a giorni alterni e vado in palestra. Ovviamente, se per un ruolo – come è già successo – dovessero chiedermi di ingrassare o comunque modificare temporaneamente un aspetto del mio fisico, non mi creerei nessun problema.”

Essendo un personaggio pubblico è costantemente soggetto all’opinione del pubblico, questo influisce in qualche modo sulla sua vita?

“Ad esser sincero, il parere altrui mi interessa, mi incuriosisce e non dirlo sarebbe una falsità, anche se devo ammettere non è stato così semplice all’inizio mandar giù le critiche. Col tempo, però, ho imparato a gestire il tutto: è importante il giudizio degli altri, ma impari a capire che nulla è definitivo e che nessuno è portatore del verbo. Col mio lavoro faccio cose che possono piacere e non, basti pensare al fatto che anche i grandi artisti spesso non sono stati capiti!”

Lei è attivo sui social?

“Nì. Non sono di quelli che condannano i social network, ma allo stesso tempo mi spaventano. Io sono figlio di un’altra generazione e non so se tutto questo progresso fa effettivamente bene ai rapporti interpersonali. Detto questo, ho dei profili social, ma non mi applico molto.”

Questo mese nella nostra cover story parliamo del “Vivere agli antipodi”: il genere umano è così vasto e variegato, ma spesso si è costretti ad obbedire a schemi già predefiniti. Lei da che parte sta?

“Non ne ho la più pallida idea! O meglio, sicuramente a livello inconscio sono anch’io soggetto ad alcune ‘regole’ e neanche me ne rendo conto, però credo che ci siano circostanze in cui è bene che queste vengano imposte e rispettate. Mi sa che ci penserò a questa cosa… così la prossima volta potrò darti una risposta più precisa!”

Un’ultima domanda: è felice?

“Si! Sono felice per la mia vita privata e per quella professionale. Penso di essere la dimostrazione vivente che non esistono steccati: un attore lanciato dalla tv può fare anche cinema ed ottenere una risposta positiva da parte della critica e del pubblico. Non mi monto la testa, però, se penso a quando ho iniziato sono soddisfatto della strada che ho fatto finora.”

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“Il parere altrui mi interessa, mi incuriosisce e non dirlo sarebbe una falsità, anche se devo ammettere non è stato così semplice all’inizio mandar giù le critiche”

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